Dai tamburini ai cartelli contro l’assessore all’agricoltura per chiederne le dimissioni. Dai fischietti agli striscioni, ai cappellini, alle bandiere. Tantissime bandiere. Gli ingredienti della protesta di piazza, insomma, c’erano tutti. E come accade al solito per la Coldiretti, oltre alla protesta e alla rabbia, c’era anche l’orgoglio dell’appartenenza. Il giallo ha riempito le vie principali del centro storico di Palermo.
Il corteo, cinquemila persone arrivate da ogni angolo della Sicilia, ha percorso rumorosamente ma ordinatamente tutto il “Cassaro”, da Porta Felice fino a Porta Nuova, per poi fermarsi in piazza Indipendenza. Qui, dal palco montato proprio di fronte all’ingresso di Palazzo d’Orleans, sede della Presidenza della Regione, le ragioni della protesta spiegate a gran voce da Ettore Prandini e Francesco Ferreri, rispettivamente presidente nazionale e regionale dell’organizzazione. A fare “ammuino”, sia per strada che sul palco, anche il plenipotenziario direttore generale della Bonomiana, Vincenzo Gesmundo.
Cartelli e cori contro l'assessore all'Agricoltura
Cartelli e striscioni dappertutto, in alcuni casi anche meno scontati del solito. A parte il “Bandiera dimettiti”, rivolto all’attuale assessore regionale all’agricoltura, c’erano poi suggerimenti amichevoli per il presidente della Regione Nello Musumeci, come ad esempio “Scegliti consiglieri migliori”, con chiaro riferimento a Ezio Castiglione, l’esperto chiamato a redigere la proposta di riforma dei consorzi di bonifica siciliani che non va giù alla Coldiretti. E dire che proprio Castiglione per tre anni, a partire dal 2010, era stato sotto contratto in Coldiretti, ricoprendo il ruolo di segretario nazionale economico sindacale della Confederazione. E anche a contratto scaduto era rimasto consulente dell’organizzazione, perfino dopo la sua nomina a presidente di Ismea.
Coldiretti ha chiamato alla prova della piazza i propri associati per manifestare "contro il fallimento delle politiche agricole giovanili regionali, i ritardi burocratici, la mancanza di una strategia di sviluppo, la crisi dei comparti vitali tra cui la zootecnia, la cerealicoltura nonché il costo dell’acqua alle stelle".
Psr rallentato dai contenziosi
«Il Programma di Sviluppo Rurale – denuncia Ferreri – è all’anno zero. Abbiamo predisposto un dossier che mostra chiaramente i ritardi, le modifiche alle graduatorie e le tante incongruenze che stanno determinando in Sicilia una crisi del settore senza precedenti. Il comparto zootecnico è allo stremo per via delle incertezze della movimentazione degli animali. Gli aiuti europei ci sono, ma restano nel cassetto della Regione e questo è davvero inconcepibile».
Sui ritardi del Psr, che al momento viaggia con una media di spesa molto vicina a quella nazionale (31,43%), grava un elevato livello del contenzioso che ha spesso bloccato l'iter amministrativo soprattutto quello delle misure relative agli investimenti: «A cominciare dalla misura 4.1 per la quale 19 istanze al Tar bloccano di fatto poco meno di 30 milioni e mezzo di euro pari al 30% della dotazione del bando», fa osservare Dario Cartabellotta, dirigente generale del Dipartimento regionale agricoltura e Autorità di Gestione del Psr.
Il contenzioso che ha allungato enormemente i tempi è dovuto, a quanto pare, alla mancata applicazione di strumenti snelli che avrebbero evitato il ricorso al Tar di molti esclusi o delusi dalle posizioni lontane dalla cima delle graduatorie. Il riferimento è alla mancata applicazione del soccorso istruttorio e alla sempre contestata richiesta della “cantierabilità” da dimostrare entro un mese dalla pubblicazione della graduatoria provvisoria. «Tutte criticità che provveduto a eliminare quando mi sono insediato a maggio», tiene a sottolineare, però Cartabellotta.
Per via degli errori e delle sottovalutazioni del passato, però, si è arrivati a un risultato davvero poco incoraggiante: l’attuale livello di spesa, assicurato finora dalle misure a superficie e dai trascinamenti degli interventi strutturali della precedente programmazione, che oggi è in linea con la media nazionale, potrebbe non esserlo più nei mesi a venire. E poco o nulla si può fare per abbreviare i tempi: bisognerà, infatti, aspettare le sentenze del Tribunale amministrativo regionale.
Sbloccata la misura giovani
Sbloccato invece a distanza di 800 giorni dall’emissione del bando, l’iter della misura 6.1, quella dell’imprenditoria giovanile, con l’emissione dei primi 500 decreti di finanziamento. Spiega
Cartabellotta: «A seguito dei numerosi ricorsi, è stato necessario sottoporre a nuova verifica tutte le domande». Pare, infatti, che un bel numero di domande sia stato scartato per la mancata coerenza tra i punteggi auto-attribuiti e quelli emersi dalla verifica documentale.
C’è poi la vertenza infrastrutturale. Coldiretti Sicilia ha denunciato come “ogni temporale dissesti la viabilità interna isolando le aziende. Manca un piano contro gli incendi estivi e non c’è alcuna programmazione per far fronte a quello che è sotto gli occhi di tutti: il cambiamento climatico. Se non si pulisce il territorio, sarà sempre peggio”.