«Siamo grati per l’impegno del Governo ad accogliere le nostre sollecitazioni per sostenere nel Recovery Plan la decisa svolta dell’agroalimentare nazionale verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale che rappresentano l’obiettivo degli stessi fondi comunitari».
Cambio di rotta del Governo
Il Governo sembra cambiare rotta sull'adozione in Italia del Next Generation Eu dopo le forti critiche espresse da Coldiretti e da tutto il mondo agricolo. Nella serata di domenica 10 gennaio Ettore Prandini, presidente di Coldiretti ha infatti espresso apprezzamento per l’attenzione dimostrata in un colloquio dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte per il necessario adeguamento degli interventi per il settore, che rappresenta oggi la prima ricchezza del Paese.
La denuncia
Nei giorni precedenti Coldiretti aveva denunciato con un comunicato gli errori espresso nel cambio di strategia nell'impiego dei fondi indirizzati all'Italia.
«Con i tagli all'agroalimentare si sarebbe fermata la decisa svolta verso la rivoluzione verde nel nostro Paese contraddicendo l'obiettivo degli stessi fondi comunitari».
Prandini aveva infatti evidenziato come «la nuova versione del Recovery plan azzoppasse le possibilità di rilancio dell'Italia in
controtendenza alla destinazione green dei fondi europei».
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Recovery Plan, i progetti compromessi
Molti i progetti che rischiavano di essere compromessi. Venivano infatti tolte incomprensibilmente risorse per la crescita sostenibile dalle filiere produttive; alle foreste urbane per mitigare l'inquinamento in città; dagli invasi nelle aree interne per risparmiare l'acqua; alla chimica verde e alle bioenergie per contrastare i cambiamenti climatici.
«Abbiamo chiesto spiegazioni al Governo sul cambio di strategia in un momento in cui proprio l'emergenza globale provocata dal coronavirus ha fatto emergere una consapevolezza diffusa sul valore strategico rappresentato dal cibo e sulle necessarie garanzie di qualità e sicurezza».
«L’Italia – aveva ricordato Prandini – può contare su una risorsa da primato mondiale ma deve investire per superare le fragilità presenti, difendere la sovranità alimentare e ridurre la dipendenza dall'estero per l'approvvigionamento in un momento di grandi tensioni internazionali».
Il green crea lavoro
«L' Italia rischiava così di essere l'unico paese dell'unione europea a non valorizzare nei progetti il proprio potenziale agricolo ed alimentare che rappresenta un realtà di primato a livello europeo ed internazionale».
Secondo il leader di Coldiretti bisogna ripartire dai nostri punti di forza con l'agroalimentare che ha dimostrato resilienza di fronte la crisi e può offrire con la rivoluzione verde un milione di preziosi posti di lavoro green nei prossimi dieci anni, come dimostra il boom del 14% di nascite di nuove imprese agricole under 35 negli ultimi 5 anni, in netta controtendenza rispetto agli altri settori.
Dalla Bernardina (CAI):
«Sorpresi dalla svolta del Governo»
«Il Recovery Plan doveva essere uno strumento per potenziare la rivoluzione verde e attuare nuove strategie verso un'agricoltura sostenibile. Siamo sorpresi della svolta
del Governo, che distoglie fondi dall'obiettivo originariamente previsto e verso il quale dovrebbero in verità sussistere vincoli comunitari non arbitrariamente modificabili».
Anche Gianni Dalla Bernardina, presidente nazionale di CAI critica «la nuova architettura del Recovery Plan che sacrifica l'agricoltura e non tiene minimamente conto del ruolo delle imprese agromeccaniche quali motori dello sviluppo in uno dei comparti più rappresentativi dell'economia italiana».
«Se il piano varato dal Mef prevede un più elevato stanziamento di fondi per la filiera dell'idrogeno rispetto all'agricoltura sostenibile, solo per fare un esempio, significa aver completamente frainteso la natura della missione green».
« Ci auguriamo che il piano di rilancio possa tornare ad articolarsi su premesse più concrete e focalizzate alla realtà. L'agricoltura e l'agroalimentare italiano hanno bisogno di progetti di crescita seri e non su stanziamenti inutili e anacronistici».