Fortemente sostenuta dal coordinatore dei Socialisti e Democratici in Comagri Paolo De Castro, la Direttiva europea che vieta le pratiche commerciali sleali nei rapporti tra grande distribuzione e fornitori è stata pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell'Unione Europea oltre due anni fa. Ma a oggi l'Italia e altri 11 Stati membri non hanno ancora recepito le norme in essa contenute. Per questo la Commissione europea ha avviato contro questi 12 Paesi le procedure di infrazione. Lo rende noto l'esecutivo comunitario, precisando che la direttiva sulle pratiche commerciali sleali nella filiera agricola e alimentare, adottata il 17 aprile 2019, garantisce la protezione di tutti gli agricoltori europei, nonché dei fornitori di piccole e medie dimensioni, contro 16 pratiche commerciali sleali da parte di grandi acquirenti nella filiera della catena alimentare.
La Commissione ha inviato lettere di costituzione in mora ad Austria, Belgio, Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Francia, Italia, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia e Spagna chiedendo loro di adottare e notificare le misure pertinenti. Gli Stati membri hanno ora due
mesi per rispondere. A oggi, Bulgaria, Croazia, Danimarca, Finlandia, Germania,
Grecia, Ungheria, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Slovacchia e Svezia hanno notificato alla Commissione di aver adottato tutte le misure necessarie per il
recepimento della direttiva, dichiarando così completato il recepimento. La Francia e l'Estonia hanno informato che la loro legislazione recepisce solo parzialmente la direttiva.
Coldiretti: pubblicare decreto con urgenza
«È urgente la pubblicazione del decreto per rendere operativa la Legge nazionale contro le
pratiche commerciali sleali che ha recepito la direttiva europea – afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – si tratta di pratiche commerciali sleali da vietare che vanno dai ritardi nei pagamenti e annullamenti di ordini dell'ultimo minuto per prodotti alimentari deperibili alle modifiche unilaterali o retroattive ai contratti fino al rifiuto dei contratti scritti fino al divieto di pagare al di sotto dei prezzi di produzione».
Un intervento normativo fortemente sollecitato dalla Coldiretti, "per rendere - spiega l'associazione - più equa la distribuzione del valore lungo la filiera ed evitare che il massiccio ricorso attuale alle offerte promozionali non venga scaricato sulle imprese di produzione già costrette a subire l'aumento di costi dovuti alle difficili condizioni di mercato".
Ma la legge nazionale colpisce anche il meccanismo delle aste al doppio
ribasso che provoca forti distorsioni e speculazioni aggravando così i pesanti squilibri di filiera della ripartizione del valore visto che per ogni euro speso dai consumatori per l'acquisto di alimenti meno di 15 centesimi in Italia vanno a remunerare, secondo l'analisi Coldiretti, il prodotto agricolo.