La superficie agrumetata italiana è di poco superiore ai 145.000 ha (Tab. 1), con una netta preponderanza di quella arancicola (57%), seguita da clementine (18%), limone (17%) e mandarino (7%), mentre gli agrumi minori (bergamotto, pompelmo, cedro e chinotto) occupano l’1%. Dal confronto tra i dati più recenti e quelli riferiti al 2006, emerge una significativa contrazione degli investimenti a livello globale, pari ad oltre 27.000 ha. Arance e limoni (che assieme registrano una riduzione del 34%) sono le specie che maggiormente contribuiscono al deficit, mentre più contenuta è la riduzione per le altre specie (Tab. 1). Solo il clementine non ha accompagnato la tendenza generale con un calo nell’ultimo decennio pari allo 0,7%.
La Sicilia consolida il primato produttivo, soprattutto per la produzione di arance, limoni e mandarini, mentre la Calabria è la regione più importante per quella di clementine. La Puglia e la Basilicata, sebbene su superfici limitate, producono arance (tipo Navel) e clementine di buona qualità. La tabella 2 riporta nel dettaglio i dati di produzione e superficie delle diverse specie di agrumi in Italia. Dal confronto si evince che il maggior contributo proviene dalle due isole maggiori (Sardegna e Sicilia) che sommate rappresentano il 62 e il 53% della superficie e della produzione di agrumi in Italia, rispettivamente. La sola Sicilia supera di gran lunga la produzione di arance, di mandarini e, soprattutto, di limoni rispetto al resto dell’Italia continentale. Tra le regioni continentali primeggia la Calabria, indipendentemente dalla specie, probabilmente avvantaggiata dalle condizioni climatiche favorevoli lungo i quasi 800 km di litorale (tra le regioni produttrici, solo la Sardegna e la Sicilia hanno coste più estese, sfiorando 1800 e 1000 km, rispettivamente).
Tra gli agrumi cosiddetti “piccoli” (es. mandarino) prodotti principalmente nell’area del Mediterraneo, nella quale si produce circa il 25% del volume mondiale, appartengono diverse specie ed ibridi accomunati da pezzatura ridotta, sbucciabilità e apirenia. Quest’ultima, tuttavia, non è un carattere sempre presente nei mandarini, poiché questi ultimi possono incorrere nell’impollinazione incrociata e quindi presentare i semi, che ne influenzano negativamente la commerciabilità. Tra queste specie, quella maggiormente diffusa in Italia è il clementine, che ha trovato le migliori condizioni ambientali per esaltarne le rese quanti-qualitative, compresa l’apirenia, sfruttando l’auto-incompatibilità e la coltivazione in purezza. Il comprensorio del Golfo di Taranto, che abbraccia la zona meridionale della provincia di Lecce fino a quella orientale di Cosenza, è l’areale più importante per la produzione di questa specie. In Calabria, in particolare, si coltiva circa il 60% delle clementine, concentrate principalmente nella sibaritide (Cs), nel Golfo di Sant’Eufemia (Cz) e nella piana di Rosarno (Rc).
Tuttavia, i problemi legati alla scarsa tenuta sulla pianta del clementine Comune, nonché l’eccessiva offerta nella fase intermedia di maturazione, ha reso necessario un allargamento del calendario di commercializzazione nella fase precoce e tardiva con l’introduzione di varietà provenienti dai più importanti Paesi agrumicoli del Mediterraneo.
Le varietà più diffuse
Il clementine appartiene al gruppo dei “tangor” (ibridi tra mandarino e arancio) che commercialmente è il gruppo più importante, tanto che nella classificazione tassonomica alcuni lo considerano una specie (Citrus clementina). In generale, il clementine si adatta meglio negli areali meridionali dell’Italia peninsulare rispetto alle condizioni più aride della Sicilia.
