Qualcosa si muove nella direzione giusta riconfermando il ruolo centrale dell’agricoltura. Non solo a livello nazionale, ma soprattutto europeo. Infatti, l’Europa ha compreso che stiamo attraversando uno dei momenti più difficili dopo il più grande fallimento bancario nella storia, quello della Lehman Brothers. I due anni di pandemia con le sofferenze che hanno prodotto e con i sistemi sanitari nazionali alle prese con un nemico invisibile ci hanno indicato che qualcosa sarebbe drasticamente cambiato.
Accanto a questa sfida globale è apparso il conflitto russo-ucraino che da più di cento giorni sta tenendo tutti col fiato sospeso. Ci sono vittime innocenti che stanno pagando le conseguenze più dure, ma il mondo intero ha dovuto, in attesa di un accordo di pace ancora distante, fare i conti con tre tipi di emergenze: energetica, alimentare e carenza di materie prime.
Editoriale di Terra e Vita 22/2022
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Il 2022 si è presentato non solo con queste difficoltà commerciali e finanziarie, ma anche con ulteriori incognite: la siccità e le alte temperature. Oggi, tutti gli sforzi devono essere indirizzati verso un’unica direzione, ovvero sostenere gli investimenti in agricoltura accompagnando i nostri contadini in questa fase emergenziale. Questa crisi dimostra ancora una volta che bisogna essere autonomi dal punto di vista alimentare e che per far fronte al caro prezzi energia e materie prime dobbiamo tornare a investire nel lavoro agricolo, utilizzando tutti i terreni a disposizione. Con decine di migliaia di ettari che potrebbero tornare produttivi, grazie all’intervento dell’Ue nei regolamenti comunitari della Pac, non solo si ridurrebbe la dipendenza del nostro Paese dalle importazioni, ma potremmo raggiungere valori ancora più importanti in un comparto che oggi vale 6,4 miliardi di euro.
Al clima di incertezza, una prima adeguata risposta è giunta con l’accordo raggiunto in Commissione Politiche agricole, nel riparto del fondi Feasr per la programmazione 2023-2027. Rappresenta, a tutti gli effetti, il primo passo per affrontare le nuove sfide legate allo sviluppo rurale del Paese. Come sempre, al fianco della quota europea le Regioni potranno contare su un cofinanziamento nazionale e regionale, anche se, a mio avviso, la novità più interessante è legata ai criteri per il riparto: si passa, infatti, da quelli storici a quelli oggettivi che premiano tutte le Regioni che si sono dimostrate virtuose nell’utilizzo delle risorse della precedente programmazione.
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Per il Veneto significa poter contare su una dotazione di 824 milioni, su un totale di 13 miliardi ripartiti tra le Regioni comprensivi del cofinanziamento nazionale. Risorse che daranno impulso a uno dei settori più importanti della nostra economia. Vorrei che tutti gli imprenditori agricoli italiani vedessero in questo risultato un viatico di fiducia per affrontare il futuro. Un tempo difficile che ci stanno ponendo e che ci inducono, inevitabilmente, a riflettere su quali priorità destinare le risorse. Sicuramente ambiente e agricoltura rappresentano, per tutti, le sfide più grandi da affrontare.
di Federico Caner
Assessore all’Agricoltura della Regione Veneto
e coordinatore della Commissione Politiche agricole della Conferenza delle Regioni