L'importanza del cibo, risorsa strategica per l’Italia, la cui filiera agroalimentare estesa nel 2022 ha sviluppato un fatturato aggregato di oltre 600 miliardi di euro, nonostante le difficoltà legate alle guerre in Ucraina e Medio Oriente e l'onda lunga della pandemia. E poi il lavoro, con quello agricolo da rendere più attrattivo per i giovani. Le sfide della sostenibilità che chiamano in causa l'agricoltura chiedendole un cambio radicale del modello produttivo. E ancora i cambiamenti climatici, l'intelligenza artificiale, la transizione energetica, lo sviluppo dell'Africa e il futuro dell'Europa a pochi mesi dalle elezioni che chiameranno i cittadini del Vecchio Continente a rinnovare i loro rappresentanti a Bruxelles. Questi i temi principali della 21esima edizione del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato da Coldiretti a Villa Miani a Roma in collaborazione con The European House – Ambrosetti.
Ma il filo conduttore della due giorni è stata la situazione geopolitica internazionale «il disordine globale» come l'ha definito Domenico Quirico ospite di una delle tavole rotonde. Una situazione che prima ha provocato il rialzo dei costi produttivi agricoli per il rincaro dell'energia e la mancanza di mezzi tecnici, poi l'inflazione e quindi il calo dei consumi. Un nuovo scenario che i relatori saliti sul palco di Villa Miani hanno definito "di lungo termine" quindi una realtà con la quale abituarsi a convivere. Un periodo complicato che però non ha impedito al presidente della Coldiretti Ettore Prandini di pronosticare il superamento del tetto dei cento miliardi di valore per l'export agroalimentare italiano entro il 2030. Oggi siamo di poco sopra i 60 miliardi.
La guerra ha cambiato il menu di un italiano su tre
Il conflitto in Ucraina ha cambiato il menu di oltre un italiano su tre, con il 35% che affronta la spesa quotidiana adottando strategie che vanno dal pasto portato da casa in ufficio al taglio degli sprechi fino alla preferenza accordata ai prodotti italiani. A dirlo è l'indagine Coldiretti/Censis su "La guerra in tavola" diffusa in apertura del forum.
"Anni di guerre e pandemia hanno causato incertezza e disagio - afferma la Coldiretti - ma hanno anche avuto l'effetto positivo di spingere gli italiani ad adottare comportamenti più virtuosi. E chi si trova in situazioni di difficoltà - rilevano Coldiretti/Censis - preferisce fare una spesa il più possibile tricolore, con quasi 9 italiani su 10 (87,3%) che acquistano prodotti che garantiscono l'italianità.
Se in testa alla classifica delle strategie salva carrello c'è il ricorso a sconti e promozioni, al secondo posto si piazza il taglio degli sprechi, anche con la cucina degli avanzi. In ufficio oltre un italiano su due che lavora si porta la gavetta con pasti preparati spesso con avanzi di pasti precedenti. Un'abitudine che accomuna tutte le classi di occupati dai dirigenti (porta il pranzo fai da te il 50,5%) agli impiegati e insegnanti (55%), dai dipendenti esecutivi (62%) fino al 63,9% dei lavoratori atipici.
Ma la difesa del potere d'acquisto passa anche da una maggiore attenzione alle cose da mettere nel carrello. Secondo Coldiretti/Censis il 76,9% degli italiani prepara regolarmente una lista della spesa con relativa programmazione di cosa comprare che aiuta a tenere sotto controllo gli acquisti d'impulso e a gestire con più oculatezza i budget familiari. Una pratica che accomuna tanto i redditi alti (72,2%) quanto quelli bassi (74%). E con acquisti più responsabili cresce anche il fenomeno dei farmer's market.
Il faro che guida le scelte a tavola resta la dieta mediterranea che ispira l'88,1% degli italiani. «Difendere questo regime – ha sottolineato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – è una battaglia per la salute dei nostri figli e del pianeta, ma anche di democrazia e giustizia sociale, che vale per l'identità e la sopravvivenza di tutti i singoli popoli».
«La guerra e la pandemia possono portare anche ad una contrazione dei consumi – ha detto il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida – per questo occorre elevare la promozione dei nostri prodotti per garantire qualità ai nostri concittadini e possibilmente anche agli altri abitanti del pianeta».
Nella campagne lavoro di qualità per attrarre i giovani
«L'agricoltura di qualità si basa proprio sul lavoro umano che certamente va accompagnato da quello delle macchine ma resta sempre la componente fondamentale. Bisogna attrarre i giovani e soprattutto puntare su un'agricoltura di qualità che quindi vada avanti con quelli che sono i cicli naturali delle colture, ma dando la possibilità di qualificare la manodopera e quindi rendere strutturale l'impegno lavorativo». Queste le parole della ministra del Lavoro e delle politiche sociali Marina Elvira Calderone a margine del Forum Coldiretti.
«Credo che una delle sfide del futuro sia proteggere il valore del nostro comparto agroalimentare. Lo è proprio perché l'agricoltura è fonte di lavoro e soprattutto fonte di sostentamento di tantissime famiglie – ha aggiunto la ministra –. Le sfide sono tante e sono anche legate alla legalità nel mondo del lavoro e quindi al fatto che i rapporti di lavoro poi siano gestiti in modo assolutamente regolare, conforme alle norme di legge e soprattutto in termini di sicurezza sul lavoro».
Riforma fiscale, a inizio anno novità per l'agricoltura
«L'attività agricola non è più quella di una volta, e l'ancoraggio col terreno c'è ma non è l'unico elemento essenziale, perché ci sono attività innovative come l'idroponica, la vertical farm e via dicendo. Da questo punto di vista l'attività fiscale è un po' disallineata con quella civilistica. Ecco perché abbiamo detto che nella legge delega di riforma fiscale ci siamo ripromessi di riallineare questi due aspetti per il settore agricolo». Così il viceministro dell'Economia e delle finanze Maurizio Leo intervenuto al Forum di Coldiretti.
«Oggi l'Agenzia delle entrate crede che sia tutto reddito d'impresa, e invece dobbiamo fare in modo di separare questo tipo di attività da quella tipicamente imprenditoriale – ha specificato Leo –. Entro un certo limite questa attività innovativa è attività agricola, quando si supera un certo limite è attività d'impresa. Pensiamo per esempio ai parchi agrisolari – ha aggiunto –. Si deve conseguire un trattamento fiscale che separi il perimetro delle due attività».