Il decreto grano duro è pronto. È già stato firmato dal ministro dell'Economia Roberto Gualtieri ed è ora alla Corte dei Conti per il via libera definitivo.
Lo ha rimarcato al webinar di Terra e Vita/Edagricole dedicato al decreto sulla competitività delle filiere di mais, soia e legumi (leggi qui il primo articolo) il direttore delle politiche di filiera del Ministero per le Politiche agricole, alimentari e forestali, Alessandro Apolito,
Apolito che, sottolineando a più riprese la volontà dell'Esecutivo di sostenere le filiere produttive, ha evidenziato alcuni punti chiave del decreto grano duro e ammesso ritardi nelle passate annualità: «Con questo decreto stabilizziamo la situazione e programmiamo l'aiuto fino al 2022. Lo stanziamento di 40 milioni ci consente di sanare il 2019 e ragionare su un altro triennio». E a chi gli ricorda che mancano ancora i pagamenti di anni precedenti, il dirigente Mipaaf replica: «È vero, si sta lavorando per recuperare i ritardi che ammontavano a una trentina di milioni di euro. 6,5 milioni sono già stati pagati, 3,8 sono in pagamento proprio questa settimana e i restanti contiamo di regolarizzarli nel giro di poche settimane».
Il grano da seme non rientra nel decreto grano duro
Incalzato da Angelo Frascarelli, membro del comitato scientifico di Terra e Vita, Apolito ha poi risposto alle domande dei webascoltatori escludendo che i fondi del decreto grano duro possano arrivare al grano da seme che non viene inserito nel concetto di filiere. E che difficilmente verranno presi in considerazione in questo ambito anche i grani antichi.
Le esperienze
Il webinar è stato anche l'occasione per ascoltare le esperienze di chi in filiera c'è già da tempo, come proponenti di contratti - Terrepadane (Alta Emilia e Lombardia) e Andriani (Puglia) - e di chi aderisce come imprenditore agricolo, il marchigiano Luciano Petrini.
«I contratti di filiera - evidenzia Marco Cappelli di Terrepadane - continuano a crescere. La nostra struttura anche quest'anno lavora sul contratto grano duro d'alta qualità proposto dalla regione Emilia-Romagna e sulle filiere mais e soia. Siamo convinti che il decreto competitività delle filiere (leggi qua l'articolo, ndr) possa dare un ulteriore stimolo a queste ultime due colture».
Sulla stessa lunghezza d'onda, alcune centinaia di chilometri più a Sud, Luigi Manfredi della Andriani di Gravina di Puglia. «Lavoriamo in particolare sulle leguminose e i 100 euro/ha previsti per gli agricoltori che firmano contratti di filiera vanno nella giusta direzione. Nel nostro areale gli accordi sono in crescita e quest'anno abbiamo contratti di filiera per 5.000 ettari. E continuiamo a essere aperti alle esigenze degli imprenditori agricoli».
Chiude il cerchio l'imprenditore agricolo Luciano Petrini di Osimo nell'Anconetano: «Da diverso tempo siglo contratti per il grano duro, con Barilla in primis. Come agricoltore a cosa guardo? In primo luogo che possa avere una certa autonomia d'impresa nella scelta varietale e nelle opzioni di coltivazione. E, sul fronte dell'interlocutore, che sia credibile e solido. Gli agricoltori non possono permettersi di avere a che fare con degli improvvisatori».