È una nuova vita quella che la nascita della Confederazione Agromeccanici e Agricoltori Italiani, avvenuta lo scorso 27 maggio a Milano Marittima, porterà nel mondo agricolo italiano ed europeo? Sono convinto di sì. Quanto avvenuto è molto più di un ricongiungimento, dopo una separazione scaturita nel 2004 per visioni politiche differenti.
È un nuovo corso, all’insegna dell’innovazione, della collaborazione e del rispetto che come Cai esigiamo dalle istituzioni, dai politici e dai colleghi del mondo agricolo e alimentare.
Siamo consapevoli che la rotta potrà essere, in qualche modo, ancora tortuosa. Ma se la filiera del comparto primario punta alla competitività, alla redditività, alla valorizzazione di prodotti distintivi e unici di quel Made in Italy agroalimentare apprezzato (e imitato, purtroppo) in tutto il mondo, non potrà non esserci una forte spinta alla sostenibilità, alla modernizzazione e all’efficienza che le imprese di meccanizzazione agricola sono in grado di garantire.
Siamo una forza di 18.000 imprese, delle quali 10.000 professionali. Guardiamo avanti, nell’ottica della multifunzionalità e nell’integrazione dei servizi, perché quando parliamo di agricoltura del futuro, di precision farming, di big data, parliamo di contoterzismo.
La Cai rappresenterà anche gli agricoltori. Non è un atto di ostilità verso le organizzazioni sindacali agricole più antiche per data di nascita.
È, al contrario, la volontà di tutelare al meglio un mondo che è anche il nostro e nel quale desideriamo essere integrati a tutti gli effetti, chiudendo definitivamente il capitolo del segregazionismo che per anni ci ha visto ghettizzati.
I muri sono nemici della modernità.
Una delle grandi battaglie, lo ribadiamo, sarà la legittimazione sul piano legislativo dell’agromeccanico professionale.
Deve finire il cortocircuito tale per cui più diamo servizi, meno abbiamo diritti, in uno scenario che vede la maggior parte delle Regioni italiane in difficoltà con l’utilizzo delle risorse che la Pac mette a disposizione dello sviluppo rurale.
Chiediamo rispetto e considerazione.
È il messaggio che lanciamo a istituzioni, rappresentanze agricole e comunicazione. Non faremo sconti, perché riteniamo che il tempo delle pacche sulle spalle sia finito. In cambio, assicureremo come sempre la lealtà, valore che continuerà ad essere la nostra stella polare.
È con emozione, senso di responsabilità e impegno che ho assunto la presidenza della Confederazione agromeccanici e agricoltori italiani, sostenuto da un vicepresidente operativo che ha sempre operato nell’interesse delle categorie rappresentate e da un consiglio direttivo di imprenditori che hanno fatto dell’innovazione la loro bandiera.
Guardiamo all’Italia e all’Europa con attenzione, consapevoli che le partite più delicate si dovranno giocare tanto sul fronte regionale quanto nazionale e comunitario.
Pac post 2020, sostenibilità, internazionalizzazione, distintività delle produzioni, lotta alla burocrazia.
Sono solo alcune delle grandi battaglie che gli imprenditori agricoli e quelli agromeccanici devono affrontare da alleati.
Altrimenti, arriverà un momento in cui il divario con altri Paesi (pensiamo a Francia, Germania, Polonia o Olanda, per alcuni versi, ma anche a India, a Cina, Stati Uniti, Russia, Brasile e Oceania per altri aspetti) sarà così ampio che si concretizzerà un’espulsione senza ritorno dal sistema produttivo globale.
Noi siamo pronti a una collaborazione costruttiva e leale con la società, i consumatori, gli agricoltori, le forze politiche e le rappresentanze sindacali e istituzionali.
Ci aspettiamo altrettanto.
di Gianni Dalla Bernardina
Presidente Cai - Confederazione agromeccanici e agricoltori italiani
@DB_Gianni