Preoccupano le speculazioni sul latte con i quantitativi che l'industria specializzata in prodotti freschi e freschissimi, anche a causa del calo dei consumi fuori-casa e delle difficoltà di personale, non è più in grado di ritirare per intero. A catena preoccupano anche i tentativi di tirare giù il prezzo della materia prima, a pochi giorni dalla fine della campagna latte, (31 marzo), magari proprio perchè è, tra l'altro, il momento del rinnovo di molti contratti tra produttore e caseificio. Senza contare il valore in flessione della materia prima spot, quella libera da contratti.
Lo sta segnalando da giorni, dall'inizio di questa emergenza coronavirus che ha fatto del prodotto latte un emblema dell'#agricolturacheresiste, Ettore Prandini, presidente nazionale di Coldiretti. «Mai come oggi dobbiamo spingere pechè venga sempre più privilegiato e utilizzato dalle nostre industrie il latte italiano - sottolinea - e successivamene quello d'importazione. Da rappresentante del mondo agricolo dico anche che voglio anche prevenire, piuttosto che curare poi».
Un piccolo sacrificio di tutti per un obiettivo comune
«Premetto che mi auguro anche - aggiunge Prandini - che tutti coloro che oggi danno il loro prezioso contributo a trasformare il nostro latte, mi riferisco al personale in forza ai caseifici, non siano mai contagiati dal coronavirus. Se mai questo dovesse disgraziatamente capitare in uno stabilimento di trasformazione, sarebbe un distrastro: significherebbe dover sospendere tutta la catena produttiva a causa della quarantena».
«Detto questo - continua il presidente di Coldiretti - dobbiamo prendere atto della difficoltà che si potrebbero avere nel lavorare tutto il latte. La nostra idea, a questo punto, è questa: diminuiamo tutti del 3% le produzioni di latte, a scopo preventivo, proprio per venire incontro all'eventualità di problemi produttivi in un caseificio». Questo "polmone" darebbe la possibilità di gestire l'eventuale esubero di latte da collocare sul mercato evitando la ricadute sul prezzo del latte spot. In questo modo verrebbe salvaguardata da una parte la produzione di tutti e dall'altra anche il valore della materia prima.
Un sostegno da Bruxelles
Nel frattempo Prandini chiede di replicare quanto era già stato fatto nel 2016 in termini di aiuti da Bruxelles: «Dare un contributo a quei produttori di latte che in modo volontario decidono di ridurre del 3% la produzione. Non è facile, ma tutti assieme ci possiamo provare e lo possono fare tutti. Un piccolo sacrificio di ciascuno che aiuta la produzione di tutti. Questa è una responsabilità e un impegno che chi vuole può assumersi, senza costrizioni ovviamente. Non chiediamo a tutti di mungere meno. L'obiettivo è quello di creare una scappatoia, un ammortizzatore, in qualche modo indennizzato, qualora qualcuno ne dovesse aver bisogno».
Occorre, inoltre, ha fatto sapere il presidente di Coldiretti, cercare di valorizzare sempre più la materia prima nazionale invitando l'industria a ridurre le importazioni in modo da creare un circuito virtuoso capace di beneficiare dell'offerta nazionale e sostenerla perchè sopravviva».
Voltini, Coldiretti Lombardia: «Ognuno deve fare la propria parte»
«Come Coldiretti - aveva sottolineato alcuni giorni fa in una nota Paolo Voltini, presidente di Coldiretti Lombardia (nella foto) - seguiamo da vicino l’evolversi della situazione. Stiamo lavorando per la stabilità del comparto: l’impegno da parte del mondo agricolo c’è, ma serve responsabilità da parte di tutti i soggetti della filiera.
Ognuno deve fare la propria parte nel rispetto degli accordi già definiti, per salvaguardare un settore che solo in Lombardia conta più di 5 mila allevamenti con 500 mila vacche da latte e che produce oltre il 40% del latte italiano».