Nel distretto tabacchicolo dell’Alta Valle del Tevere in Umbria si è cercato di coniugare il meglio dell’evoluzione delle pratiche agricole per ottenere un prodotto di eccellenza, nel pieno rispetto dell’ambiente e della sostenibilità.
Protagonisti del progetto sono JTI (Japan Tobacco International), tra i principali player nel settore tabacchicolo, TTI (Trasformatori Tabacco Italia) e Opta, un’Organizzazione dei Produttori che unisce 3 cooperative con una storia di oltre 100 anni nella produzione e trasformazione di tabacco, coltivato e prodotto da solo aziende agricole italiane, che operano in Umbria, Veneto, Toscana e Lazio.
Valorizzazione del prodotto italiano
JTI ha investito nel territorio italiano in oltre 15 anni oltre 652 milioni di euro offrendo nel tempo un nuovo impulso alla filiera tabacchicola, nel rispetto dell’ambiente.
«Sostenere la filiera valorizzandola è l’impegno che abbiamo assunto da tanti anni e che continuiamo a onorare. Le sfide imposte dal settore non ci spaventano e ribadiamo la massima disponibilità di dialogo per supportare un’industria che rappresenta un fiore all’occhiello della produttività italiana, nonostante il peso fiscale sempre più pressante» ha commentato Lorenzo Fronteddu, Corporate Affairs & Communications Director di JTI Italia.
La collaborazione tra JTI e TTI è iniziata nel 2012 e il fatturato medio annuo di 43 milioni di euro di TTI conferma la validità dei cambiamenti introdotti nel corso della collaborazione, che si è consolidata grazie a importanti accordi di natura commerciale dedicati al sostegno della produzione di tabacco in Italia.
L’acquisto di materia prima made in Italy da parte di JTI è stato confermato anche per il 2020 con un ulteriore investimento di 32 milioni € per 8 mila tonnellate di tabacco lavorato nel 2021.
«Il sostegno di JTI nel corso della collaborazione non si è limitato al solo sostegno economico, ma ha offerto anche continui stimoli e suggerimenti di pratiche agricole sempre più sostenibili, in linea con l’impegno della nostra azienda in questa direzione» ha precisato Fronteddu.
Sostenibilità è la parola chiave
Oggi il distretto del tabacco umbro rappresenta una vera eccellenza, grazie alla particolare attenzione alla sostenibilità ambientale, sociale e economica, declinata dalla coltivazione del tabacco fino alla sua lavorazione.
Aspirando a un miglioramento continuo, sono state eseguite prove agronomiche e varietali del tabacco in collaborazione con Istituti di ricerca quali il Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e Tecnologia dei Materiali (Instim), l’Università Agraria di Perugia e ditte sementire internazionali (Profigen e BSB). Sempre in modo sostenibile per l’ambiente sono state eseguite anche prove agronomiche alternative, come uso di tannini e sostituzione di fitofarmaci tossici con quelli a basso impatto ambientale.
«La Giunta regionale rivolge grande attenzione al settore del tabacco e alla sua significativa filiera per il rilievo storico, economico ed occupazionale che riveste in Umbria. Coltivare tabacco salvaguardando redditi e ambiente è oggi possibile, ottimizzando le risorse presenti, creando sinergia di intenti e rafforzamento delle imprese a vantaggio sia dell’asse della produzione che della sostenibilità. Fondamentali sono gli investimenti mirati per garantire innovazione tecnologica, moderna, efficiente e di qualità, compatibile con i criteri di tutela ambientale» commenta Roberto Morroni, assessore alle politiche agricole e agroalimentari ed alla tutela e valorizzazione ambientale dell'Umbria.
Salvaguardia della qualità
L’integrità del tabacco è garantita attraverso la riduzione e l’eliminazione dei Non Tobacco Related Material, materiali diversi dal tabacco che si possono rintracciare durante la raccolta, in fase di acquisto e lavorazione e attraverso il monitoraggio dei residui di Crop protection agents (CPA), agenti necessari per tutelare la salute della coltivazione. Tale monitoraggio viene effettuato sull’intera produzione, sia prima (campionatura in azienda) che dopo l’acquisto.
L’esito dello stesso con risultati di CPA molto bassi, evidenzia che la coltivazione del tabacco viene effettuata utilizzando le Buone Pratiche Agricole e quindi in piena armonia con l’ambiente. C’è da sottolineare che tutto il tabacco prodotto e lavorato nell’ambito di questo accordo è fatto e certificato secondo quanto previsto dall’Agricultural Labor Practices (ALP) ossia nel rispettando dei pieni diritti dei lavoratori, della salute e della sicurezza.
