Prima i sabotaggi ai danni sia di aziende agricole, con il taglio di ceppi di uva e tiranti di tendoni, sia di cantine, con lo sversamento al suolo di ettolitri di vino. Dopo gli incendi: un mese fa di 4.000 cassoni agricoli a Carapelle, adesso di decine di ettari di grano duro pronto per la mietitrebbiatura nelle campagne fra Apricena e Lesina, nell’Alto Tavoliere.
Nel Foggiano la criminalità organizzata fa ricorso a continue forme di intimidazione per costringere gli imprenditori agricoli a piegare la testa e cedere al ricatto delle estorsioni.
Decine di ettari di grano duro in fumo
L’ultima azione della criminalità ai danni di aziende agricole è costituita dagli incendi notturni di decine di ettari di grano duro, i cui titolari hanno dichiarato di non aver ricevuto minacce o avvertimenti.
Il fatto è accaduto, sottolinea il delegato confederale di Coldiretti Foggia, Pietro Piccioni, proprio all’indomani della convocazione, da parte del prefetto Raffaele Grassi, del Tavolo permanente sui reati nelle campagne insediato a Foggia e al quale sono state invitate a partecipare le organizzazioni professionali agricole e le forze dell’ordine.
«Con i classici strumenti dell’estorsione e dell’intimidazione, come gli incendi notturni di campi di grano, le agromafie impongono i percorsi obbligati per il ritiro della paglia, i prezzi dei prodotti agricoli e la vendita di determinate produzioni agli esercizi o gruppi commerciali che a volte, approfittando della crisi economica, arrivano a rilevare direttamente grazie alle disponibilità di capitali ottenuti da altre attività criminose», denuncia Piccioni.
«Non solo si appropriano di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, ma compromettono in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani ed il valore del marchio Made in Italy.
I poteri criminali si “annidano” nel percorso che uva da vino, olio, frutta e verdura, carne e pesce, devono compiere per raggiungere le tavole degli italiani passando per alcuni grandi mercati di scambio fino alla grande distribuzione».
Un rogo di 4.000 cassoni agricoli
È stato sicuramente di natura dolosa il rogo di vaste proporzioni che, poco più di un mese fa, ha interessato circa 4.000 cassoni agricoli impilati nel piazzale dell’“Op Natura Dauna”, in agro di Carapelle (Fg), che, con oltre 100 soci e 4.000 ettari, è una delle più importanti della Capitanata nella lavorazione di ortaggi quali asparagi e broccoli e durante l’anno dà lavoro a circa 600 operai.
I cassoni erano stati scaricati da poco sul retro del capannone aziendale; le fiamme li hanno completamente distrutti. Sul posto è stato necessario l’intervento di due squadre dei vigili del fuoco dal comando provinciale di Foggia per spegnere le fiamme e mettere in sicurezza la zona. La zona non è dotata di telecamere e il presidente dell’Op, Matteo Sgarro, ha dichiarato di non avere mai ricevuto minacce o richieste estorsive.
Ma che l’incendio sia stato un “avvertimento” è apparso confermato dall’esplosione, con successivo incendio, che pochi giorni dopo ha danneggiato la parte anteriore dell’automobile della moglie di Sgarro e il portone della loro abitazione.
Dopo l’ennesimo incendio ai danni di una realtà agricola, il presidente di Confagricoltura Foggia Filippo Schiavone ha espresso il proprio sdegno e la massima solidarietà all’Op Natura Dauna: «Il nostro settore, oggi più di ieri, essendo l’unico settore che sin dall’inizio della pandemia ha continuato a lavorare, per assicurare il cibo sulle tavole degli italiani, è sotto attacco continuo.
Siamo convinti che le forze dell’ordine metteranno in campo ogni azione possibile per gli accertamenti del caso. Questi fenomeni non devono scoraggiare gli imprenditori di Capitanata continuamente vessati, ma incitarli a fare fronte comune per ribadire la propria voglia di legalità e per continuare a lavorare per la loro terra e nella loro terra».