Il biometano nella lotta al climate change

biometano nella lotta ai cambiamenti climatici
Un ruolo strategico per il bilanciamento della rete energetica italiana, per la sostenibilità ambientale dei trasporti pesanti e navali e dei processi industriali

«Promettiamo di convertire la nostra agricoltura in modo che sia più indipendente dalla chimica fossile e dai pesticidi, coltivando in modo tale che le piante assorbano la CO2 e la tengano permanentemente nel suolo. Ogni anno coltiviamo doppi raccolti e produciamo biometano e cibo allo stesso tempo. Recuperiamo anche la CO2 dalla lavorazione e la usiamo senza dover scavare nuovi pozzi. Il biometano sarà utilizzato per alimentare ogni tipo di trasporto pesante e navigazione. Per le auto così come per le piccole imbarcazioni e i veicoli leggeri, abbiamo con la transizione dual-Fuel all'elettrico e all'idrogeno. Una parte di questa speranza è già una realtà e siamo fiduciosi che vi sia una terra più fertile, così come l'atmosfera più pulita e meno calda e il mare». È questa la promessa dei soci Cib (Consorzio italiano Biogas) fatta ai ragazzi dello #strikeforfuture in occasione della Giornata mondiale del clima del 15 marzo scorso.

biometano nella lotta ai cambiamenti climatici
Piero Gattoni.

«Riteniamo che il gas rinnovabile giocherà un ruolo fondamentale nel processo di transizione verso un’economia carbon neutral, anche grazie al potenziamento della filiera agricola del biometano – dichiara Piero Gattoni, presidente Cib -. Il nostro Paese dispone di una filiera agricola particolarmente vitale e in grado di produrre biogas, convertibile in energia elettrica e termica, e biometano, prodotto che può essere immesso nell’infrastruttura del gas per usi civili e industriali o utilizzato come biocarburante avanzato. La molecola del biometano è molto flessibile, può velocizzare la decarbonizzazione della rete del gas, rendere ecosostenibili i trasporti, in particolare quelli pesanti e navali e giocare un ruolo fondamentale nella futura produzione di biomateriali».

Biometano e idrogeno per eliminare le emissioni di CO2 nel 2050

Un potenziale di gas rinnovabile, prevalentemente biometano e idrogeno, di 270 miliardi di metri cubi da immettere nelle infrastrutture esistenti potrà aiutare l’Europa a eliminare le emissioni di CO2 nel 2050 risparmiando circa 217 miliardi di euro l’anno. È la conclusione di uno studio commissionato a Navigant dal consorzio Gas for Climate, che riunisce sette aziende europee di primo piano nel trasporto gas (Snam, Enagás, Fluxys, Gasunie, GRTgaz, Open Grid Europe e Teréga) e due associazioni attive nel settore del gas rinnovabile (Cib-Consorzio Italiano Biogas e Eba-European Biogas Association).
Il report illustra il potenziale di idrogeno e biometano, accanto all’elettricità prodotta da rinnovabili, nell’assicurare al continente una transizione energetica meno costosa possibile, svolgendo un ruolo chiave nel riscaldamento domestico, nei processi industriali, nella produzione di energia elettrica e nei trasporti pesanti. Le infrastrutture gas esistenti in Europa possono trasportare e stoccare sia l’idrogeno sia il biometano e saranno indispensabili per fornire questi crescenti quantitativi di gas rinnovabile agli utenti finali.
«Il report – dichiara Piero Gattoni – è un’ulteriore evidenza dell’apporto essenziale che il biometano può dare alla realizzazione di un futuro energetico sostenibile e totalmente rinnovabile in Europa».

Agribiomobility: per fare massa comune

biometano nella lotta ai cambiamenti climatici
Giangiacomo Bonaldi.

«Cgbi - Confederazione generale dei bieticoltori italiani - è una rete di aggregazione voluta dai bieticoltori – spiega Gian Giacomo Gallarati Scotti Bonaldi, presidente Cgbi e presidente Anb (Associazione nazionale bieticoltori) -.  Che dopo la crisi del comparto bieticolo saccarifero ha saputo cogliere la nuova opportunità dei biocarburanti. L’Italia ha bisogno di metano, ma ha ancora più bisogno della molecola verde del biometano, nella quale gioca un ruolo di rilievo l’attività degli agricoltori e dei bieticoltori.  Gcbi ha fatto investimenti sul biogas a partire dal 2010; ha sviluppato sinergie e portato avanti attività non solo di tutela dei bieticoltori. Abbiamo puntato su filiere alternative per migliorare il reddito degli agricoltori attraverso le bioenergie. Il nostro prossimo business è passare dal biogas al biometano, nell’ambito della mission del gruppo che si propone di “diversificare, integrare, consolidare” il reddito agricolo degli associati. La novità è che abbiamo già costituito società consortili per la produzione di biometano. Noi pensiamo - continua Bonaldi - di rappresentare i numerosi impianti a biogas che vogliono affrontare la nuova avventura del biometano. E c’è la necessità di fare massa comune. Da qui l’idea di far nascere la piattaforma Agri.bio.mobility. Insieme ad Ernst&Young abbiamo interagito con i gruppi della logistica e dei trasporti. L’obiettivo di Cgbi è fare una ventina di impianti in tempi brevi e fare crescere la filiera. Anche in Italia meridionale dove già siamo presenti. Bisogna intervenire, però, sulla valorizzazione di questa molecola verde. Il biometano è qualcosa di più e deve avere la giusta valorizzazione; è una economia circolare perché pone al centro i sottoprodotti agricoli. Adesso – conclude il presidente di Cgbi - chiediamo un aiuto alle Istituzioni e l’interpretazione corretta di alcune norme che potrebbero imprimere l’acceleratore sullo sviluppo della filiera del biometano».

Il biometano nella lotta al climate change - Ultima modifica: 2019-03-20T12:16:38+01:00 da Mary Mattiaccio

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