«Abbiamo sfide importanti e molte risorse a disposizione, non possiamo permetterci di perdere questa opportunità. Abbiamo bisogno, oltre alle risorse economiche, di mezzi tecnici innovativi, di digitalizzazione, di essere sostenuti dalla ricerca, di divulgazione. Dobbiamo fare in modo che la transizione ecologica sia profittevole. Noi pensiamo green, vogliamo operare green, ma vogliamo continuare a mantenere le nostre famiglie facendo il nostro mestiere che è quello di agricoltori e produttori di cibo».
Questo il messaggio lanciato dal presidente della Cia Dino Scanavino in occasione della assemblea nazionale svoltasi a Roma.
Garantire a chi fa agricoltura risorse, strumenti e incentivi adeguati alle sfide in atto, vuol dire, sottolinea il presidente, comprendere il ruolo strategico e insostituibile del settore primario, che non è solo quello di produrre cibo sano e sicuro per tutti, ma anche di assicurare la tenuta e lo sviluppo dei territori; salvaguardare il suolo e le foreste contro il dissesto idrogeologico e i cambiamenti climatici, gestire le risorse idriche, produrre energia da fonti rinnovabili, accrescere la sostenibilità dei processi produttivi con la ricerca e le nuove tecnologie, difendere il paesaggio e la biodiversità.
«Per centrare pienamente gli obiettivi della transizione ecologica e digitale - ha proseguito Scanavino - non si può prescindere dagli agricoltori e dalle aree rurali, che costituiscono metà dell’Europa e rappresentano il 20% della popolazione».
Patuanelli: «Garantire reddito agli agricoltori e attrarre i giovani»
«Il settore agroalimentare avrà un futuro se riusciremo ad attrarre giovani in agricoltura. Il ricambio generazionale - ha spiegato il ministro del Mipaaf Stefano Patuanelli - è centrale, soprattutto per il primo settore produttivo del Paese che fatica ad essere attrattivo per le nuove generazioni. Per raggiungere questo obiettivo abbiamo due grandi sfide sulle quali impegnarci: assicurare agli agricoltori un reddito dignitoso e incentivare l’innovazione».
Il ministro ha poi menzionato le misure stanziate: «1,5 miliardi di euro la progettualità sull’agrisolare, 500 milioni di euro sulla meccanizzazione, 800 milioni sulla logistica, 1,2 miliardi di euro per favorire i contratti di filiera così da tutelare i piccoli agricoltori e le nostre unicità, e renderle valore aggiunto nella sfida con il mercato globale».
E’ importante, ha incalzato il ministro, incentivare lo sviluppo di processi di produzione innovativi, sfruttando i droni, i sensori, l’intelligenza artificiale: «una transizione digitale, oltre che ecologica, incentivata da Agricoltura 4.0, capace di coinvolgere i giovani e le nuove professionalità nella sfida complessa e ambiziosa di cambiare il volto del settore agroalimentare italiano».
Le richieste di Cia
«A quasi due anni dalla pandemia, con la sfida del Green Deal davanti e gli accordi del G20 e della Cop 26 sul tavolo, non è più la stagione delle attese, ma quella dell’azione. Bisogna utilizzare bene i 6,8 miliardi del Pnrr destinati all’agricoltura, approvare una legge di bilancio più coraggiosa rispetto alle urgenze del comparto e costruire un Piano Strategico Nazionale della nuova Pac con aiuti e agevolazioni concrete agli imprenditori».
Lo ha ribadito Scanavino, che corso dei lavori ha fatto il punto su alcune tematiche portanti:
L'impegno per la transizione ecologica ed energetica
Negli ultimi anni, il settore primario ha ridotto le sue emissioni (-25%), limitato il consumo di acqua e il ricorso alla chimica (-27%), accresciuto le superfici biologiche (+56%) e ampliato la produzione di energie rinnovabili e biomasse (+690%). L’agricoltura ha anche un ruolo importante nell’assorbimento di C02, e quindi nella lotta al cambiamento climatico, sequestrando 0,5 tonnellate di carbonio per ettaro l’anno. Una funzione che fa il paio con quella insostituibile di boschi e foreste, che assorbono fino al 40% delle emissioni di gas serra a livello globale e, solo in Italia, trattengono circa 90 milioni di tonnellate di anidride carbonica.
«Ora le autorità devono valorizzare, con proposte dedicate, la funzione ambientale dei settori agricolo e forestale con il trattenimento al suolo del carbonio, tanto più dopo la Cop 26 con l’intesa sullo stop alla deforestazione entro il 2030 - ha evidenziato Scanavino-. Bisogna recuperare e spingere sulla corretta gestione e manutenzione delle foreste, fonti straordinarie di ossigeno e di materie prime rinnovabili e prima risorsa per lo sviluppo delle aree rurali e montane. Un compito cucito addosso agli agricoltori, sia perché il 40% delle aziende del settore è interessato da boschi, sia perché sono già custodi e guardiani del territorio, anche in chiave climatica».
Sull'agro-fotovoltaico
Altrettanto fondamentale, questa è l’esortazione partita dall’Assemblea, «aumentare le risorse e i progetti sull’agro-fotovoltaico, puntando sulle coperture degli edifici rurali, a partire da stalle e magazzini, e creando impianti a terra solo su aree abbandonate, marginali o non idonee alla coltivazione -ha detto il presidente Cia-».
Incentivare, poi, la produzione di biogas e biomasse legnose, dagli scarti di agricoltura e allevamento; incoraggiare la sperimentazione ampia delle tecniche di biocontrollo per la difesa naturale delle culture e ampliare gli strumenti di gestione del rischio.
«Perché la buona agricoltura - ha ribadito Scanavino - difende il clima e l’ambiente, ma resta anche il comparto che più di tutti subisce le conseguenze dirette del climate change, con il +60% di eventi estremi solo nel 2021, tra alluvioni e siccità, che hanno tagliato il 10% del cibo sulle tavole e procurato danni milionari alle aziende».
L'impegno per la transizione digitale
Nonostante i rallentamenti dovuti alla pandemia, spiega Scanavino, il mercato italiano dell’Agricoltura 4.0 continua a crescere, generando un fatturato nazionale di circa 540 milioni di euro, con una crescita del 20% rispetto al 2019. In quest’ambito, sono i giovani a trainare il cambiamento con le imprese agricole italiane under 35 cresciute negli ultimi 5 anni oltre il 15%, fino a quota 60 mila e rappresentando un record in Europa, quasi l’8% sul totale. A guidarle sono proprio i nativi digitali promotori dell’innovazione, protagonisti assoluti delle sperimentazioni sul campo di software gestionali, sistemi di monitoraggio e mappatura, trattamenti con droni e sensori e piattaforme per la tracciabilità alimentare.
Eppure, stima Cia, il 50% delle aziende non ha ancora familiarità con l’Agritech e, su 12,4 milioni di ettari di SAU, solo il 4% è perfettamente tecnologico. Per questo, ha osservato Scanavino, «oggi servono robusti investimenti nella digitalizzazione, con le imprese agricole a fare da apripista nelle aree interne, dove ancora nel 40% delle case non arriva il wi-fi, insieme a finanziamenti dedicati ai servizi e alle infrastrutture viarie, necessarie sia per migliorare la logistica e i trasporti sia per evitare l’abbandono e lo spopolamento delle comunità rurali».