Le temperature sopra la media stagionale e le gemme degli alberi da frutto ingrossate fanno temere possibili danni da gelate tardive. Tanto più con le compagnie di assicurazione in subbuglio per la campagna assicurativa alle porte e un Piano di Gestione dei Rischi in Agricoltura (PGRA 2024) ancora in stallo.
Difendersi preventivamente dal rischio gelate tardive
A risultare micidiale non è tanto l'abbassamento termico in sé, quanto l'abbinamento con la fase fenologica avanzata. Negli ultimi anni segnati da mesi invernali particolarmente caldi, le colture frutticole hanno anticipato il risveglio vegetativo arrivando alle nottate primaverili, segnate da temperature estremamente basse, in fasi fenologiche particolarmente sensibili al freddo (inizio fioritura). In relazione alla maggiore sensibilità delle piante al momento della gelata, per via delle fasi fenologiche in essere al momento dell’evento, le specie arboree più sensibili sono: mandorlo, albicocco, actinidia, pesco (percoche, pesche e nettarine), ciliegio, susino, pero, melo e vite. L’ondata di gelo (con temperature scese fino a -8°C) che nella prima decade di aprile dell'anno scorso ha colpito l'Emilia-Romagna ha procurato danni ai raccolti fino all’80%.
In attesa di sottoscrivere una polizza assicurativa contro contro le avversità (gelo, alluvione e siccità), si ribadisce la necessità di integrare alla difesa passiva sistemi di difesa attiva contro i ritorni di freddo per prevenire i danni. Un tema caro a Edagricole sul quale, da due anni, organizza l'evento "In campo per la difesa" in collaborazione con Asnacodi Italia.
A tal proposito risultano particolarmente utili le strategie consigliate da diversi tecnici del settore frutticolo emiliano-romagnolo e riprese nella nota tecnica divulgata da Ri.Nova. Il documento, di cui proponiamo una sintesi di seguito, è stato arricchito grazie agli interventi di professori, climatologi, tecnici, ricercatori e agricoltori: Gabriele Antolini di Arpae Emilia-Romagna; Pier Luigi Randi dell’Associazione Meteo Professionisti; Luca Corelli del Distal – Università di Bologna; Stefano Corradini della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige; Cesare Gallesio di Agrion e Coldiretti Piemonte; Stefano Anconelli, direttore del Canale Emiliano-Romagnolo e Mirco Carrelli titolare dell’omonima società agricola.
Inoltre, sono stati invitati a fornire il proprio contributo di conoscenze rispetto al funzionamento di alcuni sistemi di difesa attiva, i referenti delle aziende Idrologica, Agrisol, Terremerse, All Vineyard, Oranfresh e la belga Agrofost.
Dal monitoraggio delle temperature ...
Per difendersi dalle diverse tipologie di gelate tardive - che possono avvenire per irraggiamento, avvezione e in forma mista - prima di tutto risulta utile affidarsi ai sistemi di avvertimento del rischio gelata. A riguardo è utile consultare il modello Arpae attivo dal primo marzo al 30 aprile e che aggiorna i dati in tempo reale. Si basa sull’andamento tipico del raffreddamento notturno in caso di gelata radiativa, quando c’è un abbassamento che dipende molto dalle condizioni iniziali, cioè quelle del tramonto, in particolare temperatura e umidità, che da diversi studi sembrano le variabili che più influenzano il raffreddamento. È un modello puntuale applicato attualmente a 5 punti rappresentativi delle aree frutticole: Vignola (MO), Granarolo Faentino (RA), Copparo (FE), Martorano (FC), Sasso Morelli (BO). È un modello cautelativo, che fornisce cioè la peggiore delle ipotesi. La valutazione del rischio da gelata, con qualche giorno d'anticipo, viene diffusa con avvisi tramite email.
Esistono altri servizi di alert gelate che sono messi a disposizione da enti pubblici o privati.
Un'alternativa è la misura diretta in campo della differenza dell’andamento delle temperature, fra un termometro normale (bulbo asciutto) e un termometro a bulbo bagnato (tenuto inumidito con acqua). Se la differenza di valore fra i due termometri aumenta, in poche ore, di diversi gradi centigradi, significa che l’aria sta rapidamente perdendo umidità e con cielo sereno e assenza di vento, aumenta la probabilità di abbassamento termico sotto lo zero gradi centigradi, soprattutto verso il mattino successivo. Pertanto bisogna attivarsi per l’avvio della difesa antibrina, in relazione al sistema impiegato, già dalla tarda serata.
