La rete d’impresa introdotta nel 2009 dal decreto competitività e applicata 4 anni fa anche in chiave agricola sta conquistando sempre più spazi sia in agricoltura che nell’agroalimentare. Nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, a fine 2017 erano stati stipulati 773 contratti di rete che coinvolgono quasi 4mila imprese, pari al 20% del totale. Sono invece 336 e aggregano 714 imprese i contratti di rete dell’industria alimentare e delle bevande. A fine 2017 si contavano in Italia più di 4mila reti e oltre 20mila imprese appartenenti a tutti i settori, mentre nel 2018 i dati provvisori aggiungono alle reti altre 11 mila imprese.
E’ quanto emerge dal Manuale delle reti d'impresa per giovani agricoltori commissionato all’Ismea dal ministero delle Politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo e presentato di recente a Roma. L’obiettivo è quello di approfondire la conoscenza di questo modello di collaborazione in grado di aumentare la competitività delle aziende senza farle rinunciare alla propria autonomia giuridica e gestionale e alla propria identità commerciale promuovendolo soprattutto tra i giovani agricoltori.
Le imprese agroalimentari (considerando sia le agricole sia quelle di trasformazione industriale) coinvolte nelle reti sono concentrate principalmente Friuli Venezia Giulia (776 imprese, pari al 16,7% del totale, di cui 736 agricole e 40 industriali), in Toscana (533 imprese, di cui 504 agricole e 29 alimentari), in Campania (488 imprese, di cui 412 agricole e ben 76 dell’industria alimentare) e nel Lazio (486 imprese, di cui 447 agricole e 39 industriali). Per quanto riguarda il tipo di attività la maggior parte delle aziende sono impegnate nell'orticoltura, nella produizione di uva o nel settore zootecnico.
Uno strumento innovativo per la competitività delle imprese
Il contratto di rete d'impresa si presenta come una formula innovativa che consente di aggregare più imprese con differenti gradi di flessibilità e autonomia rispetto alle forme tradizionali di cooperazione e condividere attività per raggiungere obiettivi comuni. Questi sono l’innovazione, la promozione delle produzioni, la commercializzazione, e la razionalizzazione dei costi con una gestione comune dei mezzi tecnici. Può essere quindi un ampliamento dell'offerta, un ammodernamento dei processi produttivi o la via per agevolazioni fiscali o l’accesso a finanziamenti pubblici o ancora per l’internazionalizzazione.
Il contratto di rete mette imprese agricole, forestali e agroalimentari in corsia preferenziale per l’accesso ai finanziamenti previsti dalle misure dei programmi di sviluppo rurale regionali e nazionali del periodo 2014-2020 .
La legge 116 del 2014 ha disciplinato la rete agricola favorendo i processi di aggregazione e cooperazione fra le imprese. Il contratto di rete agricolo deve essere costituito da imprese agricole, singole o associate, che mettono in comune i fattori della produzione. Il contratto deve prevedere gli obiettivi di innovazione e di incremento della capacità competitiva dei partecipanti, un programma di attività in grado di assegnare ruoli a ciascun partecipante, come misurare l’avanzamento del progetto e le modalità di ripartizione del prodotto agricolo comune.
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