Green deal, anche Wageningen traccia uno scenario fosco

green deal
Studio d'impatto sull'applicazione delle politiche di riduzione degli agrofarmaci e dell'incremento delle superfici coltivate in biologico prevede cali di produzione dal 10 al 20%, un aumento dei prezzi dei prodotti agricoli e delle importazioni da Paesi extra Ue

Dal 10 al 20% di produzione in meno, oltre a un calo della qualità e al conseguente aumento dei prezzi. Questo il succo dello studio realizzato da un gruppo di ricercatori olandesi della Wageningen University & Research sugli effetti per l'agricoltura europea (e quindi anche italiana), dell'applicazione delle politiche di riduzione dell'utilizzo di fitofarmaci e nutrienti per le piante, oltre a un aumento delle produzioni biologiche definite nel Green Deal, voluto dall'Ue per contrastare il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità.

Uno scenario che però avrebbe conseguenze non di poco conto per le aziende agricole, per le quali si prospetta un futuro caratterizzato da cali della produzione, riduzione dei rendimenti dei raccolti, possibile aumento dei prezzi, incremento delle importazioni di prodotti agricoli provenienti da paesi extraeuropei.

Scarica lo studio completo (in inglese)

Quattro scenari con poche luci e molte ombre

I ricercatori hanno preso in esame sia colture perenni, come mele, olive e agrumi, sia quelle annuali come il pomodoro o il frumento, mais, soia e barbabietola da zucchero e hanno condotto uno studio su 25 aziende agricole in sette Paesi dell'Unione europea, delineando le possibili ricadute sui rendimenti, sulla produzione e sui prezzi.

Gli studiosi hanno mappato l'impatto sulla base di quattro scenari. L’impatto è decisamente negativo. Il primo scenario presuppone una riduzione del 50% degli agrofarmaci, compreso il gruppo più dannoso per l'ambiente. Lo scenario 2 considera il dimezzamento delle perdite di nutrienti e una riduzione del 20% nell'uso di fertilizzanti, mentre lo scenario 3 utilizza almeno il 25% dei terreni agricoli per la produzione biologica. Infine, lo scenario 4 combina gli obiettivi dei primi due scenari con quello di lasciare incolti almeno il 10% dei terreni agricoli. Quest'ultimo offre la migliore comprensione dell'impatto combinato delle misure proposte. Le aziende saranno chiamate a fare i conti con un calo compreso tra il 10% e il 20% della produzione media (in particolare per agrumi e mele) e con un incremento dei prezzi (emblematico il caso del vino e del luppolo).

Vernocchi: «Saremo invasi da prodotti extraeuropei»

«In attesa che dalla Commissione europea giunga una valutazione d’impatto completa sugli effetti delle nuove strategie – commenta il coordinatore ortofrutticolo di Alleanza Cooperative Agroalimentari Davide Vernocchi – una pubblicazione così ampia ed accurata come quella dello studio olandese è di estrema importanza perché contribuisce a rendere più consapevoli i cittadini delle conseguenze di queste scelte. Oltre al calo dei quantitativi, rischiamo di perdere tutta la ricchezza delle biodiversità produttive tipiche dell’area mediterranea. Non solo, molte aziende italiane saranno costrette a non coltivare più le loro mele, mentre vedremo arrivare sulle nostre tavole prodotti provenienti dall’Egitto o dalla Turchia, con requisiti qualitativi decisamente inferiori agli standard europei».

La riduzione nell’uso dei fertilizzanti comporterà infatti una minore resa per ettaro delle produzioni ortofrutticole: se la domanda di cibo mondiale resterà invariata, l’Europa sarà costretta a colmare il divario importando maggiori quantità di prodotti agricoli.

«Gli obiettivi del Green Deal europeo – conclude Vernocchi – sono senz’altro ambiziosi e condivisibili anche rispetto alla tutela della biodiversità, ma valutare i possibili impatti sulla produzione è un esercizio che deve accompagnare ogni scelta politica, in un dialogo e confronto continuo tra produttori e consumatori».

Assomela: colpo mortale per le mele italiane

Dato che secondo lo studio le mele sono tra le colture su cui impatterebbe di più il green Deal (con cal produttivi previsti superiori al 20% e prezzi in riduzione del 15%), sulla questione è intervenuta anche Assomela, ribadendo "la necessità di una valutazione oggettiva di impatto da parte della Commissione".
Per quanto riguarda il commercio internazionale lo studio prevede un calo nelle esportazioni dell'Ue, che passerebbe da circa 1.300.000 a 450.000 tonnellate a fronte di importazioni in Ue in aumento, con effetti gravi per l'Italia, che nel 2021 ha esportato circa 370.000 tonnellate di mele verso Paesi terzi. Il sistema italiano delle mele sarebbe - sottolinea Assomela - quindi, tra i più colpiti dalle politiche del Green Deal, con una grave perdita di produzione e reddito per la melicoltura europea ed italiana, che metterebbero a rischio la permanenza stessa delle aziende nelle campagne.

Green deal, anche Wageningen traccia uno scenario fosco - Ultima modifica: 2022-01-28T17:00:48+01:00 da Simone Martarello

3 Commenti

  1. Come dico sempre la libertà di espressione è ciò che differenzia uno stato libero da uno no. Ma leggere le miopie e i luoghi comuni di questi studi è imbarazzante. Tra l’altro prima si cita l’aumento dei prezzi e poi si dice che diminuiscono, prima si dice che sarebbe meglio per la biodiversità e poi si dice che si rischia di perderla. Siamo seri e diciamo che il problema non è nel calo produttivo ma negli interessi di chi sta in mezzo tra il produttore e il consumatore. Se si facesse pagare il costo ambientale di importare un prodotto da stati o addirittura continenti diversi rispetto a un prodotto genuino proveniente da comuni limitrofi, pagando il giusto prezzo all agricoltore, si può tranquillamente fare 100% bio che tutti starebbero meglio, produttori , consumatori e ambiente . Sveglia !!

  2. Ricerche di lungo periodo sull’agricoltura biologica (purtroppo poche perchè si preferisce finanziare i soliti amici) dimostrano che dopo 15 anni di applicazione del metodo biologico si ottengono gli stessi risultati produttivi dell’agricoltura convenzionale.
    In secondo luogo oltre alla coltivazione con il metodo biologico è indispensabile cambiare le diete alimentari attualmente dominanti innanzitutto per migliorare la prevenzione delle patologie umane.
    Seguitare a fare studi incentrati sul paradigma tecnologico che ha dominato l’agricoltura occidentale dagli anni 60 ad oggi è semplicemente inutile!

  3. Concordo , quando si parla di riduzione della produzione adottando metodi biologici , bisognerebbe però considerare i risultati indotti da questo metodo di coltivazione e di allevamento che comporta miglioramento della fertilità della terra , una diminuzione dei costi di gestione per il non uso dei prodotti chimici e fertilizzanti , e in campo animale per la riduzione dei farmaci veterinari collegati all’aumento del benessere e della sanità degli animali .
    Inoltre tutti ormai sappiamo che la riduzione degli sprechi alimentari già andrebbe a colmare eventuali perdite di produzione .

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento
Per favore inserisci il tuo nome