Dai Vivai De Nicolo di Terlizzi (Ba), che producono talee autoradicate della varietà di olivo Fs-17 (Favolosa) per conto del Consorzio Oliveti d’Italia di Andria, sono partite 11.000 talee verso la Cooperativa Acli di Racale (Le), per essere impiantate da olivicoltori che, dopo aver visto i propri olivi morire infettati da Xylella fastidiosa, hanno deciso di ripartire impiantando questa varietà resistente al batterio
Cresce l'interesse per la Fs-17
«L’interesse per la Fs-17 è cresciuto negli ultimi tempi per la sua accertata resistenza a Xylella fastidiosa subsp. pauca ceppo ST 53, superiore a quella verificata per la varietà Leccino – dichiara il titolare del vivaio Giuseppe De Nicolo –. La Fs-17 è stata concessa in licenza in Italia dal suo costitutore, l’ex Istituto di ricerche sull’olivicoltura del Cnr di Perugia, ora Isafom – Dipartimento di Scienze bio-agroalimentari del Cnr, fra gli altri anche al Consorzio Oliveti d’Italia di Andria. I Vivai De Nicolo sono soci del Consorzio e producono per suo conto le talee autoradicate di Fs-17. Finora producevamo circa 200.000 talee all’anno, invece nel 2018 il programma di produzione è schizzato a un milione di talee, richieste dovunque in Italia. Ma quello indirizzato alla Cooperativa Acli di Racale è il primo carico di talee che inviamo nel Salento, cioè nella zona delimitata come infetta».
Talee acquistate dagli olivicoltori di tasca propria
Il Consorzio Oliveti d’Italia aveva già realizzato nel Salento alcuni campi prova di Fs-17, per testarla in quell’ambiente pedoclimatico e mostrare come coltivarla, informa il presidente Nicola Ruggiero.
«La cooperativa di Racale è però il primo esempio di “azienda” strutturata che punta a ripartire con la Fs-17. Un piccolo ma autentico fenomeno di massa con 160 olivicoltori che hanno chiesto, in media, 70 talee ciascuno. Si tratta di piccole aziende che producono soprattutto per l’autoconsumo e già conoscono la Fs-17 perché un socio agronomo la coltiva da tempo con successo. La richiesta ci ha appassionato, è un esempio di come gli olivicoltori leccesi vogliano ripartire. Ora altre due cooperative leccesi ne hanno fatto richiesta».
Gli olivicoltori, sottolinea Ruggiero, hanno acquistato le talee pagando con i propri soldi. «Dalla Regione non hanno ancora ricevuto né indennizzi né incentivi. Anzi chi vuole espiantare gli olivi secchi ancora oggi deve aspettare 8-9 mesi, se va bene, per ricevere l’autorizzazione, sia perché gli uffici di Lecce dell’assessorato all’Agricoltura sono sotto organico sia perché assurde competenze paesaggistiche gravano sulle autorizzazioni. Gli olivi sono secchi e le Commissioni paesaggistiche insistono a dire che se li si toglie si rovina il paesaggio! Così le aziende olivicole restano bloccate: da un lato si dice loro di reimpiantare e dall’altro si blocca chi vuole espiantare olivi secchi. È semplicemente pazzesco!».
Troppe complicazioni burocratiche per espiantare gli olivi secchi
I 160 soci della cooperativa di Racale, conferma il suo direttore Enzo Manni, credono fortemente nella Fs-17, perché l’hanno vista coltivare con successo dal socio agronomo Domenico Casciaro e hanno già verificato che effettivamente è resistente al batterio Xyella.
«Questi olivicoltori, operanti negli agri di Racale, Alliste, Taviano, Melissano e Ugento, hanno visto i loro oliveti completamente distrutti dal batterio e sono in attesa di autorizzazione all’espianto degli olivi secchi. Pertanto c’è chi impianterà su seminativi e chi fra i cadaveri dei vecchi olivi! È vero, gli uffici della Regione fanno quello che possono, ma la normativa impone vincoli paesaggistici troppo rigidi. La spinta a reimpiantare c’è, tanto è vero che questi olivicoltori che da tre anni non hanno reddito hanno pagato di tasca propria le talee, e dovranno aspettare altri tre anni per guadagnare qualcosa! Sono in attesa degli aiuti all’impianto promessi con la Misura 5.2 del Psr, ma i tempi sono lunghi. Perciò cercano di ripartire con le proprie gambe».