Nei mesi invernali la natura è in apparente stasi, ma in realtà si verificano processi importanti per la produttività delle colture.
Nelle piante da frutto avviene l’elaborazione delle riserve per una pronta ripresa vegetativa in primavera; nelle colture erbacee e orticole a pieno campo l’attività fisiologica è molto rallentata per le basse temperature, ma è comunque presente (criptovegetazione). Le basse temperature, fra l’altro, sono fondamentali per i frumenti non alternativi che in mancanza delle adeguate ore di freddo non potrebbero fiorire.
L’alternanza di caldo-freddo e di secco-umido favorisce inoltre la “maturazione” dei suoli lavorati che, in particolare in questa annata, sono stati preparati in condizioni di eccessiva siccità, per cui possono risultare molto ciottolosi: le condizioni invernali vanno a favorire la disgregazione delle grumosità più compatte e la incorporazione dei fertilizzanti distribuiti.
Vediamo ora nel dettaglio quali sono gli interventi fertilizzanti che caratterizzano questo periodo nelle varie colture.
Cereali autunno-vernini
Nei cereali autunno-vernini si sono completate, e anche in modo molto anticipato, le semine programmate prima dell’inverno, corredate della eventuale concimazione pre semina o localizzata.
Sulle semine già realizzate ciò che diventa determinante considerare da questo periodo in avanti è la concimazione azotata.
Per il frumento quella più importante è alla levata, dove si concentrano le massime richieste della coltura: negli areali del Centro-Nord in genere si attua, a seconda dell’andamento climatico, da metà marzo ad inizio aprile.
Oltre a questo intervento chiave può rendersi utile o necessario un passaggio azotato a metà-fine febbraio per favorire il completamento dell’accestimento.
Per considerare se sia necessario effettuare, ed eventualmente anticipare, questo intervento con azoto sono doverose alcune valutazioni.
• Investimento. Se la semina è stata effettuata, come nell’autunno 2017 si è verificato nella maggioranza dei casi, in tempo, con terreni ben preparati, l’emergenza è stata molto buona e si registra un ottimo investimento, per cui non si manifesta la necessità di stimolare l’accestimento con apporti azotati. L’esigenza di anticipare la concimazione azotata si evidenzierebbe in caso di emergenza insoddisfacente, con inadeguato numero di piante a metro quadro.
• Andamento climatico avverso. Se intervengono forti gelate o si verificano ristagni idrici, nei nostri appezzamenti di cereali autunno-vernini si possono creare zone dove le piante vengono a perdersi, oppure evidenziano difficoltà di accestimento; è allora opportuno intervenire per stimolarlo con apporti azotati.
• Semina su sodo. I campi seminati su sodo possono avvertire prima degli altri l’insufficiente disponibilità di azoto, sia per la competizione delle erbe presenti, sia perché esso viene richiamato dalla decomposizione della sostanza organica, sia perché non si fanno consistenti concimazioni alla semina. Ne consegue che bisogna seguire con particolare attenzione i campi seminati su sodo perché sono i primi a denunciare l’eventuale necessità di integrazioni azotate.
• Piovosità del periodo ottobre-gennaio. In ottobre le precipitazioni sono state pressoché nulle in tutta la penisola, ma successivamente si sono verificate, ed anche intense. Se nel corso del complesso di questi mesi le precipitazioni sono tali da causare dilavamento dell’azoto del terreno, questo non è più disponibile per le colture; se invece le piogge sono poco significative, l’azoto nitrico non viene dilavato e rimane quindi a disposizione delle colture, rendendo meno impellenti apporti ulteriori.
Cosa distribuire in campo
Se nei seminati si registra una o più di queste condizioni, è opportuno effettuare un intervento azotato di soccorso già nel mese di gennaio che, per la sua urgenza, dovrà essere predisposto impiegando fertilizzanti a pronto effetto, con una componente nitrica di rilievo: ad esempio nitrato di calcio o nitrato ammonico, con apporti dell’ordine di almeno 30 unità di azoto.
Per riepilogare, nell’intervento chiave di concimazione, alla levata, si deve considerare di distribuire dal 50 al 70% dell’azoto totale riservato al frumento: se si valuta necessaria una concimazione per completare l’accestimento, alla levata si riserva la percentuale inferiore per destinare una percentuale di circa il 30% dell’azoto totale a metà-fine accestimento (vedi fig. 1).
