Oltre due miliardi di euro, con un utile che supera 10 milioni e un rendimento netto complessivo del portafoglio pari a un +5,03% rispetto al 4,88% del 2021. Questi i dati relativi al valore complessivo del patrimonio Enpaia nel 2022, evidenziati in occasione della presentazione della relazione annuale 2023 della Fondazione, svoltasi presso il Senato.
Agricoltura asse portante
«Il risultato positivo ottenuto, pur inferiore a quanto registrato nel 2021, rimane comunque considerevole, soprattutto se si considera la congiuntura economica e finanziaria in cui è maturato. Un altro aspetto positivo – ha spiegato il presidente Enpaia Giorgio Piazza – è che l’agricoltura ha dimostrato di essere un settore resiliente, come conferma l’aumento del numero di iscritti e di imprese».
Crescono gli iscritti
Nel 2022 segno positivo anche per gli iscritti (+1.7% rispetto al 2021) per un totale di 39.683 impiegati presso 8.984 aziende (+1.8% rispetto al 2021). In aumento le donne (+3,1%) che pesano per il 48.1% sul totale e rappresentano la maggioranza degli iscritti nelle classi di età fino a 50 anni. L’Emilia-Romagna si conferma la regione con il maggior numero di iscritti attivi (oltre 6mila), seguita da Veneto, Toscana e Lombardia.
Diversificazione degli investimenti
A formare l’utile del 2022, come spiegato dal presidente Piazza, contribuiscono le ottime performance conseguite nella gestione del patrimonio mobiliare e immobiliare. Il programma di diversificazioni del portafoglio mobiliare e immobiliare hanno permesso di raggiungere rispettivamente un +4,55% e un +0,09%. Sui mercati finanziari sono stati poi allocati investimenti finanziari per circa 740 milioni di euro. Così come grande impulso è stato dato, nonostante il rallentamento del mercato immobiliare nell’ultimo semestre 2022, dalla vendita di 95 unità immobiliari per 46 milioni di euro, che hanno registrato una plusvalenza lorda di circa 24 milioni di euro.
Enpaia, una gestione resiliente
L’impennata dell’inflazione, causata dagli eventi geopolitici degli ultimi anni, ha prodotto conseguenze rilevanti anche per la Fondazione che ha dovuto fronteggiare un maggiore accantonamento - di circa 46 milioni - al fondo Tfr rispetto all’anno 2021, a causa dell’aumento del coefficiente di rivalutazione che è passato dal 4,36% al 9,97%.
Un dato in controtendenza rispetto al 2021 è anche quello relativo alle erogazioni delle prestazioni agli iscritti. Nel 2022 155.489.012 milioni di euro a fronte dei 161.455.460 di euro del 2021, con una diminuzione pari al 4%.
Crescono invece le entrate contributive da parte delle aziende del settore agricolo, +.3.9% rispetto al 2021, con 155.592.681 milioni di euro complessivi, numeri che dimostrano la grande forza e resilienza del settore agricolo italiano.
Distonia su tasse tra casse previdenza e fondi pensione
Il presidente Piazza nel suo intervento ha poi esortato «un cambio delle regole tributarie attuali. La cornice fiscale dentro la quale le Casse di previdenza svolgono le loro funzioni, non è più adeguata. Per favorire e attrarre maggiori investitori chiediamo al legislatore di mettere sullo stesso piano di tassazione le Casse di previdenza e i fondi pensione».
Attualmente entrambi i soggetti (Enti di previdenza e Fondi pensione) sono regolati dal D. Lgs. 252/2005 ma gli Enti di previdenza sono soggetti ad una duplice tassazione - una aliquota al 26% contro il 20% dei Fondi e una imposizione fiscale delle prestazioni pensionistiche sul lordo dei rendimenti contro il netto dei rendimenti dei Fondi - che produce un'anomalia fiscale che le Casse chiedono venga risolta. «La presenza di regole tributarie più favorevoli – ha incalzato Piazza – rappresenterebbe uno stimolo aggiuntivo alla nostra volontà di investire in attività economiche strategiche per il nostro Paese».
A riguardo, il presidente della Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, Alberto Bagnai, ha dichiarato: «La richiesta di armonizzazione della fiscalità delle Casse a quella dei fondi pensione è fondata. La delega fiscale approvata a luglio apre una porta a questo intervento che contribuirebbe ad aumentare la redditività degli investimenti che le Casse hanno in gestione».
«Rivedere l’assetto di vigilanza: sistema inefficace»
Un altro tema evidenziato dal presidente dell’Ente è la necessità di rivedere l’assetto di vigilanza a cui sono sottoposti Enpaia e le altre casse di previdenza. «I soggetti in questione – ha spiegato – soggiacciono ad un sistema di controlli complesso e forse troppo articolato, che vede, tra l’altro, la presenza dei ministeri del Lavoro, dell’Economia e delle Finanze, della Commissione parlamentare per il controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza, della Corte dei Conti, della Covip per quanto attiene ai profili dell’investimento finanziario. Una revisione legislativa dell’assetto di vigilanza potrebbe portare a una più efficace attività di controllo».
«Casse nella cabina di regia di Cdp»
Il direttore generale Enpaia Roberto Diacetti, ricordando la recente partecipazione di Enpaia all’aumento di capitale di Granarolo, prima operazione del patrimonio rilancio gestito da Cdp, ha affermato: «Mi piacerebbe che nel 2023 si aprisse un dialogo tra le casse previdenziali e il ministero dell’Economia per fare entrare nel consiglio di amministrazione le stesse casse in Cdp, anche per una quota minima. Cdp è il motore di sviluppo industriale del Paese, allora perché non immaginare che investitori pazienti come le casse previdenziali, alla stregua delle fondazioni bancarie, possano partecipare ai grandi dossier di mercato in cui si parli, per esempio, di infrastrutture, dando supporto all’economia reale nell’ambito di Cdp?».