Appartenente a una famiglia di agricoltori da generazioni, laurea in agraria, dottorato di ricerca in frutticoltura mediterranea. Questo il profilo di Maruzza Cupane, giovane imprenditrice agricola di Rocca di Capri Leone nel messinese. «Finito il dottorato – racconta – grazie al Psr Sicilia 2007-2013, ho deciso di mettere a frutto le competenze acquisite e di ritagliarmi il mio spazio. Portare un po’ di innovazione all’interno della più tradizionale realtà nella quale ha sempre operato l’azienda. La scelta dei frutti tropicali nasce dall’unione delle conoscenze tradizionali, derivanti dalla coltivazione degli agrumi, con quelle più tecnologiche e innovative acquisite con lo studio e con le esperienze all’estero».
Approccio imprenditoriale
«Nel momento decisionale – spiega Maruzza – dall’analisi delle problematiche e delle soluzioni, cerco sempre di seguire un approccio imprenditoriale oltre che agricolo, cercando di applicare il cosiddetto lateral thinking. Considerando, insomma, l’agricoltura come un business e non solo un’attività tradizionale di sussistenza. Concetti che per l’agricoltura siciliana risultano spesso ostici e, già di per sé, innovativi. La preparazione e la formazione mi hanno permesso, per esempio, di conoscere e sfruttare gli strumenti regionali e statali che consentono di accedere ai finanziamenti europei a sostegno dell’agricoltura e dei giovani imprenditori agricoli italiani».
Mango e avocado
L’azienda di Rocca di Caprileone è nata nel 2015 ed è coltivata in biologico, per un totale di circa dieci ettari suddivisi in una parte di colture tradizionali, gli agrumi, e una parte dedicata alla frutta tropicale, avocado in pieno campo e mango sotto serra.
L’avocado (piantato con un sesto 7x5) è coltivato su una superficie di 2,5 ha con le varietà Haas, Fuerte e Bacon. «La biologia fiorale della pianta obbliga a inserire almeno due varietà – spiega Maruzza – una appartenente al gruppo A e una al gruppo B in modo che possa avvenire l’impollinazione incrociata». La varietà commercialmente più valida è Haas, le altre rappresentano circa il 20% della coltivazione anche se permettono di avviare il calendario di commercializzazione da metà ottobre con Fuerte e Bacon sino a marzo-aprile con la varietà più tardiva Haas.
Il mango è allevato in una serra di 3.200 mq: un concentrato di innovazione. Una struttura in acciaio zincato composta da 3 campate, dotata di un meccanismo automatizzato di apertura e chiusura delle pareti laterali e delle aperture al colmo che permette di mantenere costanti le condizioni climatiche all’interno dell’apprestamento di protezione. Non mancano i sensori per il rilevamento dei parametri climatici (temperatura, vento e pioggia) che consentono di stabilire le condizioni ottimali per lo sviluppo delle piante e mantenerle tali durante il ciclo delle piante, modulandoli a seconda delle necessità. Inoltre, per garantire una gestione quanto più sostenibile della struttura, la serra è provvista di un sistema di raccolta e riciclo delle acque meteoriche che tramite l’utilizzo di apposite cisterne viene raccolta e filtrata per sedimentazione e riutilizzata per l’irrigazione.
Difesa in ambiente protetto
Anche la difesa fitosanitaria deve essere rimodulata in considerazione della coltivazione in ambiente protetto. «Tenere sotto controllo i fitofagi e le avversità parassitarie sotto serra è una sfida continua per la quale ci avvaliamo anche della collaborazione con l’Università degli Studi di Palermo – confessa Maruzza –. L’anno prossimo proveremo ad affiancare ai trattamenti fitosanitari, ovviamente sempre e solo quelli consentiti in agricoltura biologica, l’utilizzo di insetti antagonisti per contrastare i fitofagi che, in serra, sono sempre attivi».