Uso di fonti rinnovabili
Si è anche lavorato per contribuire a ridurre le emissioni di gas attraverso fonti rinnovabili meno impattanti tra cui pannelli solari, impianti di biogas e impianti di legno cippato che forniscono quasi la metà dell’energia necessaria per la cura e la trasformazione primaria del tabacco.
Sono 9 gli impianti fotovoltaici installati per un totale di oltre 12 milioni di kW di energia green all’anno e 3 impianti di combustione forniscono calore ed energia a 162 forni utilizzati per la cura del tabacco, stimato in oltre 17 milioni di kWh. Inoltre per il legno utilizzato non è necessario nessun rimboschimento poiché il cippato proviene da bosco ceduo e dalla manutenzione e rinaturalizzazione di boschi di coniferi.
Biocarburanti da biogas
La prossima sfida sarà quella della produzione di biocarburanti da biogas grazie a un ambizioso progetto sviluppato insieme al Politecnico di Milano.
«Gli investimenti sulle energie rinnovabili e la continua ricerca e innovazione portata avanti dal settore sono rivolti al continuo miglioramento della sostenibilità ambientale, ma anche economica delle aziende dei tabacchicoltori, che dovranno fare affidamento sulla riduzione dei costi e sul sostegno del mercato per continuare a produrre e dare lavoro» così afferma Fabio Rossi, presidente del TTI.
Tutelare la qualità
JTI in collaborazione con TTI ha inoltre organizzato un progetto volto a identificare l’origine del tabacco con la tecnica della tracciabilità isotopica che vede il coinvolgimento della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige.
L’obiettivo è ostacolare il traffico illegale di tabacco in foglia a livello nazionale e internazionale ed evitare che tabacco di altre origini sia commercializzato come prodotto italiano.
Veneto, assessore Pan: «Il governo deve valorizzare la competitività della filiera made in Italy»
«Il contratto pluriennale con un colosso multinazionale come British American Tobacco (Bat) è un’ottima notizia, perché dà respiro ad una filiera tipica della tradizione italiana e premia il lavoro cooperativo di Italtab, che raggruppa le aziende del settore nelle quattro regioni della tabacchicoltura italiana: Veneto, Campania, Umbria e Toscana. Ma questa filiera, che nel Veronese ha un vero e proprio polo di eccellenza con 25 aziende che garantiscono la maggior parte della prodizione lorda vendibile e assicurano lavoro ad oltre duemila addetti tra diretti e indiretti, va sostenuta anche dallo Stato: produttori e trasformatori chiedono di non essere esclusi dalle provvidenze del Fondo per la competitività delle filiere agricole».
Lo ha detto l’assessore all’Agricoltura della Regione Veneto, Giuseppe Pan, commentando la bozza di accordo tra Italtab, l’organizzazione dei produttori di tabacco che ha sede a Casaleone (Verona) e conta circa 350 aziende nel territorio italiano, e la seconda azienda mondiale produttrice di sigarette.
L'accordo, di durata triennale, prevede la fornitura annua di 4.500 t di prodotto, di cui il 70% coltivato e raccolto a Verona, il restante nelle province di Vicenza, Padova, Treviso e Venezia.
«Dal 2015 la tabacchicoltura non beneficia più degli aiuti della Pac – osserva Pan - ma si tratta di una coltura che nel nostro Paese, e in Veneto in particolare, vanta una storia e un patrimonio di professionalità e competenze, anche manuali, da non disperdere. La scelta di un colosso internazionale come Bat di rifornirsi per tre anni da Italtab è la riprova della qualità del tabacco italiano e dell’abilità dei nostri coltivatori e trasformatori. Ma i produttori non vanno lasciati soli, in particolare in questo momento di estrema tensione sui mercati internazionali».
Pan ha pertanto scritto al ministro chiedendo di valorizzare e accompagnare l’intraprendenza dei produttori di Italtab anche con il sostegno del Fondo per la competitività delle filiere agricole made in Itay.
«Al ministro abbiamo anche presentato una proposta concreta per sostenere la filiera del tabacco italiano senza aggravi per il bilancio pubblico. Basterebbe riequilibrare - suggerisce Pan - il peso della fiscalità tra le normali sigarette a combustione e quelle a tabacco riscaldato, che attualmente godono di un regime fiscale agevolato, nonostante sia tutta da dimostrare la minor nocività di questi prodotti alternativi. Riducendo lo sconto fiscale sul tabacco riscaldato, e quindi riequilibrando le accise tra sigarette e cartucce, lo Stato ricaverebbe le risorse necessarie per sostenere la filiera dei nostri produttori, che rappresentano il vero valore aggiunto del tabacco made in Italy e un apprezzato presidio della competitività dell’agroindustria italiana».