Dal 2023 la percentuale dei pagamenti di base passerà dall'85 al 48% del totale, gli agricoltori dovranno compensare aderendo agli eco-schemi
La Nuova Pac impone agli imprenditori agricoli italiani un cambio di mentalità, un nuovo modo di pensare gli aiuti, non più finalizzati solo a sostenere la produzione primaria, ma anche a perseguire obiettivi ambientali e sociali. Il cambiamento più importante, forse anche quello che spaventa di più e può far pensare a un calo dei contributi è la diminuzione della quota dei pagamenti di base, che dal 2023 passerà dall'85 al 48% del totale. Diventerà quindi necessario integrare i sostegni aderendo agli eco-schemi e modulando i Psr per compensare le perdite in alcuni settori.
Di questo si è parlato all'evento svoltosi in diretta streaming dalla sede di Nomisma a Bologna "Nuova Pac e possibili impatti sull'agricoltura italiana: come i principali cambiamenti normativi si inseriscono nel quadro della struttura produttiva nazionale" organizzato da Nomisma in collaborazione con Philip Morris Italia e con il contributo scientifico di Food Trend Foundation.
1. Primo e secondo pilastro insieme
«Con il nuovo impianto della Pac i Paesi membri hanno beneficiato di alcuni gradi di libertà nella selezione degli interventi. Tuttavia il mandato di Bruxelles è stato chiaro nell'indicare la necessità di attenuare le disomogeneità nella percezione dei pagamenti diretti e nel perseguire obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale, oltre che economica, coerentemente ai principi del Green Deal».
Questo il ragionamento della senior project manager di Nomisma Ersilia Di Tullio, che nella prima relazione del convegno ha delineato il nuovo quadro nel quale sono maturate le scelte italiane del Psn.
«Il Piano strategico nazionale per applicazione della nuova Pac, che l'Italia ha già inviato a Bruxelles − ha proseguito Di Tullio − mette insieme per la prima volta il primo e secondo pilastro della Pac. Abbiamo di fronte a noi sei mesi, fino giugno, per la negoziazione sugli aiuti che sono estremamente rilevanti per l'Italia per competere alla pari di altri Paesi europei. La cosa importante è capire come vengono distribuiti gli aiuti».
2. Chi guadagna e chi perde con la nuova geometria degli aiuti
Zootecnia, viticoltura, olivicoltura e frutticoltura aderendo agli eco-schemi e al sostegno accoppiato, riusciranno a mantenere i livelli di sostegno attuale. Invece, alcuni settori avranno una forte riduzione del sostegno, tra questi, cereali a paglia, mais, tabacco, pomodoro da industria, ortive.
«Per questi settori si devono trovare nuove strategie − ha spiegato il presidente di Ismea Angelo Frascarelli − la Pac comunque è vitale perché anche se è vero che impatta su diverse filiere, vuole rispondere a tante esigenze e di tante persone che sono quelle degli agricoltori, di chi ha a cuore l'ambiente, la salute degli alimenti, l'attenzione degli eventi catastrofali, e quindi questa è la migliore garanzia che si mantenga vitale per i prossimi anni».
Il docente di Economia e politica agraria all'Università di Perugia ha però ribadito che il totale delle risorse destinate all'Italia con la nuova Pac è rimasto invariato rispetto alla precedente programmazione. Quello che cambia è il modo in cui vengono distribuite le risorse e per compensare i minori trasferimenti ad alcuni settori si può agire sui Psr regionali.
3. De Castro: «Comunicare meglio la Pac per legittimarla»
«La Legittimità della Pac a livello europeo è importante ed è un tema centrale a cui stiamo lavorando perché nonostante sia la seconda voce di bilancio dell'Unione europea con 387 miliardi di euro dopo il Next Generation Eu, ci sono state pesanti critiche che sono arrivate dagli ambientalisti, dagli animalisti ed altri nel corso degli anni e la riforma della Pac ne ha tenuto conto». Così Paolo De Castro, europarlamentare e primo vicepresidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale che nella sua veste di presidente del Comitato Scientifico di Nomisma, ha coordinato i lavori dell'evento.
«Gli alleati alla Pac stanno diventando veramente pochi, gli agricoltori sono troppo spesso attaccati anche dalla stampa in Francia e questo finisce per influenzare le scelte della politica europea – ha detto De Castro –. Un tema che non possiamo più ignorare alla luce di nuove sensibilità. Noi abbiamo fatto questa riforma dopo tre anni di negoziato e abbiamo dato una garanzia fino al 2027 pur con tante criticità ma non so se ce ne sarà un'altra dopo il 2027. Oggi si sono aggiunti agli agricoltori tutti i sindacati grazie alla condizionalità sociale».
«Da un certo punto di vista stiamo facendo sforzi per aumentare la sostenibilità e la percezione di un settore che non è solo utile all'economia, ma non basta – ha concluso l'europarlamentare –. Bisogna accompagnare gli aspetti ambientali, sociali, la salute il benessere animale e dovremo sforzarci di più. La Pac dovrà continuare a evolversi ma dobbiamo essere capaci di spiegare tutto questo ai cittadini per legittimarla sempre di più».
4. Apolito (Coldiretti): «Accordi di filiera importanti per rilanciare il settore»
«Gli accordi di filiera sono uno degli strumenti più importanti per rilanciare strategicamente il settore agroalimentare e per garantire rapporti più equi tra i diversi segmenti». Parola di Alessandro Apolito, capo servizio tecnico Gabinetto di Presidenza e Segreteria generale Coldiretti. «Non è un caso – ha aggiunto – che siano definite come buone pratiche nel decreto legislativo di contrasto alle pratiche sleali e siano considerati centrali per il Pnrr e per il Piano strategico nazionale della nuova Pac. Come Coldiretti portiamo avanti da anni questo modello e siamo pronti con progetti concreti e operativi per investire su tutto il territorio nazionale».
«La filiera è il destino per tutte le aziende del settore agroalimentare e gli accordi di filiera sono citati nel Piano strategico nazionale in quanto sono finalmente dentro la Pac e dal 2023 saranno protagonisti – ha concluso –. E questo è un effetto di allineamento delle politiche agricole strategiche con la realtà perché, ad esempio Philip Morris dimostra che avere lungimiranza sugli accordi di filiera già da molti anni garantisce uno sviluppo coordinato anche in situazioni critiche».