Dopo quattro giorni di colloqui il negoziato finale sulla Pac è naufragato sulla fetta dei 270 miliardi di aiuti da riservare agli incentivi ambientali, noti come ecoschemi (una delle grandi novità della riforma), ai quali i Paesi devono riservare una certa percentuale della dotazione nazionale dei pagamenti diretti a misure verdi. L'Europarlamento diceva il 30%, il Consiglio (cioè i Paesi membri) il 20%, anche se erano disposti ad arrivare al 25%. Dopo settimane di ottimismo, qualcosa è andato storto nella notte tra giovedì e venerdì, proprio quando le parti si sono scambiate le proposte negoziali su questo punto determinando lo stop delle trattative. E ora il mondo agricolo italiano chiede di riprenderle il prima possibile.
Patuanelli: «Bisogna garantire le tre gambe della sostenibilità»
«Siamo tutti disponibili a trovare soluzioni condivise – ha detto il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli – nel pieno interesse dei cittadini europei, ma è fondamentale che vengano garantite le tre gambe della sostenibilità, quella ambientale, economica e quella sociale. Solo mettendo insieme le tre sostenibilità potremo dire di aver fatto il lavoro migliore possibile».
«La presidenza del Consiglio Ue sembrava essere sorpresa dal fatto che non ci fossimo semplicemente limitati ad accettare la loro proposta, ora mi aspetto che il Consiglio ci rispetti», ha attaccato il presidente della commissione Agricoltura del Parlamento Ue, Norbert Lins. «Il Parlamento su alcune cose semplicemente non si muove», ha replicato la ministra portoghese Maria do Céu Antunes. «Gli Stati membri hanno già fatto passi avanti, sugli ecoschemi partivamo dal 20%, poi abbiamo modificato la nostra posizione per giungere progressivamente al 25%, infine abbiamo proposto il 25% per l'intero periodo – ha detto Antunes –. Ma vista la situazione meglio prendere una pausa e tirare le fila. Il tempo però stringe ed è indubbiamente un altro elemento di tensione».
Il tempo stringe per trovare un accordo
Lunedì 31 maggio cominciano le riunioni per cercare di definire un nuovo calendario e una strategia per arrivare a un compromesso «nelle prossime due settimane», ha indicato il commissario Ue all'agricoltura Janusz Wojciechowski.
Il tempo stringe perché entro fine anno i Paesi membri devono presentare a Bruxelles i loro piani strategici nazionali, l'altra grande novità di una riforma nata nel 2018 principalmente come trasferimento di poteri e responsabilità dall'Ue alle capitali. Senza un accordo sulla Pac nelle prossime settimane sarà difficile approvare la legislazione secondaria in tempo per consentire alle capitali di allestire un piano credibile per la Commissione e un sistema amministrativo capace di portarlo avanti. Cosa non da poco soprattutto per Paesi come Italia, Belgio, Germania e Spagna dove le regioni hanno competenze agricole importanti. I tedeschi sono gli unici ad aver già le idee piuttosto chiare.
Ma mentre le divergenze sul ruolo delle regioni, come molte altre che sembravano insormontabili, nelle settimane scorse erano state appianate, così non è stato sugli ecoschemi.
De Castro: «Lavoro di questi mesi non andrà sprecato»
«Grazie agli sforzi di questi mesi abbiamo raggiunto risultati importantissimi, evitando la rinazionalizzazione della Pac, salvaguardando il ruolo delle nostre regioni, rafforzando le misure di gestione del rischio negli aiuti diretti e creando un meccanismo che penalizzerà quegli imprenditori che non rispettano le norme sul lavoro – ha riassunto l'eurodeputato Paolo De Castro, veterano delle riforme Pac –. Tutto questo lavoro non andrà sprecato».
«Le soluzioni ci sono e tutti i negoziatori hanno una genuina disponibilità a trovarle» ha detto invece il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans.