Secondo bilancio triennale di sostenibilità, quello presentato da Apot l’associazione delle Op, che nel 2016 ha inaugurato un sistema di massima trasparenza sulla conduzione della frutticoltura trentina in modo sempre più sostenibile e sugli obiettivi raggiunti per una frutticoltura che si più rispettosa sia dal punto di vista ambientale che sociale ed economico.
Melinda e LaTrentina
I dati presentati dal presidente Ennio Magnani e dal direttore generale Alessandro Dalpiaz sono molto significativi e dimostrano che tutti gli obiettivi posti sono stati raggiunti. Si tratta dei risultati ottenuti dalle due Op aderenti ad Apot: Melinda e la Trentina. Questi dati secondo Magnani «portano il Trentino frutticolo ad essere uno dei territori più virtuoso nel rispetto dell’ambiente e della comunità”.
I dati sono emersi nella conferenza stampa organizzata dai vertici di Apot, e dal presidente della Federazione Trentina della Cooperazione Roberto Simoni, presente anche il consulente Roberto Della Casa. Questi risultati saranno oggetto anche del Digital Talk del 18 febbraio che ha vedrà confrontarsi qualificati esperti del settore, a livello europeo, dall’eurodeputato Herber Dorfmann , a Kristian Moeller Ceo GlobalGap a Stefano Vaccari direttore generale CREA, al capo dipartimento delle Politiche Europee e Internazionali del MIPAAF, per concludere con Stefano Boeri, grande architetto e Urbanista.
Meno residui, più biologico
Dei 2200 campioni di mele esaminati nel 2020, ben il 99,9% sono risultati in perfetta regola ossia senza residui o con il massimo del 30% dei residui ammessi. Ma non solo, uno degli obiettivi che Apot si era posto quello di arrivare a fine 2020 con il raddoppio degli ettari coltivati biologicamente, ossia 1000 ettari, è già stato superato un anno prima. A fine 2019 gli ettari di meli coltivati con il metodo biologico erano 1071, e siamo in presenza di ben 3000 gli ettari in conversione che porteranno la produzione di mele biologiche nell’arco di 3 anni a superare il milione di quintali, ha affermato il direttore Dalpiaz, con una crescita molto accelerata della produzione biologica.
Evitare sovraproduzioni
A questo punto si porrà il tema dell’offerta che rischia di superare la domanda con la conseguenza che è già stata attivata un gruppo di lavoro per vedere come affrontare il problema. Dal canto suo il presidente Magnani, ha parlato degli obiettivi raggiunti e superati sul fronte della sostenibilità e della salubrità per i consumatori. Tutti i dati presentati in anteprima alla stampa e saranno ripresi nel Digital Talk per tutti gli operatori del comparto agroalimentare, ma aperto a tutti i cittadini dal titolo: «Economia e Paesaggio, da contrapposizione a simbiosi. Un modello territoriale sostenibile tra tutela, sviluppo e integrazione». La presenza di Boeri, permetterà di affrontare il tema del positivo impatto della frutticoltura sull’ambiente.
I numeri della sostenibilità
Ma torniamo al secondo bilancio di sostenibilità che ha viste coinvolte 6487 aziende frutticole con una superficie media di 1,6 ettari per un totale di oltre 10.700 ettari. Il bilancio mette in evidenza il ruolo cardine dei frutticoltori e della frutticoltura dal punto di vista della qualità ambientale, delle implicazioni occupazionali e sociali e delle ricadute in termini economici diretti e indiretti.
I risparmi energetici: oggi grazie ai 300 mila quintali di mele conservate nella dolomia, le celle ipogee di Taio, portano a un risparmio del 30% annuo dell’energia elettrica rispetto alle celle professionali. Un altro segnale molto positivo viene dall’apicoltura: dai 25000 apiari del 2008 siamo passati ai 35 mila del 2019, in profonda simbiosi con una frutticoltura più sostenibile. Molto interessante anche l’evoluzione dei kg/ettaro di fitofarmaci, passati da circa 52, a poco più di 35. Un ultimo dato riguarda lo sviluppo delle varietà resistenti particolarmente nei frutteti siti in prossimità ai centri abitati, l’estensione è stata notevole passando da 48 a 154 ettari centrando l’obiettivo, ha concluso il direttore Dalpiaz.