Flagello per gli argini di fiumi e canali, ma anche per i terreni coltivati, soprattutto nelle aree rurali della Pianura Padana, negli ultimi decenni la presenza delle nutrie (Myocastor coypus) in Italia è cresciuta molto. E con il proliferare del roditore sono aumentati i danni alle colture e le lamentele degli imprenditori agricoli. Finora i tentativi di controllarne la diffusione hanno prodotto scarsi risultati. Ma da qualche settimana c'è un'arma in più. Con un decreto firmato dal ministro Cingolani e pubblicato in Gazzetta ufficiale lo scorso 10 dicembre, il ministero della Transizione Ecologica ha dato il via libera al piano nazionale di gestione della nutria, elaborato in collaborazione con l'Ispra.
Il piano era pronto dal 2017, redatto dopo che nel 2016 le nutrie furono inserite tra le specie esotiche invasive di rilevanza Unionale con il Reg. Ue 1143/2016. Il Regolamento prevede che gli Stati membri debbano elaborare e applicare dei piani di gestione nazionale. Ora la palla passa a Regioni e Province autonome che dovranno metterlo in pratica, insieme agli enti gestori delle aree protette. Per facilitare questo compito la legge di bilancio 2022 ha stanziato per il triennio 2022-2024 15 milioni di euro per il “Fondo per il controllo delle specie esotiche invasive”, finalizzato al rilevamento ed eradicazione delle specie esotiche invasive.
Gabbie-trappola metodo preferito per la cattura, ma si potrà sparare
Ma in pratica come sarà ridotto il numero di animali? Il piano di gestione vieta l’uso di veleni e rodenticidi, così come ogni altro metodo non selettivo. "Tutti i prodotti rodenticidi oggi presenti sul mercato, ancorché efficaci, non possono essere impiegati nei confronti della nutria, perché non sono registrati per tale utilizzo" si legge nel documento. La cattura in vivo tramite gabbie-trappola rappresenta il metodo preferenziale di riduzione numerica, in virtù della rispondenza a requisiti di buona selettività, efficacia e ridotto disturbo che ne consentono l’utilizzo in tutti i periodi dell’anno e in tutti i territori interessati dalla
presenza della specie.
Le gabbie-trappola da adottare devono essere di adeguate dimensioni per consentire la
cattura in vivo e una sufficiente abitabilità anche all’esemplare di altra specie eventualmente catturato. Devono avere apertura singola o doppia (ai due estremi) ed eventualmente di meccanismo a scatto collegato con esca alimentare (mela, granoturco). Le gabbie, una volta attivate, devono essere controllate almeno una volta al giorno, avendo
cura di posizionarle in zone ombreggiate.
Il piano prescrive che la soppressione delle nutrie catturate con le trappole debba avvenire nel minor tempo possibile dal momento della cattura, mediante sparo o trasferimento in contenitori ermetici dove vengono esposte al biossido o al monossido di carbonio ad alta concentrazione, assicurando che siano risparmiati dolore, angoscia e sofferenza evitabili.
I soggetti incaricati alla manipolazione delle nutrie e delle trappole sono tenuti ad utilizzare
tutti i dispositivi di protezione individuale, tra cui guanti protettivi sufficientemente spessi,
nel rispetto della normativa vigente in materia. È anche consentito l’abbattimento diretto con armi da fuoco.
Le forze in campo: coinvolti anche cacciatori e agricoltori
Le catture e/o gli abbattimenti di nutrie possono essere attuati dal personale degli enti parco e delle riserve o da persone autorizzate, sotto la diretta responsabilità e sorveglianza dell’organismo di gestione dell'area protetta, secondo le modalità e le prescrizioni fornite e, limitatamente ai territori di competenza. Ma anche dalle guardie venatorie dipendenti dalle amministrazioni provinciali. Queste ultime potranno avvalersi dei proprietari o conduttori dei fondi sui quali si attuano i piani medesimi, purché muniti di licenza per l'esercizio venatorio, nonché delle guardie forestali e delle guardie comunali munite di licenza per l'esercizio venatorio.
Alla riduzione del numero di nutrie potranno contribuire anche i cacciatori e figure selezionate a seguito della frequentazione di appositi corsi di preparazione al controllo della nutria svolti in base a un programma tipo approvato da Ispra e organizzati dalle Regioni, dalle Province o dalle Città Metropolitane comprensivi di una prova finale di abilitazione.