Con i primi caldi ricomincia anche il servizio irriguo nelle campagne, da cui dipende l’84% di quel made in Italy agroalimentare, il cui export ha raggiunto 6,3 miliardi di euro nei primi due mesi del 2018 con un incremento dell’11,4% rispetto all’anno scorso.
Buone notizie arrivano dal Nord Italia, dove i grandi laghi sono tutti tornati sopra le medie stagionali ed, in Emilia Romagna, c’è una disponibilità idrica tre volte superiore a quella dello scorso anno (17,43 milioni di metri cubi contro 5,32).
Diversa, seppur “a macchia di leopardo”, è la situazione nel Sud Italia, dove il dato più preoccupante arriva dalla Calabria: la disponibilità idrica è, infatti, pari a 8,97 milioni di metri cubi, circa il 30% di quanto registrato un anno fa (22,30 milioni di metri cubi); nettamente in calo le riserve idriche anche in Puglia (240,79 milioni di metri cubi contro i 347,95 di 12 mesi fa) ed in Sicilia (357,51 milioni contro 434,16 nel 2017). Il dato diventa eclatante, se si analizzano i quantitativi complessivi di riserva idrica nel Sud Italia: oggi ammontano a 1.227,47 milioni di metri cubi, ma erano 2.406,84 un anno fa, 2.484,34 nel 2016 e addirittura oltre il doppio (3.187,43) nel 2010.
«Questi dati - commenta Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale dei Consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi) – ribadiscono la variabilità assunta dalle precipitazioni, che stanno ora penalizzando il Sud Italia dopo la siccità nelle regioni settentrionali dello scorso anno. Questo conferma la necessità di avviare il Piano nazionale degli invasi, da noi proposto e di cui un primo, seppur piccolo stralcio (50 milioni di euro) è stato inserito nella Legge di Stabilità. Il futuro Governo, che speriamo si formi quanto prima, dovrà avviare concretamente i tanti progetti in itinere per migliorare l’assetto idraulico del Paese: da quelli del Piano irriguo nazionale a quelli cantierabili con i fondi infrastrutturali stanziati dal Cipe fino al Piano nazionale invasi, senza dimenticare quanto proposto dall’Anbi con il Piano nazionale contro il rischio idrogeologico».
L’acqua – conclude il Presidente di Anbi – è una risorsa, che va gestita, cioè stoccata quando ce ne è molta, evitando così criticità idrogeologiche, per essere utilizzata, quando serve. Attualmente riusciamo a trattenere a riserva solo l’11% delle piogge cadute: una percentuale, che va incrementata per evitare di rimpiangere, nei momenti del bisogno, la troppa risorsa lasciata andare inutilizzata verso il mare».