I Rapporti Ismea sulla gestione del rischio degli ultimi anni mostrano come lo strumento assicurativo, sebbene agevolato dai fondi pubblici, sia sempre meno finanziariamente stabile e attrattivo, limitato nella capacità assuntiva e risarcitoria e vittima dell’anti selezione. Purtroppo, come sembrano confermare anche i primi dati del 2023, nel primo anno della nuova Pac e del Fondo Agricat, non si registra quell’inversione di tendenza da tutti auspicata sul rilancio delle coperture assicurative, l’allargamento della platea degli assicurati e la stabilizzazione delle tariffe.
Il 2023 si può considerare un anno di transizione. Ogni riforma porta con sé un fisiologico periodo di assestamento richiesto dagli investimenti necessari a implementare i processi informativi e amministrativi, nonché dalla divulgazione delle novità della Pac a tutti gli attori del sistema, a partire dagli agricoltori.
Però, nella gestione del rischio il cambio di passo auspicato è stato frenato dalla tendenza al mantenimento dello status quo e dall’inerzia al cambiamento richiesto dalle sfide poste dal Psp 2023-27 e dall’introduzione di Agricat. Con la conseguenza che anche il 2023 registra un inasprimento delle tariffe assicurative e condizioni contrattuali più restrittive a danno degli agricoltori, con un costo delle polizze aggravato dai maggiori oneri finanziari dovuto alle anticipazioni dei Consorzi di difesa.
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Non è stata ancora colta l’opportunità del Psp 2023-27 e dell’introduzione di Agricat. Da un lato i ritardi nell’avviamento della Società e dall’altro gli eccezionali eventi alluvionali del 2023, hanno portato a utilizzare Agricat, anche per effetto delle leggi speciali intervenute in questa catastrofe, come un surrogato del Fondo di solidarietà nazionale (ex post), non valorizzandone la portata innovativa di strumento di gestione del rischio (ex ante) secondo uno schema mutualistico rivolto alle oltre 700.000 aziende agricole beneficiarie di pagamenti diretti sinergico con quello assicurativo.
Al contempo, intervenendo in primo rischio e con indennizzi di soli 10-15 punti % (netto franchigia) dei valori tabellari a ettaro delle colture coperte dal Fondo, nel 2023 Agricat ha di fatto limitato molto la propria capacità di ristoro dei danni e probabilmente creato un involontario effetto spiazzamento che non ha favorito il rilancio delle polizze multirischio.
In vista del Pgra 2024 (Piano di gestione dei rischi in agricoltura) occorre un cambio di passo, come auspicato anche dal ministro Lollobrigida in un recente intervento al Parlamento. Ma occorre gettare lo sguardo all’intera programmazione 2023-2027 e promuovere un patto tra tutti gli attori della filiera, pubblici e privati, per spendere in modo efficace i 2,8 miliardi che l’Ue ci mette a disposizione.
Questo piano di lungo periodo dovrebbe essere una base condivisa tra il mondo agricolo e delle imprese assicurative, promuovendo incontri con i player riassicurativi internazionali perché (ri)forniscano nuova capacità al nostro Paese. In questo contesto, sarà importante l’integrazione tra polizze e Agricat, con quest’ultimo a giocare il ruolo di data base dei rischi catastrofali per la creazione di polizze index Cat.
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Solo in questo modo le polizze assicurative continueranno a operare sui rischi catastrofali in sinergia con il Fondo che, intervenendo come “secondo rischio”, ad esempio per le colture ad alto valore aggiunto e maggior vulnerabilità come ortofrutta e uva da vino, potrebbe favorire, a parità di risorse pubbliche impegnate, un maggior effetto leva rispetto al primo rischio, nonché un’esposizione più contenuta per le compagnie e forse più sostenibile per i conti e gli indicatori di economicità della gestione tecnica privata e della finanza pubblica.
di Camillo Zaccarini Bonelli
dirigente Gestione del rischio - Ismea