Capostipite di molte delle varietà disponibili è il clementine Comune, ottenuto come probabile ibrido tra mandarino Avana e Arancio amaro Granito, ritrovato a Misserghin (Algeria) dal frate Clemente Rodier nel 1902 (da cui deriva il nome). Tuttavia, studi molecolari dell’Università di Catania hanno confermato che l’ibrido deriva dall’incrocio tra il mandarino Avana e arancio dolce (C. sinensis). Dal clementine Comune, che alle ottime caratteristiche organolettiche, abbina però scarsa conservazione in pianta (che ne limita il periodo di commercializzazione), sono derivate direttamente o indirettamente, le altre varietà maggiormente coltivate.
Tra le varietà più precoci si annovera il clementine Oronules, che matura fino a tre settimane prima del clementine Comune i cui frutti hanno colorazione arancio-intenso, molto attraente e di facile sbucciabilità. Di pari epoca è il clementine Caffin, con buccia leggermente rugosa, di colore arancio intenso, sapore interessante per il periodo, media pezzatura e produttività che si avvantaggia quando innestato su Poncirus trifoliata e Citrus macrophylla. Per la fase precocissima, il clementine Loretina presenta frutti di colore arancio intenso molto attraente, con ghiandole oleifere prominenti; si sbuccia con facilità, la produttività è buona anche nei nostri ambienti, sebbene talvolta può difettare in qualità. A seguire, il clementine Spinoso, di produttività media, con frutto di forma schiacciata che presenta una cicatrice stilare piccola e leggermente aperta; la buccia è di colore giallo-arancio, la polpa è mediamente succosa e il peso medio è di 80-90 g. Tra la II e la III decade di ottobre (10 giorni prima del Comune) matura il clementine Fedele, a fruttificazione media, ma costante; presenta un frutto di colore arancio intenso, con polpa leggermente grossolana e poco succosa e il peso del frutto è medio. La raccolta deve essere tempestiva per non incorrere in problemi di granulazione.
Negli areali jonici lucani, calabresi e pugliesi si comporta bene il clementine SRA 89 (matura tra fine ottobre e primi di novembre) che si caratterizza per l’elevata allegagione, la precoce entrata in produzione, la pezzatura media del frutto e le buone caratteristiche organolettiche. Nella stessa epoca matura il clementine Corsica 2, i cui frutti sono simili al clementine Comune”. In epoca quasi contemporanea al Comune matura Esbal, che entra precocemente in produzione, presenta fruttificazione elevata e costante con frutti simili al clementine Comune e buccia di colore arancio.
Come detto, progenitore di molte delle varietà descritte è il clementine Comune, che presenta frutti di forma oblata (peso medio di 80 g) di colore arancio intenso, buccia liscia, poco aderente e sottile; la polpa è di colore arancio, succosa, senza semi, con un medio contenuto in solidi solubili totali ed acidità. La produttività è media, matura nella seconda decade di novembre. La persistenza del frutto sulla pianta è scarsa in quanto è soggetto a fenomeni di senescenza della buccia, fitopatia che rappresenta uno dei problemi più gravi per questa varietà.
Tra metà e fine novembre (successivamente al Comune) matura anche il clementine di Nules, con frutti di buon calibro e sapore equilibrato, di colore arancio intenso, ma che propendono alla “spigatura” (noto anche come “puffing” è un’alterazione del frutto caratterizzata dalla separazione tra la buccia e gli spicchi) se si posticipa tanto la raccolta.
