Florovivaisti in allarme. Per contrastare pericolose fitopatie come la Xylella, che mettono a rischio la produttività delle imprese vivaistiche, occorre aggregare le forze in campo e puntare su ricerca e efficaci strumenti normativi.
Il punto su questi temi è stato fatto oggi dalla neonata Associazione dei Florovivaisti Italiani a Villanova d’Albenga, nella tradizionale Festa dell’agricoltura organizzata da Cia Liguria.
La diffusione del batterio Xylella, che ha devastato gli ulivi in Puglia e inferto danni all’intero comparto florovivaistico nazionale, è da imputare, secondo l’Associazione, sia agli scarsi controlli alle frontiere, che causano l’importazione di malattie da quarantena, sia alla normativa vigente.
Specie aliene
Per i florovivaisti italiani negli ultimi anni, lo sviluppo degli scambi commerciali e i mutamenti climatici hanno favorito lo spostamento di microrganismi e insetti, permettendo l’ingresso di specie aliene nocive extra-europee. Le uniche armi disponili sono il contrasto immediato e la sorveglianza, per questo l’Unione europea ha approvato un nuovo regolamento fitosanitario a livello comunitario.
La scadenza del dicembre 2019
«Fondamentale capire cosa accadrà con l’entrata in vigore, a dicembre 2019, del regolamento Ue - sottolinea Aldo Alberto, presidente dell'Associazione Florovivaisti Italiani-. In attesa di conoscere le linee guida del Ministero, infatti, temiamo che le nuove norme in materia di tracciabilità complichino la vita delle imprese: da qui la necessità di fare chiarezza il più possibile, per non trovarci impreparati all'entrata in vigore della nuova normativa europea».
Un’interpretazione troppo restrittiva della stesura del regolamento rischia di imporre agli operatori professionali l’etichettatura fitosanitaria per ogni singolo vaso, un onere burocratico insostenibile per il settore. Si rende, dunque, necessario un maggiore coordinamento tra i servizi sanitari italiani e controlli intensivi alla merce in entrata nel Paese, garantendo, al contempo, assistenza e formazione ai produttori.
Certificati bianchi da rilanciare
Ad Albenga, i florovivaisti hanno anche rilanciato il proprio impegno verso l’ambiente con lo strumento dei certificati bianchi. «I certificati bianchi, chiamati anche titoli di efficienza energetica, rappresentano il principale meccanismo di incentivazione per la transizione dall'energia fossile a quella verde – conclude Alberto -. Da questa opportunità passa il futuro per le imprese vivaistiche e le colture protette, favorendo il passaggio dalle caldaie a gasolio a quelle a pellet o biomassa».
Nelle conclusioni dell’evento, il presidente nazionale Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino, sottolineando l’importanza della lotta alle malattie delle piante, tema ribadito anche nel recente incontro con il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ha dato appuntamento il 2 settembre a Sassello, nel savonese, al primo appuntamento del
roadshow in cui verrà presentato, attraverso una viaggio in tappe nelle aree interne, il progetto di riforma Cia de “Il Paese che vogliamo”. L’iniziativa richiama l’attenzione sulle azioni ritenute non più rinviabili e necessarie all’Italia: dagli interventi di manutenzione delle infrastrutture alle politiche di governo del territorio, dallo sviluppo di filiere a vocazione territoriale a nuovi sistemi di gestione della fauna selvatica e alla coesione istituzioni-enti locali per il rilancio delle aree interne in Europa
I numeri del settore
Il florovivaismo rappresenta in Italia il 5% della produzione agricola totale e si estende su una superficie di quasi 30mila ettari, contando 21mila aziende (100mila addetti), di cui 14mila coltivano fiori e piante in vaso e 7mila sono vivai. Il settore vale circa 2,5 miliardi di euro, di cui il 55% va attribuito ai prodotti vivaistici (alberi e arbusti). In Europa, le aziende florovivaistiche contano un fatturato di oltre 20 miliardi di euro e l’Italia, vale il 15% della produzione comunitaria. Tra i maggiori produttori del settore in Italia c’è la regione Liguria, seguita da Toscana, Campania e Sicilia.