«Sul tema delle infrastrutture – afferma alla tappa odierna di Grow! il ministro Teresa Bellanova - dobbiamo essere tutti dalla stessa parte per costruire una squadra che lavori per raggiungere gli stessi obiettivi. Perché in Italia il problema maggiore non deriva dagli stanziamenti per le opere pubbliche, ma dalla loro fattibilità». Il ministro ricorda ancora una volta i 120 miliardi di euro che sarebbero fermi nei cassetti dei ministeri e delle Regioni per opere da realizzare entro il 2025 (un valore stratosferico che qualcuno ritiene mal calcolato).
No a dilazioni
Ma al di là delle dispute sui numeri, il tema messo in evidenza dal ministro è assolutamente centrato: «Il ministero ha di recente messo a punto la strategia nazionale per il risparmio idrico, ci sono 500 milioni per opere immediatamente cantierabili e assicuro il mio impegno per fare in modo che questa cifra venga spesa tutta entro l’anno in corso. Troppo spesso l’impegno della pubblica amministrazione è quello di trovare scappatoie per una dilazione dei tempi, l’obiettivo è invece fare in modo che le infrastrutture diventino operative prima possibile per consentire ai cittadini e agli imprenditori di rendere più competitivo il nostro sistema Paese».
Spezzare l’isolamento delle zone interne
Un obiettivo che passa soprattutto dalla digitalizzazione. «La più grande emergenza per l’Italia – testimonia il ministro – è il progressivo abbandono delle zone interne. Puntiamo sui sostegni ai giovani agricoltori per risolvere questo gap, ma non possiamo poi abbandonarli nel più completo isolamento. Le reti digitali sono fondamentali per l’agricoltura italiana e il piano per la realizzazione della banda ultra larga partito nel 2015 va completato a sostegno delle zone rurali».
Pac: la sostenibilità non sia a carico degli agricoltori
Bellanova che, all’alba del varo della nuova Pac, non si è sottratta dall’affrontare il tema della sostenibilità e del peso del new green deal. «A Bruxelles voglio mettere in chiaro una cosa: l’agricoltura non è la colpevole per il cambiamento climatico in atto, rappresenta invece la soluzione. Per questo i costi della sostenibilità non possono essere tutti a carico del settore primario, se si vuole veramente puntare sull’obiettivo della sostenibilità ambientale, allora bisogna dimostrarlo con risorse aggiuntive». Una battaglia che il ministro dovrà affrontare con il deficit della mancanza dei dati. Massimiliano Giansanti presidente di Confagricoltura fa infatti notare che il ministro non potrà contare su dati Istat aggiornati riguardo alla nostra agricoltura. «Il problema dei Big data – commenta il ministro – sarebbe facile da risolvere: l’agricoltura è una grande produttrice di dati e stiamo lavorando per unire le banche dati di Ismea. Crea Inps e Istat- Sembra facile ma occorre superare molte resistenze».