Le condizioni climatiche primaverili particolarmente piovose di quest’anno hanno fatto si che negli areali peschicoli nord-italiani la monilia, fra le più comuni e diffuse avversità crittogamiche delle drupacee, sia comparsa già in campo a carico dei frutti, e non in post-raccolta come più generalmente avviene. La malattia è causata principalmente da tre specie di Monilia (M. laxa, M. fructigena, M. fructicola, a cui si è aggiunta recentemente anche M.polystroma) molto simili fra loro, sia dal punto di vista sintomatologico che epidemiologico. I danni causati da moniliosi sono a tutti noti per l’elevata potenzialità distruttiva a carico in particolare dei frutti, (sia in fase di coltivazione ma, come detto, soprattutto in post raccolta) ma anche dei fiori e dei rametti. Su questi ultimi poi, molto spesso, le diverse specie di Monilia sono presenti contemporaneamente. La suscettibilità dei frutti alla monilia cambia durante la stagione, con valori medio bassi all’inizio della maturazione fino a raggiungere una suscettibilità medio-alta in pre-raccolta quando cominciano a mettersi in moto quei processi biochimici che portano alla maturazione e che continuano poi anche dopo la raccolta. L’incidenza del marciume sui frutti viene favorita da condizioni climatiche caratterizzate da periodi di umidità relativa superiore al’80%, prolungate bagnature della vegetazione e temperatura elevata (con una media di circa 22 °C). Gli eventi piovosi che avvengono in un lasso di tempo di circa 7-24 giorni prima della raccolta, quando i frutti risultano maggiormente suscettibili, influenzano positivamente sia la produzione che la germinazione dei conidi.
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