Vendere riso ai cinesi come vendere ghiaccio agli esquimesi? Oggi non più. E' proprio di questi gioni, infatti, l'annuncio del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali di avere positivamente concluso il negoziato per l'esportazione di riso italiano in Cina. L'Ambasciata italiana a Pechino ha dichiarato che tutte le riserie italiane che avevano fatto richiesta di esportare in Cina sono state autorizzate dalle Autorità cinesi competenti, applicando il protocollo siglato tra le due parti in data 8 aprile 2020.
Con questo ultimo passaggio è finalmente concluso l'iter che ha portato all'apertura del mercato cinese al riso italiano e gli operatori autorizzati potranno avviare le prime spedizioni verso la Cina.
Il Presidente dell’Ente Nazionale Risi, Paolo Carrà, dichiara: «Siamo orgogliosi del risultato raggiunto, che permetterà al nostro riso italiano di giungere su un mercato in cui l'agroalimentare made in Italy sta registrando notevole interesse».
Leadership risicola
L’Italia, come ricorda la Cia-Agricoltori Italiani, attualmente, il primo produttore dell’Unione europea, assicurando oltre il 50% della produzione di riso, che si distingue da quello coltivato nel resto del mondo grazie a varietà tipiche, valorizzate grazie a marchi Dop e Igp che riconoscono le specificità dei territori di origine. Con 228mila ettari coltivati (+4% nel 2020) e 4mila aziende che raccolgono 1 milione di tonnellate di riso lavorato, si contano più di 200 varietà: dal Carnaroli, il “re dei risi”, all’Arborio e al Vialone Nano, primo riso Igp, passando per il Roma e il Baldo. Attualmente il 60% del riso italiano è destinato all’export, soprattutto in Germania e in Inghilterra.
L’intesa corona un lungo negoziato diplomatico e tecnico condotto insieme al mondo imprenditoriale del comparto. Le agenzie fitosanitarie cinesi hanno, infatti, effettuato controlli molto severi e pignoli prima di autorizzare l’import del nostro riso, mandando in questi anni diverse delegazioni nelle aziende italiane per verificarne l’eccellenza dei metodi di produzione.
«Un via libera tanto atteso su un mercato di primaria rilevanza per l’agroalimentare italiano – dichiara Dino Scanavino -. Si tratta di un successo che ha visto le istituzioni e la filiera risicola nazionale unite in difesa del riso italiano e alla conquista di nuove quote di mercato. Per l’Italia, primo produttore europeo, si apre ora un mercato importante, con milioni di cinesi pronti ad apprezzare il nostro risotto».
Nuove quote di mercato
«Un risultato importante per tutta la filiera e, allo stesso tempo, un altro riconoscimento per l’eccellenza della produzione risicola italiana» ha ribadito Massimiliano Giansanti a proposito dell'annuncio del ministero delle Politiche Agricole relativo alla messa in opera del protocollo, sottoscritto nell’aprile 2020, sull’esportazione di riso made in Italy sul mercato cinese.
«Desideriamo, nell’occasione, ringraziare tutti gli enti e le strutture che hanno operato per tagliare il traguardo, a partire dai ministeri degli Esteri e delle Politiche Agricole, all’Ente Risi, al Servizio fitosanitario nazionale - aggiunge Giansanti -. Grazie al loro lavoro, sarà possibile conquistare nuove quote di mercato per una produzione che è di grande importanza anche sotto il profilo ambientale e di gestione del territorio. Il riso italiano da risotto incasserà senz’altro un crescente apprezzamento da parte dei cinesi, che ne sono i primi consumatori al mondo».
La Cina produce circa 150 milioni di tonnellate – ricorda Confagricoltura – su una produzione mondiale nell’ordine di 500mila tonnellate l’anno, ma non ha mai sperimentato le varietà da risotto che, di fatto, sono un’esclusiva italiana.
Nel 2019 le importazioni cinesi di riso sono ammontate a 66 milioni di tonnellate.