Il calendario di offerta inizia con la varietà Tommy Atkins (agosto – prima metà ottobre), segue la Osteen (settembre – seconda metà ottobre) e conclude la Keitt (fine ottobre – dicembre). Una parte della produzione deriverà dalla coltivazione di 1,5 ha in pieno campo, impiantati nel 2019, che permetteranno di ampliare il più possibile il calendario di maturazione con varietà precoci (Glenn, Maya, Irwin), di medio periodo (Kent) e tardive (Keitt).
Per quanto riguarda gli agrumi, sono coltivati su una superficie di 4 ha (sesto 5x5) con limone varietà Zagara Bianca, una varietà che ormai si può considerare tradizionale, ma che nell’ambiente siciliano ha dato risultati costanti e postivi nel tempo; arance varietà Lane Late, bionde ombelicate derivanti dalla più famosa arancia Washington Navel caratterizzate da maturazione tardiva; clementine Nova.
Parte degli agrumi sono coltivati utilizzando il sistema della baulatura del terreno per la regimazione delle acque in eccesso.
L'azienda ha scelto di introdurre specie tropicali perché ricade in un areale di coltivazione fortemente vocato. Ormai sono numerosi i risultati sulle performance produttive, sia in termini qualitativi che quantitativi.
Mercati e reddito
I frutti siciliani Marumango sono destinati alla Gdo e ai mercati esteri. Per quanto riguarda il mercato locale, si opera con la vendita diretta, i canali social e l’e-commerce. Inoltre, per il mercato nazionale l’azienda collabora con la piattaforma Biorfarm. La gestione del rapporto col cliente varia a seconda del canale di distribuzione. L’obiettivo è cercare di comunicare il valore aggiunto delle produzioni.
«La frutta tropicale garantisce un alto reddito – afferma Maruzza – ha un enorme riscontro sul mercato. L’eco mediatica che suscitano in questo momento è molto forte e rappresenta una possibilità concreta da esplorare. A mio avviso però il mercato, che in questo momento è in crescita, andrà incontro a un periodo di assestamento sia come quantità richieste che come prezzi. Molti imprenditori agricoli negli ultimi anni hanno investito in questo tipo di produzioni, e la maggior parte degli impianti è ancora molto giovane e relativamente poco produttiva. Quindi, i volumi sono destinati a crescere e l’euforia legata al consumo di questi super food andrà scemando. A quel punto vedremo quanto siamo stati bravi in questi anni a fare rete e a creare le basi di un mercato che, una volta tanto, vorremmo restasse a favore dell’agricoltore».
Ricerca continua
L’attività di ricerca di base viene costantemente svolta. «Cerco di stabilire e rispettare parametri scientifici per le mie scelte agronomiche – continua l’imprenditrice –. Collaboriamo proficuamente con l’università, siamo partner di alcuni progetti che sono stati presentati dall’Università con la nuova programmazione (Psr Sicilia 2014-2020), ma offriamo collaborazione anche per lo svolgimento di tesi di laurea e progetti di dottorato. La coltivazione di frutti tropicali in Sicilia è già di per sé un argomento interessante, ma credo che la spinta in più sia data dalla presenza della coltivazione di mango sotto serra».
Maruzza Cupane è anche presidente di Anga Confagricoltura Messina. «Credo che il miglioramento dell’agricoltura siciliana sia proprio nelle mani dei giovani grazie alla preparazione, all’approccio imprenditoriale, all’idea che l’agricoltura è un business. Bisogna avere sempre un occhio puntato all’innovazione e all’internazionalizzazione».
Per il futuro ha intenzione di aumentare il numero di piante di avocado, creare un piccolo laboratorio di agroalimentare in azienda con la partecipazione della cooperativa RoccaCoop della quale è socia. Vorrebbe poi chiudere la filiera lanciando sul mercato una piccola linea di prodotti trasformati. Il tutto supportato da un’attività di marketing, essenziale per mettere in risalto prodotti.