Creare prodotti assicurativi il più possibile su misura, che tengano conto delle diverse esigenze delle aziende e della variabilità capillare delle condizioni ambientali. Integrare con nuove soluzioni o in alcuni casi sostituire il mercato delle polizze tradizionali che fatica a decollare anche per le limitazioni introdotte a causa delle perdite degli ultimi anni, soprattutto in frutticoltura e per avversità come il gelo. E poi affiancare gli strumenti di difesa attiva con coperture che sopperiscano a imprevisti difficili da gestire pure con le attrezzature più moderne. Il tutto per allargare la platea di imprenditori agricoli assicurati e rendere il sistema più sostenibile. Questa la “missione” delle polizze parametriche secondo Michele Vimini amministratore delegato di Assiteca Agricoltura, società del Gruppo Assiteca, tra le più importanti in Italia nella gestione dei rischi d’impresa entrata a far parte dallo scorso maggio del Gruppo Howden (la più grande realtà europea di intermediazione assicurativa), e primo broker nazionale indipendente nel mercato delle assicurazioni agricole. «E poi in caso di sinistro i tempi di risarcimento sono rapidissimi».
Gli eventi climatici avversi aumentano, eppure le assicurazioni agevolate in Italia non decollano. Come mai?
«Principalmente perché non abbiamo sviluppato una corretta cultura della gestione del rischio. Però non si può negare che le assicurazioni agricole, anche se agevolate, sono molto costose rispetto agli altri rami di rischio. Questo crea un circolo vizioso per effetto del quale si assicurano solo le aziende che hanno un’alta probabilità di subire danni alle colture e le tariffe salgono ancora di più. Per la frutta, ad esempio, abbiamo premi che per alcune colture in certe zone sfiorano il 30% del valore della produzione».
Il fondo Agricat è uno strumento che può contribuire a diffondere le assicurazioni agevolate?
«Sì, può servire, ma ci vorrà del tempo, non si farà in uno o due anni. Poi non è ancora chiaro a quale livello Agricat interverrà, cioè se sulla fascia bassa dei sinistri o su quella alta, quindi ad integrazione di coperture tradizionali. Questo cambia molto l’aspettativa e le capacità del fondo di spendere le risorse che ha a disposizione. Di certo è un’iniziativa che ridurrà le esposizioni delle compagnie, ma da solo non può bastare».
Per bocca del direttore di Ania Umberto Guidoni, le compagnie assicurative indicano le polizze parametriche come una strada possibile per rendere sostenibile il sistema. Lo crede anche lei?
«Sarebbe troppo facile pensare di trovare un equilibrio semplicemente passando da un prodotto all’altro. Ci sono compagnie che non operano nel mercato delle parametriche e che hanno un atteggiamento molto critico nei confronti di questo strumento. Mentre altre intendono sviluppare soluzioni innovative su questo segmento. La strada è sempre cercare di ridurre l’anti selezione dei rischi, altrimenti risultano costose sia le tradizionali, sia le parametriche. Però noi siamo convinti che le parametriche rappresentino una buona opportunità per integrare le carenze delle prestazioni delle polizze tradizionali e quindi possano generare una maggiore attrattività verso gli strumenti di gestione del rischio».
Algoritmi, trigger event, fogli excel con calcoli complicati per stabilire premi e risarcimenti. Siamo sicuri che il mercato italiano sia pronto per questo tipo di polizza? Gli agricoltori le capiscono?
«In effetti sono strumenti complessi. Possiamo distinguere due tipi di parametriche. Il primo assicura specifiche avversità per alcune colture. Utilizzano degli oracoli capaci di calcolare e certificare indici strutturati, cioè si devono verificare contemporaneamente più condizioni metereologiche avverse per far scattare gli indennizzi. La definizione di questi oracoli è il frutto di studi agronomici e meteorologici complicatissimi, il più delle volte fatti dai dipartimenti universitari. Ovviamente sono finalizzati a dimostrare una forte correlazione tra l’evento avverso e il danno alle colture. Tali prodotti sono costruiti con algoritmi incomprensibili per l’utente finale e questo ne limita la diffusione. Il secondo tipo si può definire “parametrica pura”. Sono legate a un unico trigger event, come ad esempio temperatura alta o bassa, precipitazioni o forza del vento oltre un certo livello. Sono più semplici da costruire e da comprendere. A mio avviso queste si stanno diffondendo».
