È il quinto anno consecutivo che la pericoltura italiana si trova ad affrontare gravissimi problemi produttivi; nel 2023 gli eventi calamitosi sono stati innumerevoli e molto gravi, a partire dalle gelate primaverili per poi continuare con l’alluvione, le grandinate e le trombe d’aria. Messa in ginocchio dal clima, la produzione si è inabissata e si parla di oltre il-60% in meno sul 2022 e -7- 10% sul 2021, la produzione più contenuta di sempre. La situazione non è rosea anche nelle altre regioni d’Italia e anche a livello comunitario il deficit produttivo è un dato di fatto. In assenza di produzione molte aziende hanno anche evitato di eseguire la normale difesa fitosanitaria ma, se si vuole sperare in un 2024 migliore, è necessario non abbandonare completamente la gestione fitosanitaria del frutteto.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Ridurre le larve svernanti
Storicamente la specie chiave delle pomacee è la Carpocapsa (Cydia pomonella) un lepidottero tortricide infeudato alle pomacee e al noce già conosciuta in epoca romana in quanto è originario dell’area europea di distribuzione del melo selvatico (Malus silvestris) a frutti grossi. Nel periodo autunnale, per abbassare le popolazioni di larve svernanti di questo fitofago e quindi ridurre il rischio di danno per la prossima stagione, si possono impiegare i nematodi entomopatogeni. Si tratta di piccoli vermi cilindrici non visibili a occhio nudo (hanno dimensioni di circa 880 μm); che attaccano gli insetti che vivono nel terreno o in luoghi ad alto contenuto di umidità (gallerie o ripari nel legno, lamina fogliare, radici). I nematodi devono essere applicati nel periodo autunnale in giornate umide e piovose o con previsioni di eventi meteorici imminenti, oppure nelle ore serali o in giornate nuvolose. È fondamentale intervenire con temperature minime giornaliere non inferiori a 10 °C e temperature medie giornaliere attorno a 14 °C. In caso di assenza di piogge, al fine di consentire ai nematodi entomopatogeni di esplicare la loro attività in condizioni appropriate (umidità relativa elevata), è necessario eseguire un trattamento con sola acqua prima e/o dopo l’applicazione dei nematodi. Per favorire la ricerca attiva dell’ospite è importante garantire condizioni di umidità elevata per un periodo di almeno 3 ore dall’intervento in modo da favorire a penetra-zione del nematode nel fitofago bersaglio. Le diverse specie di nematodi entomopatogeni hanno diverse modalità di funzionamento per cui per la lotta alla Carpocapsa si tende a preferire l’impiego di Steirnernema feltiae.
Il lepidottero
La Carpocapsa in annate favorevoli e in assenza di trattamenti può provocare perdite produttive anche del 100%. Nei nostri ambienti svolge tre generazioni all’anno e sverna come larva matura in diapausa dentro un bozzolo biancastro esternamente e candido all’interno, posto nelle anfrattuosità del tronco o nel terreno. In marzo aprile le larve svernanti si incrisalidano e poco dopo comincia lo sfarfallamento dei primi adulti. Le uova della prima generazione vengono deposte per lo più sulle foglie o sui rametti in vicinanza delle fruttificazioni. Le larve neonate trascorrono alcuni giorni spostandosi su foglie e rametti prima di penetrare nei frutti. Qui completano il loro sviluppo in 21-30 giorni per poi fuoriuscire per andare a incrisalidarsi sotto la corteccia o in altri ripari. Il secondo volo si ha da fine giugno a tutto agosto e oltre, con un picco massimo nella prima decade di luglio mentre il terzo inizia da metà agosto. La terza e ultima generazione di larve completa lo sviluppo nei frutti in maturazione per poi entrare in diapausa. Nei frutti di melo e pero le larve entrano attraverso un qualsiasi punto dell’epicarpo e in corrispondenza del foro di entrata si forma un piccolo grumo di rosura ed escrementi che consente la rapida individuazione dell’attacco. Su frutti non maturi, la larva penetra nella zona sottoepidermica scavando una galleria spiralata e in seguito si dirige verso la zona carpellare per nutrirsi dei semi.