Scoppia la protesta dei cerealicoltori contro le quotazioni del grano duro. In particolare con un sit-in contro i continui e ingiustificati ribassi delle quotazioni.
È quello che è capitato questa mattina a Foggia davanti alla Camera di Commercio, dove si sono radunati numerosi produttori per manifestare il forte disappunto verso listini sempre più risicati.
Ribassi estremi e ingiustificati
Tanto da arrivare ad un valore ben al di sotto dei costi di produzione sostenuti dalle aziende. In effetti il prezzo del frumento duro, dopo la fiammata registrata sotto trebbia, è progressivamente scivolato arrivando a quotare lo scorso 16 settembre 280 €/t il fino e 270 il buono mercantile, con una scivolata di 12 €/t in una sola settimana (la riduzione sul mercato di Bologna è stata molto minore, pari a 2 €/t), ne abbiamo parlato nella consueta rubrica di Stefano Serra (clicca per approfondire).
La mobilitazione di Cia
Cia-agricoltori italiani della Capitanata, sconcertata davanti all'ennesima proposta di riduzione del prezzo, non ha potuto fare altro che abbandonare il tavolo. Ma dichiara battaglia e se la situazione non dovesse cambiare è pronta a dare corso a mobilitazioni plateali e nuove azioni di protesta.
«Se qualcosa non cambia rinunceremo a seminare»: è lo sfogo degli agricoltori che hanno manifestato a Foggia a difesa del grano italiano.
«L’ottima qualità e la bassa produzione rendono incomprensibili i continui cali di listino delle diverse borse merci, dove le quotazioni non raggiungono i costi di produzione in campagna».
La proposta di un ulteriore taglio di 2 €/t
La proposta di prezzo è stata un ulteriore abbassamento di 20 centesimi al quintale.
Per salvaguardare il made in Italy attuale e futuro e non penalizzare i produttori agricoli che, a fronte di importanti investimenti, si ritrovano ogni anno a fare i conti con i bilanci in rosso, è necessaria, quindi, un'operazione di chiarezza con gli attori della filiera e il mondo istituzionale.
Salta la quotazione
La protesta ha determinato come conseguenza la mancata quotazione di tutte le categorie di grano duro nazionale a parte il biologico.
«Più trasparenza sull’origine»
«Occorre spiegare la grande differenza tra grano nazionale (italiano) rispetto a quello nazionalizzato che può creare molta confusione tra i consumatori, i quali vogliono sapere quello che comprano e mangiano».
«Quello “nazionalizzato” viene acquistato all’estero ma venduto e spacciato per grano acquistato in Italia. Una pratica scorretta che denota scarsa trasparenza nei confronti dei consumatori e delle imprese molitorie. Il made in Italy non può essere un vessillo da sbandierare solo per favorire gli industriali».
Le videointerviste della protesta su "Foggia Today"
Coldiretti abbandona la Commissione prezzi
Il malcontento è generale e non riguarda solo un’associazione agricola o l’altra. La conferma arriva dalla nota di Coldiretti Puglia che annuncia uno strappo senza precedenti alla Camera di Commercio di Foggia.
Coldiretti ha infatti abbandonato la commissione prezzi del grano davanti all'ennesima proposta di commercianti e industriali di abbassare il prezzo del grano duro della Capitanata.
«È inaccettabile – ribadisce Pietro Piccioni, delegato confederale di Coldiretti Foggia - il continuo gioco al ribasso del prezzo del grano foggiano e pugliese, in una campagna che tra l'altro segna minori quantità e qualità apprezzata dal mercato».
«Sono settimane – continua - che va avanti un tira e molla insostenibile che mortifica il lavoro e gli investimenti dei nostri agricoltori e vanifica anche i tentativi di creare accordi di filiera che dal campo alla tavola garantiscano ai consumatori di acquistare pasta 100% made in italy, senza che alcuno degli anelli della filiera ci rimetta».
Confagricoltura: «La flessione mette a rischio le prossime semine»
Sulla stessa linea Confagricoltura. «Se sul prezzo – dice Filippo Schiavone, presidente di Confagricoltura Foggia - continuano queste tendenze al ribasso, favorite da importazioni speculative dall'estero, bisognerà dar ragione a quegli agricoltori di capitanata che stanno meditando di non seminare grano e riconvertire la propria produzione».
L’affermazione dopo la movimentata riunione della commissione prezzi di mercoledì presso la Camera di Commercio di Foggia, abbandonata polemicamente dai componenti della parte agricola.
«È evidente che la costante flessioni dei prezzi delle ultime settimane non lascia presagire nulla di buono per le imprese del settore».
«Ormai non si tratta più di una normale dialettica di mercato, la situazione non è più sostenibile. solo per pareggiare i costi di produzione (stimabili in circa 750 euro per ettaro), in una campagna in cui le rese medie si sono attestate intorno ai 20 quintali per ettaro, il prezzo di vendita del grano duro dovrebbe essere di 35 euro per quintale».
«Un prezzo lontanissimo da quello che viene pagato agli agricoltori foggiani. così le nostre imprese non reggono, non si può pensare di proseguire con questa politica che scarica tutti i rischi della filiera sulla parte produttiva».
finalmente si comincia a protestare