Il consulente del futuro tra soft skill e apprendimento permanente

Un centinaio di tecnici e consulenti dai 27 Stati membri Ue ha fatto il punto a Vienna sulle nuove opportunità e le sfide che attendono i servizi di consulenza in agricoltura

Non solo conoscenze e competente tecniche: le nuove forme di consulenza specialistica in agricoltura hanno bisogno di un cambio di passo.

Il sistema agroalimentare sta vivendo, come mai prima d’ora, un periodo di cambiamenti profondi anche in ottica di transizione ecologica e digitale. Tutto questo, e non solo, porterà presto a rivedere i sistemi di erogazione dei servizi di consulenza nel settore, dove il ruolo del consulente avrà un’importanza strategica e vitale per lo stesso tessuto produttivo e imprenditoriale.

Di questo e di molto altro si è discusso a febbraio a Vienna (Austria), in un seminario tecnico promosso dalla Commissione Europea. Un centinaio di tecnici consulenti provenienti dai 27 Stati membri Ue (e anche da alcuni Paesi candidati Ue) hanno discusso dello status attuale dei servizi di consulenza in agricoltura: oltre alle criticità, anche sulle nuove opportunità e sfide che attendono la professione. Vediamole nel dettaglio.

I partecipanti al seminario tecnico

Le sfide

Nuovi modelli produttivi, cambiamenti climatici, crisi economico-finanziaria, nuovi trend ed esigenze di mercato. E ancora, la diffusione dell’Intelligenza artificiale e molto altro, impongono di rivedere e ripensare gli attuali sistemi di erogazione dei servizi di consulenza, che non solo tengano conto delle conoscenze e competenze “consolidate” nel tempo, ma siano pronti e reattivi per il “nuovo” che è alle porte. Questo non è futuro, ma presente.

La domanda, e di conseguenza l’offerta dei servizi di consulenza tecnico agronomica, deve rispondere a diverse sfide cruciali per il settore ed essere un elemento di traino per portare e trasferire know-how, ma anche innovazione. La figura del consulente/specialista supporta e accompagna i diversi operatori nella loro crescita, in un percorso che tende al miglioramento continuo dei sistemi.

Abilità tecniche e sociali

Secondo l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Oecd, 2023), i maggiori gap (divari) di competenze nel settore riguardano alcune abilità (skill) non sono di ordine tecnico ma anche aspetti sociali quali:

  • il lavoro di squadra
  • la relazione con il cliente e i suoi diversi stakeholders
  • il controllo sistematico dei processi e dei sistemi
  • il problem solving
  • la manutenzione di strumenti e dispositivi (peraltro sempre più sofisticati e automatizzati).

Quali sono quindi le esigenze e le skills in ambito dei servizi di erogazione di consulenza tecnico-agronomica? Certamente molteplici e ricadono sia nell’ambito delle hard skill (che comprendono le conoscenze e le competenze tecniche di settore) ma anche e soprattutto le soft skill, che contemplano gli aspetti più squisitamente sociali, fra cui le doti relazionali che intercorrono tra le parti.

Gli aspetti tecnologici hanno certamente un peso via via crescente nel settore agroalimentare. Ma sempre di più contano anche gli aspetti legati alla sfera personale (umana), legati cioè all’ascolto attivo, alla dialettica, all’utilizzo di un linguaggio appropriato (tecnico sì, ma accessibile, "alla portata" dei diversi interlocutori).

Non sono da trascurare le abilità come la comprensione e la risoluzione di problemi, la gestione delle risorse umane, le capacità di negoziazione e lo sviluppo del pensiero critico.

Gestire il digitale

Lo sviluppo e la rapida diffusione di strumenti informatici e digitali non sono in conflitto con lo sviluppo delle soft skills; anzi, devono essere complementari fra loro. Ci troveremo certamente a gestire sistemi sempre più digitali, automatizzati, dove la presenza di robot (farmbot, nello specifico) porterà a sviluppare nel prossimo futuro capacità di relazione uomo-macchina (robotica collaborativa).

Trasferimento continuo di conoscenze

Questo significa certamente valorizzare le conoscenze e competenze consolidate (per esempio quelle di agronomia di base e di fitoiatria) ma allo stesso tempo essere costantemente pronti e reattivi ad apprendere, elaborare e trasferire a terzi (dal team di lavoro fino ai clienti, lungo tutta la filiera) nuove conoscenze tecniche, non limitate alle sole innovazioni tecnologiche di settore.

Di importanza non secondaria, è il trasferimento di conoscenze, di know-how, fra colleghi professionisti (anche se appartenenti a realtà diverse) per sviluppare la rete di relazioni.

Le reti di relazioni vanno coltivate non solo per condividere problemi o criticità, ma anche per trovare soluzioni, scambiarsi opinioni su esperienze vissute, favorire cooperazione tra i diversi portatori di interesse, nonché sviluppare, dove possibile, nuove opportunità di sviluppo professionale. Questo non solo in ambito locale, ma se possibile anche nazionale ed europeo, anche tramite giornate studio, training dedicati, seminari eccetera.

Le opportunità di sviluppo professionale derivano anche dai tanti ambiti di consulenza

Il sistema Akis

Tutto questo e anche altro è compreso nell'Akis (Agricultural Knowledge and Innovation System), acronimo che indica “Il sistema della conoscenza e dell'innovazione in agricoltura” in Europa.