Diversa è l’impostazione se si punta su fertilizzanti a cessione graduale dell’azoto: dato il minore rischio di dilavamento, si possono raggruppare a metà-fine accestimento le due concimazioni sopra indicate, per cui con questi fertilizzanti si distribuisce circa il 65-80% dell’azoto totale.
In caso di semine o trapianti
Vediamo adesso come concimare i terreni destinati a semine o trapianti tra febbraio ed aprile. I terreni destinati a colture da rinnovo o ad orticole possono essere in questo periodo oggetto di lavorazione profonda o di rifinitura superficiale, eventualmente approfittando dei momenti di gelo per una maggiore portanza dei terreni: questa lavorazione può servire anche per l’interramento dei concimi di fondo precedentemente distribuiti.
Per valutare la necessità di una concimazione di fondo si dovrebbe partire da una analisi del terreno che, tenendo conto dei valori rilevati e delle esigenze della coltura, ci possa indirizzare sulla opportunità o meno di distribuire sostanza organica di qualità, fosforo e potassio.
Sebbene la concimazione organica sia molto importante per la struttura del suolo, per la ritenzione idrica e in definitiva per rendere il terreno più ospitale per le radici, la sua disponibilità e la sua distribuzione sono piuttosto onerose, per cui si tende a riservarne l’impiego nelle colture orticole di pregio.
Del fosforo e del potassio, una volta deciso che debbano essere distribuiti a tutto campo in base ai valori d’analisi ed alle esigenze della coltura da realizzare, è bene considerare che nel suolo presentano una mobilità pressoché nulla; alla distribuzione deve quindi fare seguito una lavorazione che ne favorisca l’interramento e l’approfondimento per un profilo di almeno 10-20 centimetri, in corrispondenza della fascia prevalente dell’apparato radicale assorbente.
Meglio se il titolo è elevato
I fertilizzanti che si possono distribuire sono svariati, ma si tende a preferire quelli a maggiore titolo, come il perfosfato triplo o il solfato potassico: a quest’ultimo può essere preferito il cloruro potassico perché ha un costo per unità nettamente inferiore, a meno che non dobbiamo realizzare colture per cui il cloro è da evitare, come ad esempio il tabacco.
Per le colture che si andranno a seminare prima, e cioè la barbabietola da zucchero ed in alcuni ambienti anche il girasole, si potranno programmare anche le concimazioni azotate pre-semina: se le esigenze di azoto della coltura sono inferiori alle 100 unità, queste si potranno somministrare anche tutte in un’unica soluzione in pre semina.
Nella concimazione in pre semina può trovare valida collocazione anche un concime azotato a cessione graduale, utilizzando formulati con tempi di rilascio dell’azoto dell’ordine dei due mesi.
Se si dispone del formulato con il rapporto di elementi idoneo per la fertilizzazione prevista, si possono impiegare per la concimazione in pre semina anche concimi complessi, NK o NPK.
Concimazione delle colture arboree
Le coltivazioni frutticole e la vite sono in questo periodo dell’anno in riposo vegetativo e si può intervenire sul suolo con concimazioni di arricchimento in sostanza organica e, se necessario, anche in fosforo e potassio.
Per quanto riguarda il fosforo e il potassio, la tendenza di questi ultimi anni è quella di evitare l’arricchimento invernale in quanto ormai nella maggioranza degli impianti è presente la fertirrigazione che, con apporti frazionati e allocati a livello radicale, risulta molto più efficiente che non la distribuzione di massa nel periodo di riposo vegetativo.
La sostanza organica, invece, è bene sia distribuita in qualsiasi impianto di colture arboree.
È molto importante il suo effetto di rivitalizzazione del suolo, tanto più se si adottano in modo spinto fertirriganti chimici. In quegli impianti la localizzazione di sostanza organica lungo la fila, seguita da lavorazione e interramento, consente di spezzare le aree a concentrazione salina che si formano nel perimetro di disseccamento della goccia fertirrigua.
Dove non si impiega la fertirrigazione, invece, la distribuzione della sostanza organica si può effettuare anche a tutto campo.
Se si vuole mantenere il terreno inerbito è necessario fare seguire almeno uno sfalcio per favorire la incorporazione della sostanza organica nel terreno, altrimenti dopo la distribuzione si deve effettuare una lavorazione superficiale per l’interramento della sostanza organica.
La concimazione di arricchimento con macroelementi che viene più frequentemente praticata è quella con potassio, diffusa in particolare in viticoltura, ove, specialmente negli impianti più datati, manca la disponibilità della irrigazione localizzata e della fertirrigazione.