La Costituzione italiana vede tra i principi più solidi quello della sussidiarietà tra i territori e le diverse aree della nazione. E proprio negli ultimi mesi la suddivisione stessa dei finanziamenti del piano di ripresa e resilienza ha confermato la volontà dell’Esecutivo di procedere in tal senso per colmare il gap tuttora esistente tra Nord e Sud.
Facendo con debite proporzioni una similitudine con l’area distrettuale del fiume Po, in questo periodo di crisi idrica, occorre percorrere tutti insieme la strada che porta a un’armonizzazione degli utilizzi tra zone a monte e a valle del Grande Fiume. Le conoscenze attuali sulle derivazioni e sui conseguenti prelievi confermano che sarebbe necessario, ora più che mai, difendere questo principio cardine della sussidiarietà tra le diverse zone e questo indipendentemente dalle concessioni scritte e in essere che fanno i conti con una realtà mutata nella sostanza.
Editoriale di Terra e Vita 19/2022
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Adattarsi in modalità resiliente al nuovo clima significa cercare di concertare per quanto possibile le esigenze dei territori con le disponibilità di risorsa e che oggi sono scarsissime e soprattutto non destinate a crescere. La percentuale di risorsa prelevata disponibile dovrebbe essere quindi maggiormente equilibrata su tutto il bacino del Po, al fine di evitare che i territori geograficamente “favoriti” e quindi in grado di prelevare maggiori quantità di acqua, possano involontariamente lasciare con poca o addirittura a senza le zone di valle.
In tal caso si dovrebbe ricorrere all’intervento del Dipartimento della Protezione Civile al fine di evitare conflitti, per ora solo ventilati, ma l’auspicio è quello di stringere un patto tra territori, all’insegna dell’equilibrio e della vicendevole consapevolezza, che consenta il massimo risultato o profitto nel totale rispetto del vicino.
L’Autorità distrettuale, come ente di pianificazione, raccomanda alle amministrazioni pubbliche chiamate a decidere sui territori la massima attenzione e una più adeguata celerità nei tempi delle decisioni e nell’opportunità di accorciare e snellire l’attuale complessità degli iter burocratici.
Per quanto riguarda il settore agricolo – che durante l’emergenza pandemica ha palesato una volta di più il suo essere indispensabile per il Paese – occorre fare ogni sforzo per mantenere quanto più possibile le produzioni e la loro maturazione agendo in tal senso.
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In prospettiva, un miglioramento dell’uso consapevole dell’acqua per le colture passerà dal potenziamento e dall’impiego in campo di sempre più avanzate tecnologie per il risparmio della risorsa, dall’alternanza delle colture stesse ad altre meno idroesigenti. Ma il delicato processo dovrà essere sostenuto e accompagnato da politiche utili a incrementare le infrastrutture che servono, oggi mancanti, per raccogliere l’acqua piovana, da incentivi procedurali mirati previsti dai piani regionali e, più in generale, da una più equa divisione della risorsa tra le aree di monte verso quelle di valle.
Solo così potremo alzare le difese contro gli effetti del cambiamento del clima perché il tempo dei tentennamenti è già terminato.
di Meuccio Berselli
Segretario generale Autorità distrettuale del Fiume Po