L’annunciato aggiornamento del tavolo sui nitrati della scorsa settimana non c’è stato; nell’ultimo incontro, tenutosi il 10 febbraio scorso, erano stati indicati i prossimi passi da affrontare anche in relazione all’ulteriore aggiornamento dello studio dell’Ispra. Ed è su queste basi che i ministeri dell’Agricoltura e dell’Ambiente hanno ribadito la possibilità di procedere ad una semplificazione degli adempimenti burocratici e tecnici, evidenziando che gli obiettivi da raggiungere sono:
- l’emanazione del decreto digestato;
- il rinnovo della richiesta di deroga;
- l’aggiornamento delle aree vulnerabili.
Sorvolando sulla questione deroga, che coinvolge un numero limitato di aree e di aziende, su cui è stata messa in evidenza la necessità di riproporla a livello europeo al fine di confermarla, le questioni più delicate sono il decreto digestato e la ridefinizione delle aree vulnerabili, su cui nelle ultime settimane si sono addensate nuvole molto scure.
Decreto digestato
Il decreto digestato contiene alcune prime semplificazioni nella gestione degli effluenti zootecnici e regola l’utilizzazione agronomica del digestato. Il decreto, approvato in Conferenza Stato Regioni nello scorso novembre, è stato presentato dai Ministeri competenti alla Commissione europea per descrivere le novità introdotte nella normativa nitrati con particolare riferimento all’equiparazione del digestato ai concimi chimici; uno dei punti maggiormente qualificanti e innovativi del provvedimento che attua una specifica norma nazionale.
Nonostante i rigidi criteri introdotti dall’art. 33 del Dm. per l’equiparazione (contenuto in azoto prontamente assimilabile, livello di efficienza d’uso dell’N, copertura degli stoccaggi, distribuzione in campo con sistemi a bassa emissività - iniezione, interramento immediato, fertirrigazione ed equivalenti), la Commissione, anche se solo verbalmente, ha fornito un parere negativo.
Situazione ora che, oltre a portare ad ulteriori ritardi nell’emanazione del provvedimento, costringe l’Italia o a stralciare dal decreto la parte che riguarda l’equiparazione del digestato ai concimi chimici o a forzare la mano nei confronti dell’Ue rischiando un’ulteriore procedura di infrazione sull’applicazione della direttiva nitrati.
A prescindere dalle decisioni che verranno prese, il quadro descritto mette sempre più in rilievo la necessità di aprire un confronto con l’Ue per rivedere la direttiva nitrati attraverso una maggiore flessibilità delle disposizioni, che dia la possibilità agli Stati Membri di limitare l’apporto di azoto in relazione alle proprie realtà e di utilizzare le migliori tecniche disponibili per favorire l’utilizzazione agronomica degli effluenti zootecnici, delle acque reflue e del digestato, che contribuiscono al mantenimento della sostanza organica nei suoli.
Aree vulnerabili
Altra questione controversa è l’aggiornamento delle aree vulnerabili, che si trascina da ormai quattro anni a partire dalla pubblicazione dell’Accordo Stato Regioni del 5 maggio 2011 che prevede che i Ministeri e le Regioni si impegnano a promuovere l’aggiornamento delle zone vulnerabili e l’adeguamento dei programmi di azione; a cui ha fatto seguito la legge 221/12 (art. 36 co. 7 ter) che aveva previsto specifiche scadenze per la conclusione del percorso normativo.
Ma i risultati sono pochi. Ora occorre un’assunzione di responsabilità chiara ed univoca sulla reale possibilità di limitare le aree vulnerabili in relazione ai dati indicati da Ispra evitando di creare false aspettative.
In questa direzione occorre dare concretezza a quanto deciso nella stessa riunione del 10 febbraio e cioè di verificare la documentazione attualmente disponibile diretta a ridefinire le aree vulnerabili.
Solo attraverso un forte coordinamento dei ministeri delle Politiche agricole e dell’Ambiente con i relativi assessorati regionali si potrà giungere ad una proposta che porti reali benefici al settore zootecnico.
Ma la principale sfida è la modifica della direttiva nitrati, ormai ampiamente superata sia dal punto di vista normativo che tecnico.