Dodici mila nuovi posti di lavoro stabili, 2 miliardi di investimenti nei prossimi anni e la possibilità di esportare nel mondo la tecnologia italiana del “biogas fatto bene”. Partendo da questi numeri e tenendo conto delle tante ricadute positive che il biometano può avere, non solo nel settore agricolo, ma in tutta la filiera di produzione, dai cogeneratori, alla componentistica, alla meccanica agraria e non, Stefano Bozzetto del Cib (Consorzio italiano biogas) ha rinnovato a Reggio Emilia l’appello al Governo affinchè sblocchi la fase di stallo in cui si trova oggi il biometano a seguito della mancata pubblicazione delle ultime regole attuative.
Anche se Bozzetto è convinto che «in extra rete si potrebbe partire subito con biometano trasportato su carri bombolai e cisterna rispettando le norme di sicurezza e qualità». «Il Governo – ha sottolineato Bozzetto - ci dia una mano a produrre il biometano con il pastazzo siciliano, il letame, le sanse, con quell’immenso giacimento inesplorato di biomasse che si trova nel Sud Italia. Perché produrre biogas e quindi biometano, consente di rafforzare la competitività delle aziende agricole riducendo i costi di produzione e diversificando gli sbocchi di mercato, rendendo in tal modo più attrattivi gli investimenti nel settore agricolo e intensificando le attività di sequestro della CO2 nel suolo».
Un’esperienza quella italiana che fa scuola in Europa e anche nel mondo. Perché se nell’Ue i 2/3 dei Paesi non hanno impianti a biogas, a causa della mancanza di «un’azione coordinata che consentirebbe di superare gli ostacoli principali e di avviare in tutti gli Stati lo sviluppo del settore» secondo il vicepresidente del Cib, Angelo Baronchelli, sono tanti i Paesi nel mondo che guardano con interesse alla realtà del biogas italiano, come dimostra la nutrita partecipazione di delegazioni straniere al convegno organizzato dal Crpa a Reggio Emilia e alle visite ad impianti della zona......
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