La fine del 2017 ha visto segnare un punto a favore del riconoscimento comunitario come Denominazione d’origine protetta della “mozzarella di Gioia del Colle Dop”. Il Mipaaf infatti ha concluso l’istruttoria della domanda di iscrizione nel registro comunitario delle denominazioni d’origine geografiche e ha comunicato ufficialmente che provvederà ad inoltrare alla Commissione dell’Ue, il relativo fascicolo per la definitiva approvazione. L’esame delle domande di riconoscimento della denominazione geografica dei vari prodotti agroalimentari, è infatti di competenza della Commissione e gli Stati membri svolgono solo la funzione di raccogliere le domande ed istruirle per poi inoltrare a Bruxelles.
Secondo gli esperti e i burocrati ministeriali la denominazione della “Mozzarella di Gioia del Colle Dop” non và in conflitto con la arcinota denominazione “Mozzarella di bufala Campana Dop” per cui non sono state ritenute valide le proteste del Consorzio di tutela della prestigiosa mozzarella campana e neppure le motivazioni che erano state portate a supporto della protesta stessa con richiesta di blocco della procedura d’iscrizione.
La Regione Campania aveva infatti approvato uno specifico documento trasmesso poi al Mipaaf con il quale si affermava che l’unica mozzarella Dop è e deve restare solo quella campana, realizzata esclusivamente con latte di bufala per cui non ci può essere altra mozzarella Dop al di fuori di quella campana anche se ottenuta con l’impiego di latte vaccino.
Il Mipaaf, peraltro, ha accolto solo parzialmente il ricorso della Regione Campania e ha imposto alla Mozzarella di Gioia del Colle di aggiungere alla denominazione l’indicazione del latte con cui viene prodotta e cioè latte vaccino.
Con questa specificazione, quindi la nuova Dop punta ad ottenere il riconoscimento comunitario; nel mentre è già in vigore il riconoscimento provvisorio adottato dal Mipaaf con un proprio decreto pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 27 agosto 2017 e che ha costituito il vero e proprio atto di guerra tra i sostenitori dei due latticini.
Il Consorzio di tutela della “Mozzarella di bufala Campana Dop” non ha accettato questo riconoscimento parziale delle proprie ragioni in quanto è il termine “mozzarella” associato alla denominazione geografica, nel caso “Gioia del Colle” che desta le maggiori preoccupazione per una possibile confusione nei riguardi dei consumatori con la nota “Mozzarella di bufala campana Dop”.
Il Consorzio di tutela e la stessa regione hanno subito annunciato che proseguiranno la loro azione di contrasto alla procedura in corso per il riconoscimento della mozzarella pugliese attraverso l’adozione di misure più incisive e cioè una segnalazione ufficiale alla Commissione europea e il ricorso al Tar per l’annullamento del provvedimento di chiusura dell'istruttoria italiana e trasmissione a Bruxelles del fascicolo per ottenere il riconoscimento della Mozzarella di Gioia del Colle.
Con la trasmissione a Bruxelles del disciplinare relativo all’iscrizione della Dop Mozzarella di Gioia del Colle, vengono ormai confermati i requisiti che la nuova denominazione possiede con riferimento al territorio di produzione e alle modalità di fabbricazione.
Il Consorzio di tutela ha colto l’occasione della chiusura ufficiale della procedura istruttoria in Italia della domanda di registrazione per far meglio conoscere gli elementi specifici contenuti nel disciplinare e soprattutto il fatto che la Mozzarella di Gioia del Colle fa esplicito riferimento alla materia prima costituita esclusivamente da latte vaccino.
Il legame con il territorio riconduce alla Murgia e ai comuni delle provincie di Bari, Matera e Taranto, nelle cui aree è iniziata la produzione dell’”oro bianco” sin dai primi anni del secolo scorso e poi ricordata con feste e sagre a partire dagli anni sessanta dello stesso secolo.
Gli allevamenti sono ubicati sulla Murgia barese e tarantina, e sono costituiti per la gran parte da vacche di razza Bruna e Frisona stabilizzate sul territorio partendo dall’incrocio di sostituzione dell’autoctona Podolica pugliese. Si tratta di aziende zootecniche di piccola e media dimensione, strutturate secondo gli usi locali e a conduzione prevalentemente familiare, in cui l’alimentazione delle lattifere, fattore discriminante per l’ottenimento delle caratteristiche della mozzarella, si basa prevalentemente sull’impiego di alimenti prodotti all’interno della zona geografica di riferimento. In questi allevamenti è consuetudine prevedere lunghi periodi di pascolamento su terreni dalle caratteristiche pedoclimatiche uniche, nonché paesaggistiche e geologiche come presenza di calcare cretaceo e ridotte argille. Inoltre, il clima temperato del Mediterraneo e l’influenza della ventilazione proveniente dai mari Ionio e Adriatico hanno un ruolo sulle essenze spontanee quali il Timus Striatus dalle particolari note aromatiche e olfattive che vengono trasmesse al latte.