Mais da rilanciare. Oggi, ai tempi del Covid 19, e domani, quando l'emergenza sanitaria sarà alle spalle. Va in questa direzione l'accordo di cui abbiamo dato notizia ieri (leggi qui) e che oggi trova sostegno nelle parole di un produttore Cesare Soldi che è anche il presidente dell'Associazione maiscoltori italiani (Ami).
Dieci enti a sostegno del mais
Del resto non è frequente trovare dieci enti e organizzazioni industriali, economiche, sindacali, di tutela, promozione e servizio in rappresentanza dei diversi anelli della filiera maidicola, che partono dagli agricoltori e arrivano fino ai Consorzi di tutela delle principali Dop italiane, che siglano l’accordo quadro triennale per il mais da granella di filiera italiana certificata.
L'obiettivo è quello di favorire la stipula di contratti di filiera per il mais nazionale destinato all’alimentazione animale attraverso un riconoscimento economico e cercare di colmare così il gap tra domanda e offerta che si è venuto a creare negli ultimi anni, accompagnato da un massiccio ricorso all’importazione.
«Emergenza nell'emergenza»
«Non possiamo negare - evidenzia Soldi - che stiamo vivendo un momento difficile. Stiamo affrontando un’emergenza nell’emergenza: difficoltà nella manodopera e problemi nei servizi a supporto della nostra attività. Oggi più che mai, però, non possiamo permettere di rendere vani gli sforzi compiuti fino ad ora. Dobbiamo porre l’accento su qualità, sanità e premialità per l’agricoltore, per esempio, valutando la provenienza territoriale e la produzione sostenibile della granella».
Premialità per l'agricoltore
«Per la prima volta - continua Soldi - grazie all’accordo, rispetto a quanto riconosciuto in media oggi dal mercato per il mais italiano, vengono messi in gioco circa 13-15€ alla tonnellata in più, che scendono a circa 6-8€ con l’opzione meno favorevole. Stiamo vivendo un passaggio importante. Tale ordine di premialità assegna di fatto una nuova e peculiare identità al mais nazionale rispetto a quello estero, riconoscendone la valenza in termini di qualità, standard di produzione e legame con il territorio. È arrivato il tempo di dare il giusto valore alla fonte del nostro cibo».
I contratti di filiera
L'analisi del presidente di Ami continua sottolineando che l’accordo vuole valorizzare concretamente il prodotto italiano che si differenzia per tecniche produttive e caratteristiche qualitative mettendo in risalto il concetto di materia prima fondamentale per la produzione delle eccellenze agroalimentari di qualità italiane attraverso la sottoscrizione di contratti di filiera.
«Abbiamo definito un ingrediente essenziale per realizzare la ricetta utile al rilancio di settore di recente approvata nel nuovo piano maidicolo. Una soluzione al pari della promozione della ricerca, soprattutto nell’ambito delle nuove tecniche di miglioramento genetico (New Breeding Techniques) o del sostegno accoppiato alla coltivazione del mais nell’ambito della prossima PAC. Ciascun ingrediente, nessun escluso, sarà necessario per completare la ricetta».
Necessario anche l'intervento pubblico
Poi Soldi si concentra sul necessario supporto ministeriale. «Servono risorse certe per realizzare ogni passaggio, nessuna esclusa. È il tempo dell’agire con fermezza e concretamente per sostenerci».
«Proprio in questi giorni - prosegue - lo sforzo messo in campo con questo accordo dalla filiera si affianca al tanto richiesto intervento pubblico. Il decreto competitività delle filiere estende il modello contratti di filiera del grano anche al mais con un contributo pari a 100 euro per ettaro coltivato nell'ambito di contratti di filiera di durata almeno triennale, nel limite di 50 ettari a beneficiario. Lo stanziamento previsto per il biennio 2020-2021 ammonta a 11 milioni di euro complessivi».
I conti potrebbe tornare
«Così - conclude Soldi - facendo due rapidi conti, sommando gli sforzi rispetto a quanto riconosciuto oggi dal mercato si può stimare in circa 16-18 euro/t o 23-25 euro/t (a seconda dell’opzione concordata) in più l’aumento di reddito per l’agricoltore. Un buon passo per iniziare a salvare il mais nazionale, in crisi da anni. Salvare il mais italiano non significa solo assicurare lo sviluppo delle filiere delle nostre produzioni di eccellenza (formaggi e salumi D.O.) ma anche lo sviluppo sostenibile economico, sociale ed ambientale del nostro territorio. Spesso ci dimentichiamo che un ettaro di mais produce in un anno il doppio di ossigeno di una foresta. Dobbiamo proseguire sulla strada intrapresa: il dialogo aperto con la filiera può portare solo buoni frutti».