...ai sistemi di difesa
Esistono diversi metodi di protezione:
- sistema di irrigazione antibrina soprachioma: fonda i suoi presupposti sul principio che, bagnando in continuo la pianta, la cessione del calore dell’acqua (che si trova a temperatura di almeno 7-8 °C sopra zero, soprattutto se da fonti sotterranee) e il suo raffreddamento fino al congelamento assorbono l’abbassamento termico del germoglio/fiore/frutticino e lo mantengono di poco al disotto della temperatura di 0° C. La protezione della parte bagnata, in condizioni ottimali d’impianto e d’uso, permette di sopperire a temperature minime scese a minime di - 8 °C. La quantità di acqua deve essere pari, almeno, a 3,5 - 4,5 mm/ora. Occorre far partire l’impianto con una temperatura non inferiore a +0,5 °C (misurata dal termometro bagnato) e fermare l’irrorazione quando la temperatura è sopra gli 0 °C (1-2 gradi °C, termometro
asciutto esterno all’appezzamento) o dopo il sorgere del sole (in presenza di ghiaccio occorre attendere che si sciolga almeno per il 75 - 80%). Importante azionare il sistema in assenza di vento; - sistema di irrigazione antibrina sottochioma: fonda i suoi presupposti sul principio che bagnando la superficie sotto la pianta (da mantenere preferibilmente inerbita e magari con i residui di potatura per aumentare le aree di bagnatura dell’acqua) il congelamento dell’acqua libera calore nell’aria circostante che alzerà la temperatura della stessa fino a riportarla verso 0 °C. La gestione è meno delicata del soprachioma ma è anche meno efficace, specialmente in caso di gelata per avvezione o mista si può determinare qualche difficoltà di risalita del calore verso l’alto, a causa della contrastante discesa verso il basso dell’aria fredda degli strati più alti. È quindi possibile che la protezione diminuisca. Il principale limite di entrambi i sistemi è la disponibilità dell'acqua;
- ventoloni: la protezione è basata sul rimescolamento dell'aria, perciò è efficace quando la gelata è per irraggiamento (non per avvezione o mista) e cioè quando il raffreddamento dell'aria a contatto con la superficie del suolo e delle piante è più accentuato di quello degli strati superiori. Ne occorre 1 ogni 2,5-3,0 ettari. Si aziona con temperatura sopra i 0 °C (0,5 - 1,5 °C), meglio ancora a 3 - 4 °C sopra la soglia critica della fase fenologica in corso. si ferma quando la temperatura fuori area coperta ritorna sopra i 0 °C (termometro bagnato, posto dentro o fuori l’area protetta);
- candele: sono dei bidoni in metallo che bruciano paraffina oppure pellets di
legna. Vanno disposti sull’appezzamento in modo regolare, in misura di 300-500 ad
ettaro e la funzione è semplicemente quella di generare calore dalla combustione che si espande e alza la temperatura intorno o sopra i 0° C. Un bidone di paraffina da 10 Kg
può funzionare 2-3 notti in relazione al numero di ore di attività. 200 bruciatori/ha sembrerebbero sufficienti per avere un’ottima protezione. Inizio accensione
con temperature di 2-3 °C sopra zero del termometro bagnato e spegnimento quando la
temperatura del termometro asciutto (esterno al frutteto/vigneto) torna sopra i 0 °C. Il sistema è molto costoso e si usa soprattutto quando nell'appezzamento è difficile usare altri mezzi; - bruciatori mobili: sono macchine mobili a gpl trainate da un trattore o portate che coprono una superficie di circa 6-10 ha. Girando con il trattore lungo le fila del frutteto/vigneto il ventilatore spinge l’aria calda generata dal “combustore” ad una certa distanza, che può essere di 40-50m per ogni lato. Ogni 8-10 minuti si passa nello stesso punto, il che richiedo molto tempo da parte dell'operatore.
- reti antigrandine e antipioggia: è stato verificato un recupero di 1 - 1,3 °C e un mantenimento dell'umidità che mitiga l'abbassamento.
Tutti i sistemi di difesa richiedono una conoscenza approfondita del fenomeno delle gelate, in particolare sarebbe utili conoscere la tipologia più frequente nella propria zona, in quanto un metodo efficace in un caso può essere addirittura controproducente in un altro.