Rischio disimpegno per un miliardo e mezzo di euro. L’ultimo rapporto (con dati riferiti al 31 marzo 2019) sullo stato di avanzamento dei Piani di sviluppo rurale evidenzia il rischio di perdere ben €1.579.763.963,57 , di cui 788.971.934,69 a carico del bilancio comunitario e il resto quale quota di cofinanziamento nazionale (ricordiamo che il menù del secondo pilastro della Pac 2014-2020 prevede per il nostro paese 21 Psr regionali più il Programma Nazionale di Gestione del rischio, infrastrutture irrigue e biodiversità animale e il Programma Rete Rurale Nazionale).
Sul numero 18 di Terra e vita in uscita il 3 giugno
l’analisi di Angelo Frascarelli sul rischio disimpegno
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In definitiva l’Italia rischia, al 31 dicembre 2019 di perdere il 7,55% degli aiuti comunitari previsti dalla programmazione 2014/2020 pari a €10.444.380.767 oltre ad una quota pressoché uguale di cofinanziamento nazionale
In base al report realizzato da Ministero delle Politiche agricole e Ismea, nel primo trimestre 2019 sono stati erogati contributi pubblici per 454,7 milioni di euro, di cui 221,7 milioni di euro a valere sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR). Complessivamente dall'inizio della programmazione ad oggi sono stati spesi 6,4 miliardi dei circa 21 a disposizione dell'Italia tra fondi comunitari e cofinanziamento nazionale per il ciclo 2014-2020, pari solo al 30,83% delle risorse programmate dal Paese.
Le Regioni del Sud in ritardo
A livello nazionale, in base ai dati aggiornati al 31 marzo 2019, la spesa sostenuta dall'Italia si attesta a quota 30,83%.
i dati sulla spesa cumulata dal 1° gennaio 2014 al 21 marzo 2019 vedono in testa alla classifica la Provincia autonoma di Bolzano, al 53,26% di spesa erogata sul totale assegnato, e il Veneto, a quota 46,96%. Un secondo gruppo di regioni virtuose, più vicine al 40 che al 30 per cento di spesa, conta la Provincia autonoma di Trento con il 40,17%, la Sardegna con il 38,72%, la Calabria con il 38,61% e il Molise con il 36,20%.
Segue un folto gruppo di Regioni che ha speso circa il 30% delle risorse programmate e conta Emilia-Romagna (33,50%), Piemonte (33,46%), Umbria (32,75%), Valle d'Aosta (31,25%), Toscana (30,57%), Friuli Venezia Giulia (30,00%) e Lombardia (29,82%).
Circa un quarto dei fondi programmati sono stati spesi da Sicilia (27,90%), Campania (27,45%), Lazio (25,80%) e Basilicata (23,20%). Nella parte più bassa della classifica, infine, si posizionano Liguria (21,97%), Abruzzo (20,50%), Puglia (19,60%) e Marche (18,10%).
La classifica al contrario
La graduatoria delle somme a rischio disimpegno corrisponde esattamente alla classifica all’inverso delle regioni che hanno speso di meno fino ad oggi per cui la Puglia accusa il ritardo maggiore tra le spese programmate e quelle effettivamente sostenute .
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Le misure più gettonate e quelle meno
Le migliori performance fanno riferimento alle misure a superficie, con:
- misura 10 pagamenti agro-climatico-ambientali al 41,13%,
- misura 11 Agricoltura biologica al 54,01%
- misura 13 Indennità zone soggette a vincoli naturali o specifici al 66,65%.
Livelli avanzati di spesa si registrano anche per:
- misura 14 benessere degli animali (50,41%),
- misura 17 Gestione del rischio (42,78%),
mentre risulta pressoché ferma la spesa relativa alle:
- misure 9 Costituzione di associazioni e organizzazioni di produttori (1,27%),
- misura 2 Servizi di consulenza e assistenza alle aziende agricole (4,52%)
- misura 16 Cooperazione per l’innovazione (5,06%).