«Nel 2021 metteremo a disposizione degli imprenditori agricoli una cambiale agraria che favorisca gli investimenti. Erogherà assegni da 100.000 euro o anche di più. E poi continueremo a sostenere i giovani e la digitalizzazione delle aziende agricole». Nonostante la situazione molto complicata per il Paese e le ripercussioni sul settore primario delle recenti misure per contenere il contagio, il direttore di Ismea Raffaele Borriello non perde la fiducia. Oltre a illustrare il lavoro fatto in questi mesi per sostenere il comparto, annuncia nuove iniziative e dà un giudizio positivo sulla bozza della Pac.
L’agricoltura era affamata di credito già prima della pandemia. Quello che è successo negli ultimi mesi non ha fatto che aggravare la situazione.
All’indomani dell’emergenza e della crisi sanitaria della scorsa primavera abbiamo sospeso tutte le rate dei mutui attivi per dare modo alle imprese di respirare. Abbiamo subito attivato il fondo di garanzia. Nei decreti rilancio e liquidità sono state messe a disposizione risorse per favorire l’accesso al credito delle aziende agricole. A oggi abbiamo concesso oltre 30.000 garanzie per 580 milioni di euro di prestiti erogati.
La rapidità con cui sono stati bruciati i fondi della cambiale agraria è un segnale chiaro.
La cambiale agraria concede liquidità a tasso zero in modo rapido. Per questo piace alle imprese. Nella prima tranche abbiamo impegnato 60 milioni di euro e nel giro di una settimana le aziende hanno avuto a disposizione circa 30.000 euro da restituire in cinque anni. Proprio grazie al successo che c’è stato abbiamo deciso di aggiungere un’altra tranche da 20 milioni. In questo caso il periodo di ammortamento è stato allungato a dieci anni. In pochi giorni abbiamo ricevuto oltre 2.700 domande per oltre 70 milioni di euro.
Data la grande richiesta, a breve pensate di attivare ancora questo strumento?
Per ora non abbiamo più risorse a disposizione. Degli 80 milioni concessi finora noi ne abbiamo messi 50 e il Governo 30. Dato che con questi ultimi 20 milioni riusciremo a finanziare solo 7/800 aziende, forse l’esecutivo deciderà di intervenire per aiutare anche le altre o almeno una parte. Dal prossimo anno vorremmo rendere strutturale la cambiale agraria e fare in modo che si possa usare non solo per la liquidità ma anche per piccoli investimenti. Quindi aumentaremo il tetto di 30.000 euro a 100.000 o anche di più. In questo modo l’imprenditore agricolo potrebbe comprare un trattore o fare un altro acquisto utile all’attività. È uno strumento che funziona quindi vogliamo renderlo più completo.
La modalità di presentazione delle domande ha creato un po’ di malumore. Una sorta di click day che premia chi arriva prima.
Non facciamo click day. Apriamo uno sportello e raccogliamo le domande in ordine cronologico. Abbiamo chiuso dopo pochissimo tempo perché erano arrivate moltissime domande per un importo oltre tre volte la dotazione. Poi eroghiamo i fondi in base a questo ordine finché le risorse non si esauriscono. Se avessimo tenuto aperto lo sportello altri tre giorni sarebbero arrivate altre migliaia di domande. Ma senza risorse che senso ha?
Di certo però le aziende agricole hanno difficoltà ad accedere al credito.
Il problema dell’accesso al credito non riguarda solo le imprese agricole, ma anche le banche. Perché agricoltori e istituti di credito devono parlarsi. Noi proviamo a metterci in mezzo a questi due soggetti che spesso hanno difficoltà a dialogare e cerchiamo di fare da facilitatori. Come? Prevalentemente con il fondo di garanzia che è garantito dallo Stato. In questo modo gli imprenditori agricoli possono ottenere più facilmente credito e a condizioni migliori rispetto a quelle che otterrebbero se si rapportassero direttamente con le banche. In pochi mesi, le misure Covid sono partite a fine aprile, abbiamo erogato 580 milioni di garanzie a oltre 30.000 imprese. Questi numeri mostrano come sia forte l’esigenza di liquidità delle aziende ma anche come sia stata adeguata la risposta delle banche.
E provando ad alzare lo sguardo oltre l’emergenza?
Dobbiamo sostenere gli investimenti, soprattutto dei giovani. Ismea ha delle misure che ci consentono di dare risorse sia per favorire il ricambio generazionale sia per chi è già un giovane imprenditore agricolo e si vuole rafforzare. Concediamo contributi a fondo perduto e mutui a tasso zero.
Come sta andando la Banca della terra?
Bene. Abbiamo chiuso la terza asta e assegnato molti lotti. Senza terra l’agricoltura non si fa. Diamo l’opportunità soprattutto ai giovani di avere a disposizione terreni da coltivare.
Cosa pensa della nuova Pac, sulla quale il Consiglio agricolo Ue ha trovato l’accordo?
Speriamo possa dare più attenzione alla politica fondiaria. A mio parere l’accordo raggiunto è positivo. La cosa più importante è che viene data ancora più attenzione ai giovani, ai cambiamenti climatici e alla sostenibilità. Sono temi dove siamo molto attivi.
A proposito di clima. Dopo gli eventi catastrofali degli anni scorsi che hanno richiesto l’erogazione di ingenti risarcimenti, molte compagnie assicurative sembrano in ritirata dal comparto agricolo. Un problema non da poco.
Con il fondo di riassicurazione erchiamo di sensibilizzare le compagnie ad assicurare sempre di più l’agricoltura e a farlo con strumenti innovativi che coprano tutti i danni che possono verificarsi in un’azienda agricola.
Nonostante questo, molte aziende percepiscono le coperture come costi inutili.
La cultura della gestione del rischio andrebbe incentivata, soprattutto nel Mezzogiorno. Al Nord, invece, è abbastanza diffusa. Bisogna far capire che proteggersi dalle incognite climatiche e del emrcato è un tema centrale per la conduzione di un’azienda agricola. Comunque negli ultimi anni stiamo avendo dei buoni risultati. Sul biologico, ad esempio, con un incremento dei valori e delle superfici assicurate.
I fondi di mutualità possono aiutare?
Sono strumenti nuovi. Abbiamo già avuto esperienze molto positive sul territorio nazionale, auspichiamo che queste si possano diffondere sempre di più per i rischi climatici e di mercato.