Su quali colture?
«Sul gelo sicuramente, quindi parliamo di temperatura su colture arboree, in Friuli, Veneto ed Emilia-Romagna. Non ci sono oracoli e indici strutturati o calcoli complicati da fare. Sul pomodoro sono impiegate per coprire il rischio gelo sui trapianti delle prime settimane di aprile e quello di eccessive precipitazioni. In questo caso la parametrica svolge due funzioni assicurative: indennizza i danni non coperti dalle polizze tradizionali che sull’eccesso di pioggia hanno una franchigia al 30%, oppure l’impossibilità di accedere in campo con le macchine che potrebbe impedire la raccolta o l’esecuzione di un trattamento».
Con le parametriche c’è il rischio di essere indennizzati quando non si ha subito un danno e di non esserlo quando si è subito. State lavorando per risolvere questa anomalia, sempre che sia possibile?
«La particolarità delle parametriche è che non è prevista perizia in campo, quindi si elimina la soggettività nell’interpretazione. L’algoritmo deve tenere conto di scenari dove il danno si è verificato con certezza o quasi. Serve la correlazione più corretta possibile tra la probabilità di accadimento di un evento avverso e danno, quindi perdita di prodotto. Il trigger deve essere calibrato su scenari catastrofali molto puntuali. Ci può essere qualche eccezione, ma sono casi limite».
Quali sarebbero i vantaggi per le aziende agricole che sottoscrivono queste polizze?
«Di certo la rapidità e semplicità di gestione dei sinistri che rende molto veloci gli indennizzi in caso di danni. Le pratiche sono snelle, non c’è perizia, non c’è soggettività e i tempi si accorciano. Dopo 15 o al massimo 30 giorni dal termine del periodo di copertura gli agricoltori ricevono i bonifici con i risarcimenti. E poi c’è la possibilità di assicurare eventi non previsti nel Pgra».
Ad esempio?
«Con una parametrica potrei decidere di assicurare l’aumento dei costi di irrigazione dovuti alla carenza di precipitazioni, che non hanno nulla a che fare con la perdita di produzione, anzi, magari questo aumento dei costi per l’irrigazione mi consente di raggiungere le rese desiderate. Un caso come questo non può essere gestito con le polizze agevolate del Pgra. Sono strumenti sui quali ci si può sbizzarrire a seconda delle esigenze. Abbiamo in corso una sperimentazione sulle temperature medie e massime. Un’altra formula che stiamo studiando è la rilevazione del contenuto idrico del suolo con i satelliti. Cioè un’analisi che non considera solo l’assenza di precipitazioni ma anche la tipologia di terreno, perché è noto che a seconda della sua conformazione un suolo può avere più o meno bisogno di acqua. Se il contenuto idrico si discosta da un certo valore calcolato sulla media degli ultimi cinque-dieci anni, scatta un determinato indennizzo. Negli Stati Uniti è molto diffusa, da noi finora non ha avuto successo, probabilmente perché la rilevazione del satellite non è percepita come una cosa tangibile dagli agricoltori, che si affidano ancora al pluviometro».
Però il pagamento dei premi deve essere anticipato rispetto alle tradizionali.
«Anche su questo c’è una resistenza culturale da parte degli imprenditori agricoli ma crediamo che sarà pian piano superata. Però se una parametrica viene inserita all’interno di una polizza agevolata tradizionale – ne sono state fatte su olive e pomodoro – per gestire una tipologia di danno di un pacchetto più ampio, sia per il pagamento dei premi sia per la liquidazione dei sinistri, si seguono i tempi delle polizze agevolate».
Su quali colture si svilupperanno di più secondo lei nel prossimo futuro?
«Di sicuro continuerà la diffusione sulle colture arboree, soprattutto per il gelo su frutta, uva e olive. Continuerà a essere interessante per il pomodoro e cominceranno a essere utilizzate sulle estensive. Si pensi solo all’impossibilità di assicurare contro la siccità i terreni non irrigui: in Italia ne abbiamo ancora tanti. E poi continueranno gli studi per dare una copertura con polizze parametriche alle fitopatie che oggi sono escluse dalle agevolate e credo lo saranno sempre».