C’è solo un modello imprenditoriale che vede il singolo produttore agricolo al centro, nel suo autentico ruolo di protagonista e “proprietario”: è il modello cooperativo, nel quale i soci produttori, oltre a conferire la materia prima agricola, esercitano anche un controllo diretto sull’azienda e beneficiano dei risultati economici che scaturiscono dalla commercializzazione del prodotto finito. Accanto al protagonismo dei soci produttori, l’altro grande valore aggiunto del modello cooperativo è il radicamento con il territorio.
Ogni filiera cooperativa ha origine dai terreni coltivati dalle aziende agricole socie ed è questo legame ciò che non può mai venire a mancare, anche quando la cooperativa diventa molto grande e si spinge a vendere i suoi prodotti sui mercati internazionali. Senza mai perdere di vista il rapporto con la base e con la mission di fondo, che è e resta quella di lavorare e valorizzare quotidianamente materia prima autenticamente italiana conferita dai soci. L’essenza del pensare e dell’agire cooperativo è tutta qui, nell’attenzione verso i soci e nel mantenimento del socio al centro della vita dell`impresa. Il riferimento al territorio in cui si sorge non è un elemento accessorio per una cooperativa che in quanto tale non può cedere alle facili lusinghe della delocalizzazione. Conserve Italia (14mila soci) è e resta sul territorio italiano. Il rapporto con la nostra base agricola di riferimento è il nostro alfa e omega. Siamo nati per dare uno sbocco commerciale ai prodotti degli agricoltori del nostro territorio ed è questo il lavoro che, per così dire, ancora ci piace fare…
Abbiamo soci produttori sempre più competenti e professionalizzati, li aiutiamo a sperimentare nuove colture, a puntare su nuove tipologie di alberi da frutta o a convertire parti delle loro coltivazioni in produzione biologica. Ma la soddisfazione più grande rimane quella di riuscire a vendere e valorizzare sempre meglio i loro prodotti. Solo quest’anno le tonnellate di frutta, pomodoro e orticole conferite dalla nostra base sociale si è attestata su un quantitativo superiore alle 500.000 tonnellate, con un incremento del 12% rispetto allo scorso anno.
La cooperazione continua a rappresentare una risposta, non l’unica, ma certamente tra le più valide e avanzate ai problemi dell’agroalimentare del nostro paese. Specie nel settore ortofrutticolo, è noto come il tessuto polverizzato di piccole e medie aziende generi una quota molto limitata del giro d’affari del comparto. Per combattere la frammentazione produttiva e rendere le nostre imprese sempre più competitive, è necessario avviare una politica che stimoli l’aggregazione, intesa come strumento attraverso il quale dare attuazione a quella visione di sistema agroalimentare italiano moderno dove l’imprenditore, anche di piccole dimensioni, può aspirare a continuare a svolgere il suo mestiere, ad avere la giusta redditività e a competere nel mercato.
C’è ancora tanta strada da percorrere, continuando a lavorare per un’ulteriore crescita e sviluppo del movimento cooperativo. Se in Italia la cooperazione valorizza con i propri approvvigionamenti il 32% della produzione agricola totale, non dimentichiamo che la media europea è più alta (40%), con picchi in Olanda con il 68%, in Francia con il 55%. E forse vale la pena sottolineare che dove c’è più cooperazione, come in Olanda e in Francia, i redditi agricoli risultano di gran lunga più elevati, con indubbi vantaggi per gli agricoltori associati.