Coltivazioni agricole alternate a fasce boschive o non coltivate in modo da sbarrare il passo sia a eventuali nuove epidemie, come quella causata da Xylella fastidiosa subsp. pauca ceppo ST53, sia agli incendi. Dopo le devastazioni causate negli ultimi anni dalla Xylella e nelle ultime settimane dagli incendi, il paesaggio agricolo del Salento va riprogettato all’insegna della diversità. È quanto sostiene l’assessore all’Ambiente della Regione Puglia, Anna Grazia Maraschio, delineando le strategie regionali sulla progettazione del futuro paesaggio agricolo del Salento.
Diversità per il paesaggio agricolo del Salento
La scienza, per Maraschio, deve avere il peso che le compete nelle scelte che saranno operate a breve per la ricostruzione del paesaggio salentino. «Questo è un messaggio chiaro, per sottolineare l’impegno della Regione Puglia e la direzione in cui esso intende muoversi.
Il territorio salentino non è abbandonato. Le istituzioni sono presenti e molto attente. Senza la sua copertura vegetale il Salento rischia la desertificazione. Perché quella parte di territorio aveva come polmone verde unico o prevalente gli olivi. Ma oggi gli olivi non ci sono più! Abbiamo un problema ambientale serio, anche di qualità dell’aria, e quindi necessità di intervenire con urgenza».
Le coltivazioni del futuro nel Salento
Le coltivazioni del futuro saranno compatibili con le caratteristiche del suolo e con le risorse idriche disponibili, spiega il presidente del Parco naturale regionale delle Dune costiere, Enzo Lavarra.
«Dalle prime sperimentazioni si ricaveranno indicazioni chiare sulla direzione da prendere. Si punterà su olivi resistenti, piante da frutto e macchia mediterranea sulla costa, rafforzando la forestazione delle aree urbane».
Un primo progetto sperimentale
Un aiuto concreto per ricostruire il paesaggio salentino è stato già disposto da una delibera proposta dall'assessore Maraschio e approvata dalla Giunta regionale.
«Grazie a tale delibera oltre 1 milione e 100mila euro sono stati stanziati a favore della Strategia dell’Area Interna Sud Salento - Progetto “Terra Pioniera”. Potranno essere utilizzati dai Comuni di Tiggiano, come capofila del progetto, Specchia, Montesano Salentino e Miggiano per ricreare il patrimonio naturale e identitario, ormai compromesso, del loro territorio.
Abbiamo il dovere di restituire nuova vita al nostro paesaggio colpito dalla Xylella riconvertendo quei luoghi così caratteristici per la nostra terra. E lo faremo creando un percorso collettivo, coinvolgendo le comunità locali, sensibilizzando i cittadini sugli obiettivi da raggiungere. Mi auguro che questo sia solo il primo passo di un più ampio programma volto alla ricostruzione del nostro importante paesaggio rurale».
L'intervento, spiega Maraschio, prevede l'individuazione di aree degradate dal passaggio del batterio per riqualificarle con la piantumazione di fasce con essenze autoctone e creare esperienze di turismo sostenibile e inclusivo. Con la stessa delibera 2 milioni e 600mila euro saranno destinati a progetti di cui all'azione 6.6 del Po Fesr per interventi finalizzati alla valorizzazione e alla fruizione del patrimonio naturale».
Autorizzazione all’impianto di frutteti e agrumeti
Un altro contributo alla ridefinizione del paesaggio agricolo salentino è stato compiuto con l’autorizzazione concessa a inizio agosto dall’Osservatorio fitosanitario della Regione Puglia, con il supporto scientifico dell’Istituto per la protezione sostenibile delle piante (Ipsp) del Cnr di Bari, all’impianto solo nella zona infetta (e non nella zona di contenimento), quindi nel Salento, di specie risultate immuni, resistenti, tolleranti o a bassa suscettibilità a X. fastidiosa.
«Grazie a tale provvedimento – rileva l’assessore all’Agricoltura della Regione Puglia, Donato Pentassuglia – sarà possibile impiantare nella zona infetta, oltre alle cultivar di olivo già accertate resistenti al batterio, cioè Leccino e Fs-17, anche varietà di mandorlo, ciliegio, pesco, susino, albicocco e tutte le specie di agrumi per le quali è stata dimostrata l’immunità al batterio. È un importante contributo alla rinascita del territorio salentino vessato dalla batteriosi e alla formazione di un paesaggio agricolo impostato non più sulla monocoltura dell’olivo ma su una effettiva diversità agricola».