Sicilia, ecco il “grande fratello” contro caporalato e altri crimini

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“Sicily Cyber Security” avrà 800 postazioni di monitoraggio con sensori e telecamere. Finanziato con 31 milioni di euro del Pon Legalità 2014-2020 entrerà in funzione tra due anni

Controllo diffuso e capillare del territorio per prevenire e contrastare caporalato e criminalità nelle campagne e nelle aree industriali. Con oltre 800 postazioni di monitoraggio ambientale, una piattaforma per l’analisi e l’elaborazione dei dati provenienti dalla rete di sensori e una control room a presidio delle attività di analisi e sorveglianza vigilanza dei territori monitorati, la Regione Siciliana mette in campo un “Grande Fratello” informatico che, almeno sulla carta, dovrebbe porre un argine al dilagante fenomeno della criminalità in agricoltura.

Il progetto, che costerà circa 31 milioni di euro, si chiama “Sicily Cyber Security”, ed è finanziato con i fondi del Pon Legalità 2014-2020. Prevede l’implementazione di soluzioni tecnologiche per il monitoraggio delle aree a maggior tasso di fenomeni di illegalità. A presentare l’iniziativa, stamane a Palermo nella sala Alessi di Palazzo d’Orleans, è stato lo stesso presidente della Regione Nello Musumeci. Presenti i vertici regionali dell’Esercito e dell’Aeronautica militare e delle forze dell’ordine: Carabinieri e Guardia di Finanza.

«Con questo progetto – ha spiegato Musumeci – abbiamo la possibilità di operare in maniera attiva nella fase di prevenzione dei reati. Un sistema di controllo che assicurerà maggiore serenità agli imprenditori che ogni giorno nel proprio territorio svolgono le loro attività».
Il sistema entrerà a regime fra 24 mesi e sarà realizzato dall’amministrazione regionale, la quale si occuperà anche della manutenzione delle attrezzature. In particolare, alla gestione del sistema sarà destinato parte del personale del Corpo Forestale regionale, appositamente formato.

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Aree rurali nel mirino

Il progetto è focalizzato prevalentemente a monitorare le aree rurali della Sicilia. E a questo scopo è destinata la maggior parte della spesa: 24 milioni di euro. Nel progetto vengono poi individuate tre aree industriali considerate a maggior rischio (Catania, Caltanissetta-Calderaro e Gela), che saranno dotate di analoghi sistemi di monitoraggio ambientale e soggette a sorveglianza continua. Per questi interventi è prevista la spesa di 5,7 milioni di euro.

Il supporto di Agea

Alla presentazione del Sicily Cyber Security hanno partecipato anche i rappresentanti di Agea, i quali hanno illustrato un loro progetto complementare, il Cfa-Criminal Focus Area, riferito a tutto il territorio italiano ma con una particolare attenzione alle cinque regioni meno sviluppate (Rms): Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. «Il nostro progetto, anch’esso finanziato dal Pon Legalità 2014-2020, consiste in un sistema informatico complesso, capace di fare dialogare tra loro una gran quantità di dati georeferenziati e di registrare e analizzare tutti gli elementi che indicano la presenza di attività criminose come discariche abusive, sversamenti, baraccopoli collegate al caporalato o ancora manufatti abusivi», ha spiegato Silvia Lorenzini, direttore Area di Coordinamento di Agea e responsabile dell’iniziativa.

Sarà, pertanto, la piattaforma web del Cfa di Agea - consultabile oltre che dalle forze dell’ordine, anche da tutti gli enti che si occupano di monitoraggio, progettazione e pianificazione territoriale - a fornire alla Regione degli utili suggerimenti su dove collocare le postazioni di controllo. Collocazione che sarà comunque sottoposta al vaglio di appositi tavoli tecnici operativi costituiti presso il Corpo Forestale e le Prefetture dove hanno sede i Comitati per l’Ordine e la Sicurezza.

Prevenire gli incendi

Grazie alle elaborazioni realizzate dal Cfa di Agea, in Sicilia si punterà anche a proteggere, con un'osservazione costante e mirata, le aree a vocazione naturalistica dal rischio incendi, un fenomeno che nell’Isola è la causa principale della devastazione ambientale. Dai dati già elaborati da Agea, emerge, infatti, che, al di fuori dei demani forestali, gli habitat maggiormente interessati al rischio incendi sono quelli riconducibili agli ambienti delle praterie, della macchia mediterranea, nonché alcuni territori marino-costieri.

Sicilia, ecco il “grande fratello” contro caporalato e altri crimini - Ultima modifica: 2022-06-08T12:24:12+02:00 da Simone Martarello

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