Nel periodo medio-tardivo sono poche le varietà di clementine disponibili; tra queste, alcune sono caratterizzate da anticipata maturazione interna del frutto rispetto alla colorazione esterna della buccia. Gli areali più vocati sono quelli in cui non sia elevato il rischio di gelate, che potrebbero danneggiare considerevolmente la produzione. La prima varietà del gruppo ad essere raccolta (III decade di dicembre) è il clementine Rubino, con fruttificazione buona e costante, buccia di colore arancio, di consistenza soffice e poco aderente, tessitura della polpa fine e deliquescente. La pezzatura è inferiore rispetto al Comune. Successivamente (gennaio–metà febbraio) matura Hernandina, i cui frutti, che possono presentare qualche seme, sono di colore arancio sebbene la colorazione verde possa persistere a lungo. Sempre nella stessa epoca matura il clementine Nour, interessante per le zone tardive non soggette a gelate precoci, i cui frutti sono di colore arancio intenso, pezzatura e sbucciabilità media, di buon sapore, con semi assenti o scarsi. La maturazione interna avviene dopo il Comune, come pure la colorazione esterna che avviene anche 1-2 mesi più tardi. Altra varietà interessante è il clementine Tardivo (matura tra dicembre e gennaio conservando buone caratteristiche fino a febbraio), i cui frutti sono di buona pezzatura, apireni, di forma sub-sferica, con buccia di colore arancio intenso.
Le nuove proposte
Di seguito si riportano alcune tra le nuove varietà, prevalentemente di origine spagnola, che potrebbero consentire un ampliamento del calendario di produzione, soprattutto in epoca di maturazione precoce. Tutte le varietà elencate hanno manifestato, nelle combinazioni di innesto con Citrange, la produzione di gemme multiple che limitano lo sviluppo della pianta, determinando un minore accrescimento che nei casi più gravi può portare al disseccamento precoce dell’albero. Questo fenomeno si manifesta sulla varietà con l’emissione di protuberanze che si sviluppano anche all’interno e che possono comportare un restringimento vascolare. Di contro, può anticipare l’entrata in produzione degli alberi. Per risolvere tale problematica, la cui eziologia non è ancora totalmente acclarata, si consiglia la copertura della parte bassa delle piante con materiale plastico. In alternativa, il sovrainnesto della varietà su un intermedio vigoroso sembra attenuare notevolmente il fenomeno.
Diverse sono le innovazioni varietali nel gruppo dei clementine riconducibili a mutazioni di Oronules rinvenute in Spagna nella seconda metà degli anni ’90. Tra queste, la prima a maturare (in Spagna si raccoglie a partire da metà settembre) è Prenules, individuata a Valencia nel 1996 i cui frutti sono di colore arancio intenso, con buccia di medio spessore, facile da sbucciare. Di pari epoca è Basol, riscontrata nel 1999 a Castellon (Spagna) i cui frutti sono di colore arancio intenso; anche questa varietà presenta gemme multiple. Segue Clemenrubi (Pri23), che si raccoglie a partire dalla I decade di ottobre, già introdotta in Italia da oltre 10 anni; ha fatto registrare interessanti performance produttive, ma la durata dei campi è limitata ad un decennio. Cultifort, individuata nel 1997 ad Alicante, presenta pianta di buon vigore, portamento aperto, foglie di piccole dimensioni, coriacee e di colore verde scuro. Il frutto è simile per pezzatura ad Oronules, di colore arancio intenso, si sbuccia con facilità; la polpa è apirena, con un buon contenuto in succo. Per migliorare la pezzatura si può intervenire con fitoregolatori; tuttavia, tale pratica può determinare la granulazione dei frutti. Si raccoglie a fine settembre in Spagna ed è suscettibile alla mosca della frutta. Simile alla varietà precedente per caratteristiche della pianta e del frutto, ma rispetto alla quale ritarda di qualche giorno la maturazione, è Orogros (Pri 26) originata da una mutazione spontanea di Oronules ed individuata nel 1996 a Valencia.
In epoca tardiva (da metà gennaio) si può citare Clemenverd, ottenuta per irradiazione di Clemenules e caratterizzata da un ritardo nella colorazione della buccia. Resta ancora spazio per l’introduzione di varietà nella fase tardiva di maturazione, poiché ancora poche sono quelle che soddisfano le esigenze dei mercati e dei produttori.