L'Akis è un insieme di organizzazioni e soggetti che operano in agricoltura e di legami e interazioni fra loro, impegnati nella produzione, trasformazione, trasmissione, conservazione, recupero, integrazione, diffusione e utilizzo della conoscenza e dell'informazione, con lo scopo di lavorare sinergicamente per supportare il processo decisionale e di risoluzione di problemi e l'innovazione in agricoltura (Röling e Engel, IT from a knowledge system perspective: concepts and issues, 1991).

Questo sistema è talmente ampio che raccoglie a livello europeo tanti portatori di interesse: agricoltori, consulenti e intermediari dell’innovazione, formatori, autorità/istituzioni, organizzazioni professionali, gruppi operativi, enti di ricerca/università, organizzazioni non governative, media eccetera.

La stessa Politica Agricola Comune (Pac) ha definito il ruolo e alcuni requisiti minimi che dovrebbero avere i servizi di consulenza aziendale (“Farm Advisory Services” - Reg. Ue 2021/2115 - sezione 4, art. 15, modificato).

In particolare, i servizi di consulenza aziendale coprono gli aspetti economici, ambientali e sociali, tenendo conto delle pratiche agronomiche esistenti, oltre a fornire informazioni scientifiche e tecnologiche aggiornate, sviluppate tramite progetti di ricerca e innovazione, anche per quanto riguarda la fornitura di beni pubblici.

Consulenza aziendale

Attraverso i servizi di consulenza aziendale viene data un’assistenza adeguata lungo il ciclo di sviluppo dell’azienda agricola, a partire dalla sua costituzione, la conversione dei modelli di produzione verso la domanda dei consumatori, le pratiche innovative, le tecniche agricole per la resilienza ai cambiamenti climatici, comprese l’agroforestazione e l’agroecologia, il miglioramento del benessere degli animali e, dove necessario, le norme di sicurezza e il sostegno sociale.

I servizi di consulenza aziendale sono integrati nei servizi correlati dei consulenti aziendali, dei ricercatori, delle organizzazioni di agricoltori e di altri portatori di interessi pertinenti che formano gli Akis (comma 2, Reg. Ue 2021/2115);

  • gli Stati membri garantiscono che la consulenza fornita sia imparziale e che i consulenti siano adeguatamente qualificati e formati ed esenti da conflitti di interesse (comma 3, Reg. Ue 2021/2115);
  • i servizi di consulenza aziendale sono adeguati ai vari tipi di produzione e aziende agricole e contemplano come minimo: tutti i requisiti, le condizioni e gli impegni in materia di gestione applicabili agli agricoltori e agli altri beneficiari stabiliti nel piano strategico della Pac, compresi i requisiti e le norme nell’ambito della condizionalità e le condizioni per gli interventi, nonché le informazioni sugli strumenti finanziari e sui piani aziendali istituiti a norma del piano strategico della Pac; (omissis), la prevenzione e la gestione del rischio, le tecnologie digitali nell’agricoltura e nelle zone rurali, gestione sostenibile dei nutrienti, compreso, al più tardi a partire dal 2024, l’utilizzo di uno strumento di sostenibilità per le aziende agricole relativo ai nutrienti che consiste in qualsiasi applicazione digitale (omissis), le condizioni di impiego, gli obblighi dei datori di lavoro, la salute e la sicurezza sul lavoro e il sostegno sociale nelle comunità di agricoltori (comma 4, Reg. Ue 2021/2115).

Un ambito di lavoro sicuramente molto ampio e sfidante, soprattutto per le nuove generazioni che accompagneranno l’agricoltura nel futuro.

Incontri fondamentali

A margine di questo, di non poca importanza è il come erogare il servizio di consulenza, come, cioè, trasferire in modo puntuale ed efficace (per esempio agli operatori agricoli) i contenuti del servizio, che deve essere ritenuto e remunerato come tale dal potenziale cliente/interlocutore.

In agricoltura solitamente la forza lavoro è impegnata meno nella formazione rispetto agli altri settori, sebbene in questi ultimi anni sia cresciuta.

In media, gli operatori agricoli preferiscono tuttora partecipare a formazioni o scambi di tipo informale anziché formale (sebbene alcuni siano obbligatori) e questo rappresenta una preziosa opportunità per lo sviluppo e la valorizzazione dei sistemi di consulenza, perché è proprio in questi incontri che si costruisce un rapporto di fiducia e di stima reciproca fra le parti.

L’esperienza condivisa dalla maggioranza dei partecipanti al seminario è che proprio questa modalità sia da privilegiare non solo da parte dei consulenti, ma attraverso tutto il sistema Akis.

Apprendimento continuo

Quali sono i tempi? Il trasferimento e il nuovo apprendimento, oggi come mai in passato, sono ormai permanenti (lifelong learning); non solo, ma l’apprendimento dei consulenti si dovrebbe sviluppare parallelamente a quello degli agricoltori/clienti, come in una sorta di staffetta continua; l’arricchimento è reciproco.

I consulenti, per poterlo fare, dovrebbero essere in grado di "catturare", ossia intercettare, i bisogni e le necessità degli operatori e allo stesso tempo agire come veri e propri intermediari dell’innovazione (innovation brokers). Questa e molte altre sono le sfide del futuro che ci attende.


L'autore è agronomo e dottorando al Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell'Università di Pisa

Il consulente del futuro tra soft skill e apprendimento permanente - Ultima modifica: 2024-04-22T16:56:01+02:00 da Alessandro Piscopiello

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