La pandemia che ha caratterizzato pesantemente anche tutto il 2021 si sta avviando verso l’endemicità, ma sappiamo che dovremo imparare a convivere con il Covid per il prossimo futuro. La differenza sostanziale rispetto al 2020 è stata la disponibilità dei vaccini che ha arginato il numero dei decessi e le difficoltà del sistema sanitario, consentendo le riaperture e il rilancio dell’economia mondiale.
In questo periodo abbiamo potenziato i flussi della materia prima della nostra filiera, impegnata verso una transizione ecologica importante. Abbiamo riversato le nostre produzioni su prodotti a shelf life più lunga e/o orientati al benessere, più richiesti da un consumatore esigente e attento a provenienze, qualità, sostenibilità e prezzo. Abbiamo aggiornato i nostri piani industriali, l’organizzazione degli stabilimenti e la logistica che in questi primi mesi del 2022 si stanno confrontando anche con l’inflazione. Chiudiamo il bilancio della Spa e della cooperativa cogliendo le previsioni del budget, ma siamo preoccupati per l’anno che abbiamo davanti.
Editoriale di Terra e Vita 18/2022
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In queste settimane stiamo infatti rivedendo il piano sul 2022 a causa delle elevate inflazioni che si sono abbattute sull’intero tessuto produttivo nazionale e mondiale, ma con forti criticità sul settore lattiero caseario, toccato sul fronte delle materie prime agricole, sul fronte dell’energia e del metano, sul fronte del packaging. Le scarse produzioni mondiali di latte, unite alle inflazioni di tutti gli altri fattori produttivi hanno di fatto creato le condizioni per un riposizionamento complessivo delle categorie dairy, iniziato tra l’altro nell’agosto 2021.
Ci si è ritrovati a marzo 2022 con un’inflazione dei costi di produzione a due cifre, i listini bloccati e il comparto a rischio di default. Nel frattempo allevatori, produttori e distributori si erano smarriti in una trattativa improbabile al ministero.
Editoriale di Terra e Vita 18/2022
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Essere leader comporta assumersi delle responsabilità anche oltre i propri confini aziendali, lo abbiamo fatto, con la decisione di assicurare una base di 48 cent/litro ai nostri soci e la contestuale apertura della cooperativa a nuovi soci ha sbloccato la situazione, altri ci hanno seguito e si è contestualmente riaperto il negoziato con la Gdo. Chi produce va salvaguardato non di più, ma quantomeno alla stregua di chi compra, distribuisce e di chi consuma, ed è necessario riconoscere il giusto prezzo per un cibo di qualità e sostenibile, in primo luogo proprio da parte di chi lo compra, lo distribuisce e lo consuma.
Mentre Granarolo investirà nuove risorse per aumentare fatturato e volumi di latte di filiera lavorati, le aziende socie saranno impegnate in un processo di transizione sostenibile senza precedenti, così come richiesto dalla Comunità europea e come ci richiede il pianeta per contribuire a preservarne la prospettiva per le future generazioni.
Dovremo dimostrare tutti di essere capaci di produrre di più, nel rispetto della natura e degli animali che alleviamo, di produrre impattando meno possibile, sprecando di meno, utilizzando meno chimica e meno farmaci, riducendo le nostre emissioni, garantendo nel contempo la nostra ineguagliabile sicurezza alimentare e la preziosa qualità dei nostri prodotti, del nostro latte, dei nostri formaggi e di quel tesoro che è il cibo italiano.
di Gianpiero Calzolari
presidente gruppo Granarolo