Per pasta, riso e derivati del pomodoro è confermato l'obbligo di indicare l'origine in etichetta fino al 31 dicembre 2021. I ministri delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, e dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, hanno firmato lo scorso 30 marzo il decreto ministeriale che prolunga i provvedimenti nazionali in vigore oltre l'1 aprile, data di entrata in vigore del regolamento europeo 775 del 2018.
I quattro decreti italiani sull’etichettatura d’origine di latte e formaggi, pasta, riso e derivati del pomodoro sarebbero infatti decaduti con l’entrata in vigore del regolamento esecutivo. I due ministri Bellanova e Patuaanelli, non si sono arresi e hanno chiesto di estendere l'obbligo a tutti gli alimenti con una lettera inviata a Bruxelles.
Se l'appello a tutte le filiere agroalimentari è oggi quello di sostenere il made in Italy, in questa situazione di emergenza coronavirus, che sta creando buchi di domanda (canle Ho.re.ca.) e movimenti anomali del mercato, il provvedimento di proroga dell'obbligo dell'origine va in questa direzione e consente al consumatore di fare un acquisto consapevole.
Bellanova: l'Italia avanti nella trasparenza
«L'Italia - hanno dichiarato i ministri Bellanova e Patuanelli - si conferma all'avanguardia in Europa per la trasparenza delle informazioni al consumatore in etichetta. Non possiamo pensare a passi indietro su questa materia e per questo abbiamo deciso di andare avanti. Diamo certezze alle impres di tre settori chiave per l'agroalimentare italiano».
«Chiediamo anche all'Europa - ha detto Bellanovoa - di fare scelte coraggiose nell'ambito del Green Deal e della strategia 'Farm to Fork', introducendo a livello europeo l'obbligo di indicare l'origine per tutti gli alimenti. Chiediamo ancora una volta alla Commissione di andare incontro anche alle richieste delle imprese, che oggi devono fronteggiare i danni da Covid-19, e di spostare di almeno un anno l'applicazione del regolamento 775. Una norma che non ci piace e alla quale oggi, con tante imprese che producono imballaggi chiuse in Europa, è difficile adeguarsi».
Che cosa prevede il regolamento Ue 775 del 2018
L'indicazione dell’origine o provenienza dell’ingrediente primario (>50%) risulta obbligatoria in etichetta solo quando l’origine o provenienza dell’ingrediente primario è diversa dall’origine del prodotto, ossia è diverso il Paese della sua ultima trasformazione sostanziale e quando questa sia comunicata in etichetta o pubblicità, ad esempio, con il “made in Italy” di un alimento.
L’indicazione è obbligatoria, in pratica, quando l’omissione dell'origine potrebbe indurre in errore il consumatore, in particolare se le informazioni sull’etichetta potrebbero altrimenti far pensare che l’alimento abbia un differente paese d’origine o luogo di provenienza.
L'Italia chiede all'Ue l'obbligo per tutti gli alimenti
L'Italia ha chiesto inoltre all'Ue di estendere l’obbligo di origine delle materie prime in etichetta a tutti gli alimenti, con una lettera inviata dalla ministra Bellanova, e dal collega Patuanelli, inviata ai Commissari Ue alla Salute, Stella Kyriakides, e all’Agricoltura, Janusz Wojciechowski.
L’Italia chiede che sia esteso l’obbligo di origine delle materie prime in etichetta a tutti gli alimenti, a partire da una scelta rapida sui prodotti sui quali si è già sperimentato in questi anni come latte, formaggi, carni trasformate, pasta, riso, derivati pomodoro. In quest’ottica i Ministri hanno notificato a Bruxelles la proroga fino al 31 dicembre 2021 del decreto su latte e formaggi e sono pronti ad avanzare sulla proroga degli altri decreti nazionali con la stessa scadenza.
"Nei nostri Paesi oggi i cittadini possono conoscere sempre da dove provengono il latte, il grano, il riso o il pomodoro utilizzati come ingredienti. Riteniamo che nelle more della presentazione e, soprattutto, dell’attuazione della nuova strategia 'Farm to fork', sia necessario poter proseguire l’esperienza delle sperimentazioni nazionali" prosegue la lettera.
Grano duro per pasta
Il decreto per quanto riguarda la pasta prevede che le confezioni di pasta secca prodotte in Italia debbano continuare ad avere obbligatoriamente indicate in etichetta le seguenti diciture:
a) Paese di coltivazione del grano: nome del Paese nel quale il grano viene coltivato;
b) Paese di molitura: nome del Paese in cui il grano è stato macinato.
Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi Ue, Paesi Non Ue, Paesi Ue e Non Uw;
c) se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l'Italia, si potrà usare la dicitura: "Italia e altri Paesi Ue e/o non Ue".
Riso
Il provvedimento prevede che sull'etichetta del riso debbano continuare a essere indicati:
- "Paese di coltivazione del riso";
- "Paese di lavorazione";
- "Paese di confezionamento".
Se le tre fasi avvengono nello stesso Paese è possibile utilizzare la dicitura "Origine del riso: Italia".
Anche per il riso, se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi Non Ue, Paesi Ue E Non Ue.
Pomodoro
Le confezioni di derivati del pomodoro, sughi e salse prodotte in Italia devono continuare ad avere obbligatoriamente indicate in etichetta le seguenti diciture:
- Paese di coltivazione del pomodoro: nome del Paese nel quale il pomodoro viene coltivato;
- Paese di trasformazione del pomodoro: nome del Paese in cui il pomodoro è stato trasformato.
Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi Ue, Paesi Non Ue, Paesi Ue e Non Ue.
Se tutte le operazioni avvengono nel nostro Paese si può utilizzare la dicitura "Origine del pomodoro: Italia".
Origine visibile in etichetta
Le indicazioni sull'origine devono essere apposte in etichetta in un punto evidente e nello stesso campo visivo in modo da essere facilmente riconoscibili, chiaramente leggibili ed indelebili.