Riforme strutturali per rilanciare l’agricoltura

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Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura
Ripresa e sviluppo: nell’agenda dell’era Draghi il comparto primario deve poter giocare un ruolo decisivo e il Recovery Plan (e il Pnrr nazionale) può costituire la base per sostenere la competitività delle nostre imprese. Gli auguri e gli auspici del Presidente di Confagricoltura per il nascente governo di larghe intese

L’era Draghi inizia con un’eredità pesante: la pandemia, l’insicurezza delle imprese e un generale senso di smarrimento, ma l’autorevolezza del premier e l’ampia convergenza sul suo Esecutivo infondono la fiducia necessaria per affrontare con forza questo momento e costruire nuova stabilità. L’assoluta priorità è affrontare la situazione sanitaria e accelerare sul piano vaccinale, perché ogni ripresa economica sarà altrimenti impossibile.

Siamo in un periodo di profondo cambiamento e anche il mondo agricolo è chiamato ad avviare un processo di riforme strutturali per rispondere alle sfide del Paese. Il nuovo ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli, può cogliere bene questa necessità, essendo stato l’artefice dell’Agricoltura 4.0 - da noi fortemente voluta - e avendo posto le basi, al Ministero dello Sviluppo economico, di una svolta in questa direzione.

Editoriale di Terra e Vita 6/2021

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Un futuro da costruire

Ci sono obiettivi importanti che richiedono politiche in grado di valorizzare l’agricoltura italiana, ma al contempo di costruire quella del futuro, con il supporto della ricerca, dell’innovazione e con la giusta attenzione alla sostenibilità.

Già con il passato Governo abbiamo condiviso l’urgenza di un piano di sviluppo del settore, che richiede slancio e programmazione, soprattutto in questo periodo di grande difficoltà. Oggi è necessario accelerare in tale direzione e il Recovery Fund ci dà gli strumenti per farlo. Il Pnrr andrà riscritto per superare gli attuali limiti a crescita e competitività del nostro sistema, potenziando la funzione chiave del settore primario nella transizione ecologica su cui si basa il Recovery Plan e assegnando all’agroalimentare più risorse finanziarie rispetto all’attuale 1%, che è meno dell’incidenza dell’intera filiera sulla formazione del Pil.

Superare il gap infrastrutturale

Vanno colmate le carenze infrastrutturali: le imprese hanno bisogno di strutture logistiche, hub portuali e aereoportuali specializzati - anche per il controllo fitosanitario -, alta velocità, centri intermodali per ridurre i costi del trasporto delle merci e il carico ambientale, e superare il gap con gli altri Paesi europei.

Alle infrastrutture logistiche si aggiungono quelle tecnologiche e digitali, per dare a tutti i territori la possibilità di competere. È fondamentale pertanto investire in ricerca e innovazione, ma anche nella formazione, partendo dalle nuove generazioni.

Sì alle Nbt

Sul fronte europeo va aperta la strada alla diffusione delle nuove tecnologie, e quindi alle Nbt, che riducono anche l’impatto ambientale.

L’Italia necessita di un piano di valorizzazione delle aree interne che passa inevitabilmente dall’agricoltura: con il suo potenziale multifunzionale, impedisce l’abbandono delle terre e l’urbanizzazione, creando forme di economia e turismo rurale che devono essere incentivate. Le riforme strutturali, tuttavia, hanno bisogno di una pubblica amministrazione che faciliti la spinta innovativa ed elimini l’attuale eccessiva burocrazia.

Un Pac che parte con le forbici

La definizione della prossima Pac ci vede svantaggiati per il taglio di circa il 10% delle risorse sul quadro pluriennale. Per salvaguardare la competitività delle imprese, riteniamo che i sostegni non debbano essere sulla base della dimensione aziendale, quindi diciamo no al plafonamento e alla degressività. Occorre invece fare leva sul rigoroso insieme di norme che garantisce all’Italia la migliore sicurezza alimentare e un’altissima qualità della produzione per avere una Pac capace di tutelare il settore, armonizzando le normative dei singoli Paesi.

Il fronte dell’etichetta

Analogamente, sulla scia di quanto avviato dall’ex ministra Bellanova, bisognerà contrastare con determinazione i tentativi di etichettatura che penalizzano la dieta mediterranea.

I fronti sui quali il dicastero dell’Agricoltura è chiamato a combattere sono molti e in continua evoluzione: Confagricoltura, forte dei suoi cento anni, vuole continuare a scrivere la storia con una visione e un’ambizione progettuale condivisa per la crescita del Paese e le generazioni future.

Riforme strutturali per rilanciare l’agricoltura - Ultima modifica: 2021-02-19T02:01:07+01:00 da Lorenzo Tosi

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