A giudizio di molti protagonisti della filiera della carne, dal mondo dell’allevamento all’industria alla distribuzione, non ultimi i dietologi, sarebbe giusto che trovassero grande rilievo sui media i contenuti lanciati qualche giorno fa dal Cnsa (Comitato nazionale per la sicurezza alimentare) del ministero della Salute italiano. Il quale pubblicando il 4 febbraio scorso il proprio “parere” scientifico sul rischio legato alla cancerogenicità delle carni rosse fresche e trasformate lancia una precisa risposta all’indagine Iarc che nell’ottobre 2015 sconvolse quella stessa filiera.
L’ottobre scorso, ricordiamo, la filiera della zootecnia da carne subì un grave colpo.
A infliggerlo era stata la la divulgazione dei risultati di un’indagine svolta dall’International Agency for Research on Cancer (Iarc) di Lione, agenzia appartenente all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
L’indagine Iarc, pubblicata in forma di abstract su “The Lancet Oncology”, aveva affermato che le carni rosse lavorate come ad esempio i wurstel «sono cancerogene», e vanno inserite nel gruppo 1 delle sostanze che causano il cancro.
Gli esperti Oms avevano calcato la mano precisando che la pericolosità della carne rossa lavorata è al livello più alto, come il fumo e il benzene che si trovano nello stesso gruppo 1.
La notizia si era diffusa nella mattina del 26 ottobre 2015 e subito era stata ripresa e commentata da tutti i media.
Grandissimo clamore, grandissime ripercussioni sul mondo produttivo.
Ora, il 4 febbraio 2016 è arrivata la risposta del ministero italiano. In breve in questo Parere il Cnsa, “considerato” che la monografia Iarc Oms sarà pubblicata integralmente solo nella seconda metà del 2016 (in ottobre 2015 ne venne diffuso soltanto un abstract), “ritiene” che sia necessario riesaminare la monografia nel dettaglio quando sarà pubblicata. E lascia trasparire un’evidente perplessità sulla classificazione da parte della Iarc della carne rossa fresca come “probabilmente cancerogena” e della carne rossa trasformata come “sicuramente cancerogena”.
Inoltre “raccomanda” ai consumatori di seguire una sana alimentazione associata a uno stile di vita attivo. E conclude rilanciando: “Un regime dietetico adeguato ed equilibrato non solo garantisce un apporto ottimale di nutrienti, in grado di soddisfare i fabbisogni dell’organismo, ma permette anche di ricevere sostanze che svolgono un ruolo preventivo e/o protettivo nei confronti di determinate condizioni patologiche”.
In ogni caso, sono numerose le evidenze che dimostrano come un adeguato consumo di carne rossa influisca positivamente sulla salute dell’uomo. Ma purtroppo al consumatore giungono solo notizie allarmanti, fuorvianti, ma, aspetto veramente preoccupante, anche pericolose.
Infatti la non inclusione di una corretta quantità di carne nella dieta può avere ripercussioni molto serie e gravi non solo nello sviluppo di un giovane, ma in generale sulla salute di ogni individuo.
In questo senso l’intera comunità scientifica, ma anche le istituzioni pubbliche, si aspettano in tempi brevissimi una completa rettifica e rivisitazione del messaggio profondamente errato divulgato dall’Organismo Mondiale della Sanità sulla pericolosità della carne rossa.
Carlo Angelo Sgoifo Rossi
Università degli Studi di Milano