Commissario straordinario di Agea dall'estate 2016, poco più di un anno fa è stato confermato alla guida dell'agenzia generale per le erogazioni in agricoltura dalla ministra Teresa Bellanova, con il compito di velocizzare i pagamenti e rendere il sistema di trasmissione dei dati più trasparente. Da allora Gabriele Papa Pagliardini, commercialista, già al servizio dell'Autorità di gestione del Psr della Regione Puglia, ha cercato di riformare l'istituto nato nel 1999 in sostituzione di Aima e mai entrato nel cuore degli agricoltori. Oggi è nel mirino degli ordini delle professioni agricole per aver chiesto che dal 2021 gli operatori abilitati ad accedere al Sian che prestano servizio nei Caa siano inquadrati come dipendenti. Ecco come risponde alle critiche di agronomi, periti e agrotecnici.
Direttore, perché ha sottoposto ai Caa una bozza di convenzione uguale alla precedente?
Non è cambiata in maniera sostanziale, così come qualcuno si aspettava, la disposizione sui requisiti aggiuntivi, per la quale, comunque, sono stati differiti di molto i tempi di realizzazione che ora sono 31 marzo e 30 settembre 2021.
Gli ordini professionali continuano a ribadire che non è con un contratto d’assunzione che si risolvono i problemi gestionali di Agea. Né si garantisce maggiore trasparenza al sistema. Anzi, rincarano sottolineando che è Agea il problema.
Vero, ma non è la finalità della convenzione. Dei problemi di Agea, che comunque non impediscono di erogare 5 miliardi di risorse pubbliche annue a circa un milione di agricoltori, si è occupato il Parlamento approvando di recente due riforme. Quella contenuta nel D.lgs 74/2018 e nel D.lgs 116/2019. Entrambe con il parere favorevole delle Regioni e delle organizzazioni di categoria.
Agronomi, periti e agrotecnici con i titoli di studio, l’iscrizione agli albi e la formazione continua non garantiscono maggiore competenza nello svolgimento di determinate operazioni?
Ne sono convinto e non ho assolutamente nulla contro i liberi professionisti. Ma porre questo problema è sbagliato perché i professionisti continueranno a stare accanto agli agricoltori. Sottolineo che stiamo parlando di funzioni pubbliche di tipo amministrativo. La disposizione contrattuale contestata, poi, è riferita solo agli operatori dei Caa titolari di accesso al Sian per le sole funzioni amministrative pubbliche delegate da Agea. In tutto sono 3.800, di cui solo il 30% professionisti iscritti agli ordini professionali. Altra cosa è l’attività di consulenza e assistenza agli agricoltori che i liberi professionisti continueranno a prestare organizzandosi in totale autonomia.
Questa riforma riguarda in particolare le Regioni del Sud, quasi tutte prive di organismi pagatori propri. In Sardegna è appena partito, Marche, Campania e Sicilia stanno pensando di crearlo. Alla fine, questa convenzione non rischia di isolare Agea?
Non credo, per quanto ne so ci sono altri organismi pagatori che guardano con interesse alla soluzione organizzativa individuata da Agea che risponde anche a un’esigenza manifestata più volte dalla Commissione europea: maggior controllo sulle funzioni delegate.
Vista dal basso questa sembra una manovra di palazzo. Da aprile 2021 gli agricoltori dovranno abbandonare il professionista a cui si sono affidati fino a oggi per le pratiche e andare in un Caa “autorizzato” da Agea. Non è un appesantimento burocratico, male di cui già tanto soffre l’agricoltura italiana?
Stiamo lavorando per migliorare il sistema e garantire servizi sempre più efficienti. Non solo attraverso questi atti di organizzazione ma, soprattutto, per i processi di digitalizzazione ed evoluzione dei sistemi informativi che stiamo mettendo in atto. Gli agricoltori sanno bene che il livello di innovazione introdotto ha permesso di erogare le risorse pubbliche di cui hanno bisogno le loro aziende senza ritardi. Anche in questo periodo di pandemia, come sta avvenendo in questi giorni per l’acconto di domanda unica e per il pagamento dei premi sulle misure a superficie.
C’è ancora spazio per trovare una mediazione con i liberi professionisti?
Credo ci sia uno spazio enorme per i professionisti. Ovviamente non dipende da me ma dalla capacità di intercettare i bisogni delle imprese in termini di sviluppo e nuove conoscenze. Nel campo della gestione del rischio atmosferico come in quello della sostenibilità delle produzioni e della sicurezza alimentare. Basta non fossilizzarsi sull’esercizio delle funzioni amministrative pubbliche delegate come mi pare che da mesi si stia facendo.