La coltura del melone, sia in pieno campo che in ambiente protetto, è interessata da numerose virosi che possono creare situazioni di elevata pericolosità per la produttività delle coltivazioni.
I virus più diffusi
Fra quelli maggiormente diffusi e ricorrenti sono da segnalare il virus del mosaico del cetriolo (CMV), il virus del mosaico dello zucchino (ZYMV), il virus della maculatura necrotica del melone (MNSV) ecc. Negli ultimi anni, in particolare nelle aree meridionali e su coltivazioni tardive, sono stati riscontrati, sempre più diffusamente, infezioni in pieno campo del virus del giallume della bietola (Beet pseudo-yellows-BPYV) e del virus del giallume delle cucurbitacee (Cucurbit aphid-borne yellows virus-CABYV). Quest’ultimo risulta ampiamente presente su vasti territori e capace di causare danni di notevole entità alla coltura.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Scambiata per carenza nutrizionale
Il virus del giallume delle cucurbitacee sulle coltivazioni di melone dell’Italia meridionale viene trasmesso in modo “persistente e circolativo” da M. persicae e A. gossypii. I sintomi sono giallume internervale (aree giallo-clorotiche cuneiformi che si allargano fino a confluire fra loro) a carico delle foglie più vecchie (le nervature rimangono verdi); ispessimento della lamina, consistenza coriacea e vetrosa. Riduzioni di resa fino al 40-50%. I sintomi si confondono facilmente con carenze nutrizionali (Mg-Mn) poiché il virus causa alcune alterazioni funzionali nel sistema vascolare della pianta. La sintomatologia si evidenzia, in genere, al momento della maturazione dei primi frutti.
Cultivar resistenti e vettori
Anche se la virosi è maggiormente diffusa nelle coltivazioni estive in pieno campo, è possibile riscontare la sua presenza in coltura protetta. A differenza di altri virus del melone CABYV viene trasmesso dal vettore in modo persistente rendendo possibile il contenimento della sua diffusione all’interno degli appezzamenti mediante trattamenti aficidi.
È da tener ben presente che i veri responsabili della trasmissione del virus sono le forme alate degli afidi, per cui è indispensabile monitorare, per esempio attraverso trappole cromotropiche, i voli per individuare i momenti più opportuni per applicare correttamente i prodotti fitosanitari. Altri mezzi di difesa preventivi possono essere i film pacciamanti riflettenti, trattamenti con polveri repellenti (Particle film technology), oli minerali e/o vegetali ecc.
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Cosa fare in un campo infetto
Se la virosi viene riscontrata già diffusamente in un campo è ormai inutile intervenire con trattamenti fitosanitari. In tali situazioni è utile continuare con regolarità le irrigazioni e fornire alle piante le giuste dosi di elementi nutrizionali già programmate. L’importante è non abbandonare la coltura dal punto di vista agronomico, per far sì che i processi metabolici, in parte alterati dalla presenza del virus, possano continuare a sostenere il ciclo colturale e la produzione.